Palagiano chiama le associazioni a difendere i magistrati antimafia

25 Febbraio 2014 0 Di Life

scorta_civica

fonte: http://www.liberamottola.it/

di Marica Todaro

Un’autobomba, l’esplosione, il sangue. E nei giorni successivi i servizi al telegiornale che ripercorrono i momenti concitati e drammatici dell’attentato. Un copione visto e rivisto di lamiere accartocciate e palazzi sventrati. Un copione che, sotto forma di flash mob, ha aperto il sit-in ‘Palagiano a difesa dei magistrati antimafia’ domenica 9 febbraio (dopo il rinvio di una settimana causa allerta meteo). Per dire mai più. Ma a ventidue anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio nelle quale persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme alle loro scorte, il fantasma dell’attentatuni di stampo mafioso ai danni di magistrati si ripresenta prepotentemente in questi ultimi mesi. Dalle conversazioni intercettate nel carcere di Opera tra l’ex boss di Cosa Nostra Totò Riina e un esponente della Sacra Corona Unita (sottoposti a regime di carcere duro, se così possiamo definirlo), sarebbero emerse minacce esplicite nei confronti del pm della trattativa Stato-mafia Nino Di Matteo. Minacce ritenute concrete tanto da impedire, per ragioni di sicurezza, la trasferta a Milano del giudice Di Matteo per l’udienza in cui, lo scorso 11 dicembre a Milano, ha deposto il pentito Giovanni Brusca. Allo stesso modo, secondo altre fonti, il super ricercato Matteo Messina Denaro, latitante da oltre 20 anni, starebbe cercando il tritolo per Teresa Principato, procuratore aggiunto di Palermo. Non flebili rischi dunque ma pericoli reali per i magistrati della Trattativa Di Matteo, Principato, Tartaglia, Scarpinato, Teresi e Del Bene. Nonostante ciò la risposta delle istituzioni deputate alla loro protezione si è fatta dapprima attendere, per poi dimostrarsi non abbastanza adeguata. Impedire ad un magistrato di prendere parte ad una udienza importantissima significa rallentare la ricerca della verità. E questo non è più accettabile. In tutta Italia dunque si sono moltiplicate le scorte civiche ai magistrati, presidi temporanei o permanenti di semplici cittadini e associazioni che dichiarano solidarietà e vicinanza ai giudici antimafia.  La risposta della società civile, come anche fu dopo le stragi del ’92, è stata più rapida e decisa ma ovviamente, per proteggere i magistrati e il loro lavoro, servono azioni concrete che solo il Comitato per la sicurezza nazionale può assicurare.

Anche a Palagiano si è svolto un sit-in di questo tenore, promosso dall’associazione locale Terra e fiancheggiato da numerose altre realtà: Libera (coordinamento provinciale di Taranto e Presidio di Mottola), Movimento delle Agende Rosse, Luce&Sale, Adelphos, Slow Food, Pro Loco, Circolo SvegliArci di Palagiano, Circolo RebelArci di Palagianello e I Portulani di Palagianello, Legambiente, Sud Est, Atletica Podistica Palagiano, Circolo ANSPI Ss. Annunziata, Movimento Palagianello Bene Comune, Circolo Tennis Palagiano, Azione Cattolica S. Nicola. Nessun colore politico ad accomunarle, solo un condiviso spirito di verità e giustizia che ha dato vita ad una manifestazione pacifica e trasversale. Condivisione mostrata anche dai numerosi ragazzi che nell’occasione hanno allestito degli striscioni e pronunciato sul palco messaggi di giustizia e legalità. Nella stessa ottica si inquadrava la presenza delle istituzioni politiche a rappresentanza dei comuni di Palagiano (il sindaco Antonio Tarasco) e Mottola (l’assessore con delega alla Trasparenza e Legalità Gianni Bello).

Durante la serata sono stati letti due brani tratti dal libro ‘Paolo Borsellino e l’agenda rossa’: dapprima, con l’ultimo discorso pubblico tenuto da Borsellino il 25 giugno del ’92, dopo l’attentato di Capaci e meno di un mese prima di essere ucciso egli stesso, un commosso ricordo della figura di Giovanni Falcone. A seguire il brano ‘Lampi nel buio’ a firma di Salvatore Borsellino che da sempre denuncia i lati oscuri della strage di Via D’Amelio e per il quale l’etichetta di attentato di mafia appare da sempre riduttiva.

Ai partecipanti al sit-in sono giunti anche i saluti di due importanti personalità: i ringraziamenti del giudice Roberto Tartaglia della Procura di Palermo e il saluto di Francesco Fiordaliso, il ‘preside antimafia’ di Castelvetrano, patria di Messina Denaro, città in cui regna l’omertà assoluta, dove la mafia brucia i portoni di scuole come il Liceo Classico di Fiordaliso nel quale si tengono convegni sulla legalità insieme a giornalisti, magistrati e scrittori dell’antimafia. Le minacce e gli atti intimidatori ai danni del preside si susseguono fin dal 1992 e aumentano proprio in occasione dei convegni antimafia. Ma la sensazione è che Fiordaliso sia un uomo lasciato solo a combattere disarmato le armi della mafia.

Un minuto di silenzio a candele accese per lasciar sedimentare le parole di solidarietà espresse e i partecipanti, per concludere il sit-in, hanno così potuto far salire al cielo una lanterna di carta. La luce, si sa, è da sempre simbolo di verità.