I Padrini…minori…

15 Novembre 2005 Off Di Life

Pietro Aglieri  (1959 – in carcere dal 6/6/1997)E' nato il 6 giugno del 1959 nel rione della Guadagna, a Palermo. Da sempre ? conosciuto con il soprannome di ” ' u signurinu “, a motivo della ostentata ricercatezza nell'abbigliamento. Dopo aver studiato presso il seminario arcivescovile di Monreale e aver prestato il servizio militare come paracadutista nella brigata Folgore, si fece strada all'interno dell'organizzazione, guadagnando prestigio e rispetto nel corso della seconda guerra di mafia. Con l'avvento dei corleonesi al potere, divenne il nuovo capomandamento di Santa Maria di Ges? e un influente membro della Cupola. Nel 1995 il giornale britannico The Guardian lo indic?, provocatoriamente, come l'italiano pi? conosciuto al mondo. In questi ultimi anni Pietro Aglieri ha occupato i posti di vertice dell'organizzazione e ha stretto un patto di alleanza con Bernardo Provenzano per la ricostruzione di Cosa Nostra, indebolita dall'arresto dei capi storici della fazione corleonese e dal proliferare dei pentiti (collaboranti di giustizia). E' stato arrestato, dopo otto anni di latitanza, alla periferia di Bagheria, a Palermo, il 6/6/1997.Subito dopo la cattura, suscit? scalpore il ritrovamento nel suo covo di una piccola cappella votiva e di numerosi testi sacri e filosofici: l'atteggiamento remissivo e vagamente mistico alimentarono le voci di un possibile pentimento ma il caso si sgonfi? dopo pochi giorni.Gi? condannato allergastolo per l'omicidio del giudice della Corte di cassazione Antonino Scopelliti (9 agosto 1991), ? imputato nel processo per l'omicidio del parlamentare europeo democristiano Salvo Lima e in quelli per le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Giovanni Brusca  (1957 – in carcere dal 20/5/1996)Nato a Palermo il 20 maggio del 1957, “u verru”, vale a dire il maiale, segu? fin da giovane le orme paterne, intraprendendo la carriera mafiosa e diventando un killer feroce e responsabile di diverse decine di omicidi. Dopo alcuni anni di carcere, nel 1991 riprese in mano le redini della famiglia di San Giuseppe Jato, temporaneamente affidata a Balduccio Di Maggio, in seguito divenuto collaboratore di giustizia. ? stato un protagonista indiscusso dell'ultima stagione di sangue inaugurata da Cosa Nostra con l'omicidio di Lima. E' ormai tristemente noto come il boia di “Capaci”, vale a dire l'uomo che azion? il telecomando che fece esplodere l'autostrada lungo la quale transitavano in auto il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta. Dopo l'arresto di Riina e Bagarella prese il comando dell'ala militare dei corleonesi, in accordo con Bernardo Provenzano. Fu arrestato il 20 maggio 1996 a Cannitello, in provincia di Agrigento, in compagnia del fratello Vincenzo.Dopo una fase iniziale in cui tent? di depistare gli inquirenti, a partire dalla seconda met? del 1997, sembra che abbia iniziato a rilasciare interessanti dichiarazioni. Gi? condannato all'ergastolo per l'uccisione di Ignazio Salvo, ? attualmente imputato nei processi per la strage di Capaci, per gli attentati del 1993 a Milano, Firenze e Roma e per l'omicidio di Giuseppe, il figlio undicenne di Santino Di Matteo, strangolato e sciolto nell'acido dopo una prigionia di due anni al fine di convincere il padre a ritrattare.Benedetto (Nitto) Santapaola  (1938 – in carcere dal 18/5/1993)Benedetto “Nitto” Santapaola nacque il 4 giugno del 1938 in una famiglia di modeste condizioni sociali, residente nel degradato quartiere San Cristofaro di Catania. Da ragazzo studi? dai salesiani e frequent? l'oratorio, ma abbandon? presto la scuola e, attratto dai facili guadagni, realizz? le prime rapine. Venditore ambulante di scarpe e articoli da cucina prima, titolare di una concessionaria di auto poi, in realt? Santapaola, soprannominato “il cacciatore”, fu uno dei capi mafia pi? potenti e sanguinari della Sicilia orientale.La sua fedina penale inizi? a riempirsi nel 1962 con una denuncia per furto e associazione per delinquere. Dopo essere stato diffidato dalla questura di Catania nel 1968 e inviato al soggiorno obbligato dopo due anni, nel 1975 fu invece denunciato per contrabbando di sigarette. Nel 1980 fu fermato durante le indagini sull'omicidio del sindaco di Castelvetrano, Vito Lipari, ma l'accusa non fu provata e anche la successiva proposta di soggiorno obbligato non fu accolta. Del tutto