Nella zona dunale tra Fiume Lenne e Fiume Lato si profila un nuovo “assalto” al nostro territorio ed al nostro inestimabile patrimonio ambientale.

Nella zona dunale tra Fiume Lenne e Fiume Lato si profila un nuovo “assalto” al nostro territorio ed al nostro inestimabile patrimonio ambientale.

24 Aprile 2014 4 Di Life
Riserva naturale
Ecco perché abbiamo chiesto a Presidente, Assessori e uffici competenti della Regione Puglia, alla Procura della Repubblica, al Corpo Forestale dello Stato, alla Provincia di Taranto, all’Autorità di Bacino ed alla Soprintendenza ai Beni Ambientali – ciascuno per la propria competenza – di sospendere/revocare i finanziamenti concessi per tali interventi, di voler disporre immediati accertamenti e, nelle more, di voler emettere i provvedimenti cautelativi ritenuti necessari ad impedire la modifica dello stato dei luoghi, oltre ad accertare eventuali responsabilità.
Infatti, non solo si cerca di manomettere un ecosistema delicatissimo, per chiari intenti di sfruttamento “turistico”, ma lo si fa utilizzando finanziamenti pubblici, quelli rivenienti dalle varie Misure del “Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 (PSR). Interventi progettati su un’area interclusa (e, proprio per questo sinora rimasta integra) compresa tra fiume Lenne, fiume Lato, demanio marittimo e mare Jonio a sud e ferrovia Taranto-Metapomto a nord; separata, peraltro, solo dalla ferrovia dalla Riserva Naturale Biogenetica “Stornara”: altro Bene di enorme pregio e valore ambientale di livello internazionale! Si tratta di un’area, proprio per il suo pregio, assoggettata ad ogni tipo di vincolo ambientale, paesaggistico e territoriale, trattandosi anche di un S.I.C. (Sito di interesse Comunitario).
Un’area di oltre 12 ettari che nel 1980 era stata dismessa dall’ex ERSAP (Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Puglia) per sole 80.095 lire (più o meno 40 euro di oggi!), cioè allo stesso prezzo al quale decenni prima (ai tempi della Riforma Fondiaria) era stata espropriata al principe Romanazzi! Gli Amministratori dell’epoca del Comune di Palagiano si guardarono bene dall’esercitare il “diritto di prelazione” per poche lire su quel bene inestimabile, lasciando piuttosto fare l’affare ad una Cooperativa agricola a.r.l. “A. Segni” per l’occupazione giovanile, costituitasi 2 anni prima. E tuttavia, quell’area veniva ceduta ai sensi e per le finalità della L. n° 386/1976: cioè, per incrementare le attività per la formazione di imprese agricole diretto-coltivatrici. Attività impossibili da realizzare su quell’area; ed infatti, quella Cooperativa rimane silente ed inattiva per 32 anni e quell’area è rimasta allo stato naturale: e non poteva essere diversamente, vista la sua naturale collocazione!
Sino al 27 gennaio 2012, quando la Coop. Ag. A. Segni presenta al Comune di Palagiano una Denuncia di Inizio Attività (D.I.A.) “per la ricostituzione boschiva dopo passaggio incendio con realizzazione di recinzione in loc. Bosco Romanazzi”, attingendo ai fondi PSR! Ed in effetti si richiede un finanziamento pubblico di ben 206.343,30 euro! Su un intervento complessivo stimato in € 294.776,15. Ma com’è possibile attuare interventi di ripristino dopo 13 anni da un incendio, quando la vegetazione ha naturalmente ripreso il suo corso? E che senso ha realizzare un viale tagliafuoco a ridosso della ferrovia? E perché quel viale tagliafuoco ad un certo punto “lascia” la ferrovia per piegare verso il mare e più precisamente verso un vecchio rudere? Interrogativi e sospetti che balzano subito agli occhi di un profano, ma non a quelli che i progetti e i programmi devono esaminarli! Ed infatti viene approvato e finanziato. Ed ecco che subito dopo piovono un’altra serie di progetti che, a nostro avviso, chiariscono inequivocabilmente le reali mire sull’area e l’inconciliabilità assoluta con le sue caratteristiche paesaggistico-ambientali e territoriali. Nell’ordine:
? il 20.06.2013 una nuova D.I.A. per un intervento di “valorizzazione turistico-ricreativa dei boschi…”; un nuovo intervento, sulla stessa area per realizzare – tra l’altro – “percorsi naturalistici con aree attrezzate per la sosta, anche con tende sugli alberi in alcuni punti panoramici;
? il 2 ottobre 2013 viene Richiesta Autorizzazione Paesaggistica per il “restauro e risanamento di un rudere ubicato nei pressi del fiume Lenne (si tratterebbe, in effetti, di una vera e propria ricostruzione – vietata! – mascherata con “recupero conservativo”);
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? il 17.10.2013 una richiesta di autorizzazione per l’installazione di un ponte galleggiante sul Fiume Lenne e di un approdo per barche, nell’impossibile tentativo di giustificare una via di accesso all’area;
? e, per non lasciare alcun dubbio sulle reali intenzioni, in data 21.03.2014 viene presentata una “Richiesta di Concessione dell’arenile demaniale marittimo per l’alaggio, varo e rimessaggio di piccole imbarcazioni e natanti da diporto”!
La strategia appare abbastanza chiara: presentare separatamente, ai diversi Enti competenti, pezzi di un unico disegno di sfruttamento turistico della zona, peraltro utilizzando finanziamenti pubblici che hanno finalità di sostegno all’agricoltura (sinora ammessi circa 450.000 €). E quel che è più grave è che questo impatto complessivo su un’area così delicata, sia sfuggita ad Organismi che, per definizione, dovrebbero avere tutte le competenze necessarie a rilevarlo!
Per questo riteniamo urgente ed indispensabile che si intervenga a tutelare le nostre dune nel rispetto dei vincoli esistenti e ad accertare eventuali responsabilità.
Circolo Legambiente  di Castellaneta
Paola Rochira
Circolo Legambiente  di Palagiano
Preneste Anzolin