Intervista a Donatello Borracci. Di Giuseppe Favale

3 Aprile 2009 0 Di Life

“Berlusconi è l’unico che ha le capacità, il carisma e la determinazione per guidare il Paese verso un futuro fatto di prosperità e benessere”

“Sembrerà strano, ma il sentimento prevalente, non solo in me, ma in tutto l’ambiente congressuale, più che l’emozione, era la consapevolezza del grande traguardo raggiunto, del sogno che si tramuta in realtà…finalmente la nascita del Partito unico dei Moderati Italiani, saldamente ancorato ai valori e principi ispiratori del Partito dei Popoli Europei; un Popolo, quello della libertà, fatto di donne e uomini che puntano a guidare l’Italia per molti decenni, con l’obiettivo di riformarLa e condurLa verso un futuro da protagonista in Europa e nel Mondo”.

Descrive così il suo stato d’animo Donatello Borracci, giovane coordinatore cittadino di Forza Italia, e capogruppo consiliare “Verso il Popolo della Libertà”, nel suo ruolo di delegato al 1° Congresso Nazionale del PDL tenutosi nella Nuova Fiera di Roma dal 27 al 29 marzo 2009.

Precisa poi che “nella veste di Delegato al Congresso fondativo del PDL, ho avuto l’onore ed il privilegio di poter partecipare, da protagonista, ad un evento che certamente rimarrà nella storia del nostro Paese. Come ha tenuto a precisare il Presidente Berlusconi nel suo intervento conclusivo, oggi nasce un Partito destinato a durare ben più dei suoi fondatori”.

Cerchiamo di saperne di più.

Quale futuro lei crede si prospetti per lo scenario politico italiano.

Auguro all’Italia un futuro realmente bipolare, meglio se bipartitico. Occorre ridare forza ai Partiti, stabilendo al contempo regole certe per la selezione della dirigenza; la meritocrazia è uno dei pilastri indispensabili per una democrazia reale. Bene ha fatto Formigoni nel suo intervento al Congresso a chiedere di introdurre le preferenze nell’elezione dei Parlamentari Italiani. Chiaramente, occorre una rivisitazione complessiva dell’architettura costituzionale dello Stato, che tenga conto del giusto equilibrio tra rappresentatività e governabilità.

Il messaggio di fondo che il Congresso ha inteso lanciare.

Iniziare un’avventura rivoluzionaria, per far si che tutti gli italiani che non si riconoscono nella sinistra e nei suoi dogmi, si ritrovino in un unico grande movimento per costruire una Italia migliore, sempre più moderna, libera, giusta, prospera, autenticamente solidale.

Fini e biotestamento: “Certe leggi più vicine ad uno Stato etico, che a uno Stato laico”. O, per dirla con il Vespa di Striscia, “Basta con le ingerenze dello Stato negli affari della Chiesa”.

Ogni esperienza giuridica presuppone una scala di valori di riferimento. I nostri valori di riferimento sono la dignità della persona, la libertà e la responsabilità, l’eguaglianza, la giustizia, la legalità, la solidarietà e la sussidiarietà. Sono questi i principi che caratterizzano la nostra azione politica e legislativa. Del resto le radici giudaico-cristiane dell’Europa, insieme alla parte migliore dell’illuminismo, sono le fondamenta della nostra visione della società.

“La nostra è una rivoluzione liberale, borghese e popolare, moderata e interclassista”. Così Berlusconi. Ha altri aggettivi da aggiungere?

Il Presidente Berlusconi è una persona geniale, da ultimo lo ha riconosciuto, in una intervista di qualche giorno fa, addirittura Nicki Vendola, il che è tutto dire!
Il carisma personale di Berlusconi, unito ad una visione della politica intesa come politica del fare, ha abbattuto i vecchi schemi ideologici e sta producendo una vera e propria rivoluzione nella società italiana, i cui positivi effetti sono peraltro solo in parte visibili al momento. Pensate, ad esempio, a quanto fatto da questo Governo per la risoluzione del problema rifiuti in Campania. Nei giorni scorsi si è tenuta l’inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra. E di qui a qualche anno, con l’entrata in funzione di altri termovalorizzatori, il problema rifiuti in Campania, e non solo, sarà definitivamente risolto. In pochi mesi il Governo Berlusconi ha saputo realizzare quello che la sinistra non è riuscita a fare in 14 anni. Con Berlusconi, lo Stato è ritornato a svolgere quello che deve essere il suo compito. La fiducia sempre crescente dei Cittadini verso Berlusconi ed il suo Governo, dimostra come la strada imboccata sia quella giusta.