indisturbato, Santapaola port? cos? a termine la scalata ai vertici di Cosa Nostra, eliminando prima Giuseppe Calderone, il capo mafia pi? influente di Catania (8 settembre 1978) e poi commissionando ai corleonesi la cosiddetta “strage della circonvallazione” a Palermo,quando il rivale Alfio Ferlito fu ucciso insieme ai carabinieri che lo stavano scortando in carcere (16 giugno1982). Furono questi i due episodi pi? sanguinosi che contraddistinsero la feroce guerra per il predominio a Catania e nella Sicilia orientale.L'ascesa del “cacciatore” fu senza dubbio agevolata dal patto di ferro stretto con Tot? Riina. Per ricambiare il favore ricevuto con l'omicidio Ferlito, Santapaola organizz? l'uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo. Condannato all'ergastolo per la strage della circonvallazione, per quella di via Carini, invece, Santapaola fu riconosciuto colpevole in primo grado ma assolto in appello; successivamente la Corte di cassazione decise di far ripetere il processo. Nel 1982 si diede alla latitanza, pur essendo malato di diabete e affetto da strani disturbi riconducibili ad una rara forma di licantropia, tanto da essere chiamato “il licantropo” perfino dai suoi due figli, traditi da una intercettazione telefonica, avvenuta poco prima della sua cattura. Dopo undici anni di latitanza, fu catturato all'alba del 18 maggio 1993 in una masseria di Mazzarone, nelle campagne tra Catania e Ragusa, al termine dell'operazione denominata in codice “Luna Piena”.I collaboratori di giustizia, primo fra tutti Antonino Calderone, fratello di Giuseppe, rivelarono le commistioni tra “il cacciatore” e il “comitato d'affari “composto da politici, imprenditori e anche magistrati corrotti che controll? Catania negli anni Ottanta: Santapaola fu, infatti, in stretti rapporti con i “cavalieri del lavoro” catanesi, messi sotto accusa dal giornalista Giuseppe Fava che pag? con la vita le sue coraggiose denuncie. Ormai in carcere, Santapaola sub? un doloroso sfregio: il boss rivale Giuseppe Ferone, divenuto un collaboratore di giustizia, approfitt? del regime di semilibert? e gli uccise la moglie Carmela Minniti (1 settembre 1995). Il 26 settembre 1997, la Corte d'assise di Caltanissetta lo ho condannato di nuovo all'ergastolo: questa volta per la strage di Capaci.

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Gaetano Badalamenti  (1923 – carcere in U.S.A.)Don Tano nacque a Cinisi il 14 settembre 1923. Nel 1947 emigr? clandestinamente negli Stati Uniti; nel 1950 venne rimandato in Italia e fu presente alla riunione all'Hotel des Palmes a Palermo. Grazie all'esperienza maturata in America, propose la creazione della prima “commissione” della mafia siciliana, che funzion? fino alla strage di Ciaculli. Dal 1971 al 1974 fu rinchiuso nel carcere dell'Ucciardone di Palermo. Gi? a met? degli anni Settanta era considerato dall'FBI come il vero cervello del traffico di stupefacenti che interessava le due sponde dell'Oceano Atlantico. Fece parte, con Riina e Bontade, del triumvirato che costru? Cosa Nostra e si mise a capo della commissione, per quanto non riconosciuto dai Riva, dal 1974 fino alla sua espulsione da Cosa Nostra avvenuta per motivi tuttora sconosciuti. Nel 1978 fece uccidere il militante di estrema sinistra Giuseppe Impastato che, dai microfoni della radio locale Aut Aut, ne denunciava i traffici di droga, organizzati grazie al controllo sull'aero-porto di Punta Raisi a Palermo. Impastato fu ritrovato sui binari della ferrovia, dilaniato da una bomba: ci vollero diversi anni, prima che fosse riconosciuta l'origine mafiosa del delitto. Spazzata via dagli avversari la maggior parte dei suoi uomini, Badalamenti si rifugi? in Brasile, dove ebbe contatti con altri latitanti, tra cui Buscetta. Fu arrestato a Madrid nell'aprile 1984 ed estradato negli Stati Uniti. Qui ? attualmente detenuto per traffico di stupefacenti, dopo la condanna a trent'anni di reclusione, avvenuta nel 1986, nell'ambito dell'inchiesta Pizza Connection. I suoi rapporti con la politica e la sua conoscenza dei molti segreti di Cosa Nostra sono stati al centro delle dichiarazioni di famosi collaboratori di giustizia. Nel marzo 1995, il suo nome ? tornato alla ribalta in occasione del suicidio del maresciallo dei carabinieri Antonino Lombardo che, stando alle indiscrezioni, ne stava organizzando il rientro in Italia per deporre in alcuni processi di mafia.

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Tommaso Buscetta  (1928 – 2000)Il pi? famoso collaboratore di giustizia, l'ex boss dei due mondi, nacque a Palermo il 13 luglio 1928, ultimo di diciassette figli. Dopo aver lavorato nella vetreria del padre, a soli 20 anni entr? nella famiglia mafiosa di Porta Nuova. Nel 1956 il primo arresto con l'accusa di contrabbandare sigarette. Allo scoppiare della prima guerra di mafia, Buscetta fugg? in Messico; nello stesso anno venne spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura per associazione a delinquere e omicidio plurimo. La sua carriera criminale si svolse tra l'Europa e il Sud America, soprattutto nel contrabbando di tabacchi e droga. Processato in contumacia a Catanzaro, fu arrestato nel 1970 negli Stati Uniti e nel 1971 si trasfer? in Brasile. Nello stesso anno la Commissione antimafia lo inser? nella lista dei dieci mafiosi pi? pericolosi. Nel 1977 fu estradato dal Brasile e dopo il carcere scontato all'Ucciardone e alle Nuove di Torino, grazie al regime di semilibert?, divent? di nuovo un latitante.All'inizio degli anni Ottanta fece ritorno in Italia per cercare di trovare una composizione della vertenza tra le vecchie famiglie palermitane e i rampanti corleonesi. Non riusc? nel suo scopo e torn? in Brasile, dove fu arrestato nel 1983 ed estradato in Italia l'anno successivo. Inizi? acollaborare con Falcone, che emise in base alle sue rivelazioni ben 366 mandati di cattura. Fu Buscetta a svelare per primo e in maniera compiuta al giudice i segreti di Cosa Nostra, offrendo le necessarie chiavi di lettura per interpretare l'organizzazione, gli organigrammi, le attivit? e gli appoggi dell'associazione mafiosa. Al primo maxiprocesso venne condannato a tre anni e tre mesi.Dopo la strage di Capaci, a partire dall'aprile 1993, ha rilasciato nuove dichiarazioni sui rapporti tra mafia e politica e sui delitti Moro, Pecorelli e Dalla Chiesa. E' morto il 2 aprile 2000 nella sua casa di New York dopo una malattia durata circa due anni, ? rimasto cosciente fino alla fine.