Il futuro della politica italiana? Un ritorno al passato, con la Balena Bianca di poco sopra la sinistra, ma ferma, inattaccabile, inamovibile. Salvo concedersi delle scappatoie. Qualche volta. Loro avevano Carlo Donat-Cattin, “il ministro dei lavoratori”, voi avete Renato Brunetta, “socialista lombardiano”.

Non credo che si possa parlare del Popolo della Libertà come di una nuova Dc. Il contesto storico e culturale nel quale viviamo è completamente diverso da quello del nostro recente passato. Credo sinceramente che l’esperienza della Dc in Italia sia difficilmente ripetibile. Occorre comprendere che il mondo è in continua evoluzione, e che la politica, se vuole dare risposte adeguate alle nuove esigenze della popolazione, deve sapersi rinnovare, adeguandosi ai tempi.
Quanto al Ministro Brunetta, certamente il più amato dalla platea congressuale, ma credo anche dagli italiani, personalmente ritengo che abbia saputo interpretare al meglio l’esigenza profondamente avvertita dai Cittadini Italiani di potersi rapportare con una Pubblica Amministrazione efficiente, realmente al servizio del cittadino. La strada è ancora lunga, ma il Ministro Brunetta ha tutte le carte in regola per “cambiare” davvero il volto della nostra Pubblica Amministrazione.

Berlusconi ricorda l’amico Bettino, “il primo a dare dignità politica alla destra”. Non penso che i socialisti abbiamo gradito il gesto. Intanto, nelle edicole torna Il Borghese, e dal primo giorno del Congresso, sulla testata del secolo d’Italia si legge, “Quotidiano del PdL”.

Al contrario, gli ex socialisti presenti al Congresso hanno tributato al Presidente del Consiglio una vera e propria standing ovation, garofani rossi alla mano. Stefania Craxi, presente in sala, si è lasciata scappare addirittura qualche lacrima, immediatamente colta dalla regia e riproposta sui grandi schermi.
Anche gli ex missini in sala hanno ricordato, con rispetto, quel gesto compiuto dall’allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, ovvero rivolgersi alla parte politica seduta sui banchi della destra estrema dell’emiciclo, di fatto superando uno schema sino ad allora consolidato che vedeva il MSI fuori dall’arco costituzionale.

Nella foto On. TAJANI,
VICEPRESIDENTE
COMMISSIONE EUROPEA

Il 44% nei sondaggi, maggioranza in Parlamento, a destra il vuoto, a sinistra ricerca affannosa di un leader e di una coalizione, al centro una Cosa ancora da definire. Eppure Berlusconi vuole più poteri. Per fare cosa?

Governare in modo appropriato. Attualmente i poteri del Presidente del Consiglio dei Ministri non consentono di dare al Paese risposte immediate, al passo con i tempi. Berlusconi fa miracoli. Per rimettere l’Italia al passo con le altre grandi potenze europee e mondiali, occorre rafforzare i poteri del Premier e contestualmente snellire l’iter per la produzione delle leggi. Ricordo peraltro che una riforma costituzionale in questo senso, nel 2006, il precedente Governo Berlusconi l’aveva già fatta, ma la solita sinistra, per fini meramente politico-elettoralistici l’aveva sabotata, non solo in Parlamento ma anche con il referendum.
Già oggi avremmo potuto avere un Premier dotato del potere di nomina e revoca dei Ministri (quindi compito di direzione), mentre oggi può solo predisporre l’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri (compito di coordinamento); avremmo potuto avere il 50% in meno di Parlamentari, il superamento del Bicameralismo perfetto, con un’unica Camera legiferante ed un Senato Federale competente a deliberare sulle materie concorrenti Stato-Regioni. Ma a causa di una sinistra irresponsabile due anni di lavoro sono stati gettati al vento, con l’aggravante che pochi mesi più tardi si assistette alla presentazione, da parte dell’ On. Violante, in Commissione Affari Costituzionali, di una proposta di Riforma non molto diversa da quella predisposta dal centrodestra e fatta bocciare al Referendum. Una vera beffa.

Sul palco i leader dei tredici Partiti che compongono il PdL. Escludendo Forza Italia, si potrebbe osservare: Lui e i dodici. Le ricorda qualcosa?

Sai, non ci avevo fatto caso. Una cosa però è certa. Berlusconi ha dimostrato di avere una marcia in più rispetto a tutti gli altri. Anche i suoi oppositori ne sono consapevoli. Oggi più che mai si candida ad entrare nella storia…e chissà che prima non faccia una capatina al Quirinale!

“I parlamentari sono lì solo a fare numero, visto che approvano tutto il giorno emendamenti che non conoscono”. Così Berlusconi. Fini lo invita a “non irridere le regole parlamentari”. La mediocrità elevata al rango di regola?

Chi conosce l’iter dei lavori parlamentari sa bene quanto è importante il ruolo dei Capogruppo o Presidente di Gruppo che dir si voglia, nella definizione delle scelte di voto sui singoli emendamenti e/o progetti di legge. Politicamente, spetta a loro il compito di indicare, se non addirittura dettare, la linea da tenere ai Parlamentari dei rispettivi gruppi sia per quanto attiene i lavori delle Commissioni che per l’Aula. Berlusconi, da uomo “nuovo” della politica, è poco avvezzo ai rituali del Palazzo, ma bada piuttosto al sodo! Di certo, occorre snellire l’iter legislativo. Attualmente servono mesi, se non addirittura anni, per dar vita ad una legge, che molto spesso, quando nasce, è già sorpassata dagli eventi.

Berlusconi a Fini: “In molti passaggi sembrava il mio discorso conclusivo, ora sono costretto a rivederlo”. Forse per questo ha taciuto su referendum e biotestamento.

La comunanza di idee, al di là della giusta visibilità che Fini vuol preservarsi, sono il risultato di un lungo percorso fatto insieme. E’ dal 1994 che Berlusconi e Fini viaggiano insieme; in questi 15 anni Forza Italia ed Alleanza Nazionale hanno condiviso le grandi vittorie del 1994, del 2001 e del 2008 ma anche e soprattutto le lunghe traversate nel deserto successive alle sconfitte elettorali.
Il neonato PDL non è il frutto di una fusione a freddo, come avvenuto in occasione della nascita del PD, ma il punto di arrivo di una comune militanza a difesa di quei valori e di quella visione della società che è alla base della nascita del Popolo della Libertà. Un Popolo che ha, di fatto, sancito la nascita del nuovo soggetto politico il 2 dicembre 2006 con la grande e festosa manifestazione tenutasi a Roma contro l’allora Governo Prodi, suggellata dal successivo plebiscitario voto del 13 e 14 aprile 2008. Ed è proprio in questo “movimentismo” popolare che affonda le radici il progetto politico del PDL.

Fini lancia la sfida su una stagione costituente. D’Alema e Fassino: “Pronti a dialogare sulle riforme”. Veltroni si è dimesso per aver “guidato e sponsorizzato” la stagione del dialogo, e mentre Prodi inseguiva il Cavaliere almeno per condividere un caffè alla bouvette di Montecitorio, il Partito Democratico deve farsi raccomandare da Bossi, che giulivo intercede verso il confronto. “Sogni d’oro” verrebbe da dire, a chi ostinatamente crede che le elezioni servano solo per eleggere Miss Raperonzolo.

Purtroppo, nella politica italiana troppo spesso alle parole non seguono i fatti. Sinceramente non vedo ancora nel panorama politico italiano la giusta maturità per poter, da cittadino, sperare in una intesa tra maggioranza ed opposizione su di una riforma condivisa della seconda parte della Costituzione, ovvero l’organizzazione dello Stato. Credo, in particolare, che nella sinistra sia ancora troppo forte la tentazione di far prevalere i propri interessi di parte rispetto a quelli della Nazione. Tanto più in questo momento in cui essa è ai minimi storici, sia in termini elettorali che di proposte programmatiche, per cui un eventuale altro successo di Berlusconi anche nel campo delle riforme costituzionali segnerebbe il de profundis definitivo per gli eredi del PCI.
Non a caso Berlusconi, conscio di tutto ciò, continua giustamente a sostenere che, in mancanza di un accordo bipartisan, andrà avanti comunque sulla strada delle riforme, rimettendosi al giudizio del popolo sovrano, nella speranza che questa volta il Popolo Italiano non si lasci incantare dalle “sinistre” sirene.
La Costituzione, a differenza di quello che qualcuno pensa, non è intoccabile. Anzi, è bene ricordarlo, essa stessa contempla le procedure per modificarla.
E’ indubbio che sarebbe auspicabile una intesa bipartisan, ma in mancanza è necessario assumersi la responsabilità di cambiare il volto di un Paese…e Berlusconi è l’unico che ha le capacità, il carisma e la determinazione per guidare il Paese verso un futuro fatto di prosperità e benessere.

Giuseppe Favale