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Salvatore (Totuccio) Contorno  (1946 – collaboratore di giustizia)Detto anche Coriolano della Floresta, nacque a Palermo il 28 maggio 1946 e fu iniziato a Cosa Nostra nel 1975, entrando a fare parte della famiglia di Santa Maria di Ges?. Di professione macellaio, si occup? di contrabbando di sigarette e poi di droga, con i cugini Grado. Negli anni Settanta fu mandato in soggiorno obbligato in provincia di Verona. Dopo una condanna a ventisei anni in contumacia per il sequestro di un industriale, visse la latitanza a Palermo. Fedelissimo di Stefano Bontate, il 25 luglio 1981 scamp? ad uno spettacolare attentato tesogli dai clan rivali a Brancaccio. Divenne un informatore di Ninni Cassar? che lo chiamava, in codice, Prima Luce. Fu arrestato il 23 marzo del 1982 a Roma, mentre studiava il piano per uccidere Pippo Cal? e vendicare cos? i suoi molti parenti uccisi dai corleonesi e dai loro alleati. Nell'ottobre del 1984 cominci? a collaborare con i giudici, completando le dichiarazioni rese da Buscetta. Nel 1987, alla conclusione del maxiprocesso, fu condannato a sei anni. Dopo la testimonianza al processo per la Pizza Connection,la giustizia americana gli concesse lo status di collaboratore. Nel 1989 fu arrestato nei pressi di Palermo, mentre si pensava fosse in America. Nell'estate di quell'anno nacque cos? la vicenda delle lettere anonime, probabilmente scritte da un addetto ai lavori, poi soprannominato il corvo di Palermo. In queste lettere si accusavano i poliziotti e i magistrati pi? impegnati nella lotta alla mafia di utilizzare l'ex killer per uccidere i capi dei corleonesi. Nel 1997 nuove polemiche sul ruolo svolto in passato da Contorno hanno alimentato le voci di una possibile revoca del programma di protezione.
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Antonino “Nino” Giuffr? (1945 – in carcere dal 16/4/2002)Detto “Manuzza” per quella mano destra strappata via da una fucilata durante una battuta di caccia, 57 anni, sposato e padre di due figli, boss di Caccamo, nel palermitano.Al l'inizio degli anni Ottanta, il giovane Nino inizia la gavetta, fa il cameriere: serve pranzo e cena all'allora capo della Cupola di Cosa nostra Michele Greco “il papa”, a quel tempo latitante in un casolare di Caccamo. Quando il “papa” viene arrestato nel febbraio dell'86, lascia una buona parola per il giovane cameriere che ? gi? nelle grazie del capomandamento di Caccamo, Francesco Intile. E' il salto, “Manuzza” non ? pi? solo un ragazzo di bottega.Con l'arresto di Lorenzo Di Ges?, eminenza grigia del mandamento, tramonta la stella di Pino Gaeta, boss di Termini Imerese (altro paese del palermitano). Giuffr? ne approfitta e, forte dell'alleanza con i corleonesi di Tot? Riina, riesce a scalzare Gaeta e a imporre il controllo su tutta quella parte di territorio, diventa cos? il capo del mandamento pi? este-so di Cosa nostra.Sono gli anni Novanta, quelli degli affari, che “Manuzza” riesce a passare alla grande nonostante la stagione stragista di attacco diretto allo Stato decisa da Riina. Perch? per la giustizia, Giuffr? non ? lo spietato e freddo boss di Caccamo: ? solo un perito agrario con lievi precedenti penali. Fino a che il pentito Balduccio Di Maggio rivela per la prima volta ai magistrati chi ? veramente Nino Giuffr?. Quello stesso pomeriggio gli uomini della Dia piombano a Caccamo, ma il boss riesce a dileguarsi dalla porta posteriore della sua casa iniziando la latitanza.Negli ultimi anni, dopo l'arresto di Giovanni Brusca, il suo potere cresce a dismisura: allunga le mani sugli appalti miliardari per il raddoppio della linea ferroviaria Palermo-Messina e per il completamento dell'autostrada nella zona a cavallo tra le due province.Quando, a met? degli anni Novanta, la cupola si spacca sulla strategia da seguire (stragi o trattativa con lo Stato), “Manuzza” non esita ad abbandonare Riina. Capisce che il futuro ? ritornare ad immergersi, tenere un profilo basso e continuare a fare affari. E' il momento dell'avvicinamento a Bernardo Provenzano del quale organizzer? la latitanza e sposer? in pieno la tesi della ristrutturazione affaristica di Cosa nostra.Giuffr? ? stato condannato con pena definitiva a 13 anni e due mesi di carcere (pena unificata a seguito di cumulo di diverse sentenze con le quali ? stato condannato per associazione mafiosa) e fino al suo arresto avvenuto in una masseria di contrada Massariazza a Vicari, era destinatario di 13 provvedimenti cautelari, fra i quali anche quello per la morte di Falcone e Borsellino. Fu trovato in un casolare con ancora addosso i biglietti e gli appunti delle cose da fare: appalti, racket, favori da concedere, uomini da valutare, messaggi dai sottoposti, messaggi per il grande capo.