Programmi a confronto: coalizione “Tarasco Sindaco”

Programmi a confronto: coalizione “Tarasco Sindaco”

5 Aprile 2012 2 Di Life

In un commento appartenente a un’altra discussione ho sostenuto che i programmi sono importanti: solo da essi è possibile attingere la quantità di informazioni utile per stabilire in quale grado attribuire credibilità, oltre che al programma stesso, alle persone (i candidati) che se ne fanno promotrici.

Un programma non spunta fuori dal nulla all’improvviso. Esso è di norma il risultato di una lunga gestazione che vede compenetrarsi due tipi di scelte: quelle fatte in passato e quelle proposte per il futuro, alla luce dei risultati forniti dalle scelte passate e di un sempre possibile cambiamento di scenario (il ciclo economico) datosi nel frattempo. Di norma, allora, è da rigettare la tendenza a considerare i programmi come qualcosa privo di passato (che è invece fornito dalla storia politico-personale dei proponenti) e ancor più di futuro (non si possono accomunare sotto la semplicistica etichetta di “promesse elettorali”, da smentire un momento dopo il voto, tutte le proposte da qualsiasi parte esse provengano).

Per queste ragioni sottoporrò ad analisi i programmi presentati da due dei tre competitor per la carica di sindaco: Tarasco e Serra. L’esclusione di Cervellera non è dovuta a questioni riguardanti una presunta minor consistenza elettorale del suo schieramento o all’insignificanza – che sarebbe da provare – del programma da lui presentato, è semplicemente dovuta all’impossibilità di dire qualcosa a proposito dei cinque anni da questi trascorsi stando all’opposizione, che, per il ragionamento appena svolto, non consente di fondare un giudizio basantesi sulla credibilità o meno del proponente.

Lo stesso discorso, apparentemente, dovrebbe valere per il candidato Tarasco (un neofita della politica di cui non conosciamo le idee e, soprattutto, i comportamenti politici che avrebbero potuto caratterizzarlo negli anni passati) ma nel suo caso è la coalizione che lo sostiene a “parlare per lui”.

Passiamo quindi all’analisi del programma di Tarasco, riservandoci di fare altrettanto a breve col programma di Serra.

Il primo elemento che salta agli occhi è che, seppure con estremo ritardo, anche il centro-sinistra palagianese ha preso finalmente atto che siamo in piena crisi:

La crisi economica che coinvolge l’Europa e l’Italia non ci consente di impegnarci nella realizzazione di progetti straordinari per la nota mancanza di risorse derivante dai tagli imposti dal Governo agli Enti Locali e dalla necessità di limitare la spesa pubblica.

Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Ma forse è più giusto far osservare il rammarico che sembra emergere “per la nota mancanza di risorse derivante dai tagli imposti dal Governo”; quasi a dire che, dipendesse solo da loro, della “necessità di tagliare la spesa pubblica” non sarebbe neanche il caso di parlarne.

Il tema dello sperpero di risorse sottratte coattivamente al contribuente non viene neppure sfiorato. La spesa pubblica è considerata buona sempre e da non discutere mai; solo il destino cinico e baro costringe a fare i conti con l’improvvisa necessità di doverla contenere. Non a caso, nel paragrafo dedicato a “Bilancio Tasse e Imposte”, viene detto che occorre “Limitare l’imposizione fiscale riducendo nei limiti del possibile la spesa corrente”, ma si aggiunge subito dopo che bisogna “Istituire uno staff di professionisti per la ricerca dei finanziamenti comunitari e regionali”.

Serve far notare che già la sola istituzione di uno staff, senza considerare il cofinanziamento e i costi annuali per mantenere in vita strutture e servizi da esso derivanti, costituisce di per sé crescita della spesa corrente? Forse si, visto che la confusione e l’assoluta mancanza di comprensione regnano sovrane da quelle parti, quando si parla di spesa pubblica e imposizione fiscale.

Occorre anche aggiungere che sarebbe vano cercare come contenere la spesa corrente e dove effettuare eventuali tagli. Il programma non ne fa cenno neanche per errore.

Ciò che lascia davvero di stucco, poi, sono l’elenco di “progetti già avviati dalla passata amministrazione” che occorre portare a compimento, secondo il programma, senza che ci si chieda se per caso non possano costituire anch’essi crescita della spesa corrente, e l’ancor più lungo elenco di piani del tutto trascurati e presentati manco fossero intuizioni geniali che possono venire in mente solo ogni cinquant’anni.

La passata amministrazione in dieci anni s’è “dimenticata” del piano urbanistico, per la viabilità, per il verde, della videosorveglianza, di un canile sanitario, della manutenzione delle strade di campagna e finanche dell’attribuzione della toponomastica nelle contrade. Tutto questo, invece di essere considerato meritevole di dura stigmatizzazione, magari da parte delle opposizioni, viene presentato e ricordato quasi si trattasse di “opportunità” lasciate alle amministrazioni che verranno. Come se dette amministrazioni non avranno già i loro bei grattacapi da risolvere, quale l’ingente massa di debiti fuori bilancio lasciati in eredità anche dalle due amministrazioni Ressa.

È interessante notare, a proposito dei debiti, come non vengano citati affatto dal programma. Da una parte questo è un bene, segno che pure il centro-sinistra ha smesso di credere alla favola dei “debiti risolti”; d’altra parte però è un peccato. Sarebbe stato interessante scoprire come la pensa intorno ai debiti risalenti addirittura al 2005 (seconda alluvione), ammontanti se non erro a circa 330.000 euro e lasciati inevasi. Sappiamo a tal riguardo (basta rivedersi il video con Nardoni) che Ressa e consorte lamentano la lentezza con cui gli Enti Pubblici affrontano il pagamento delle fatture, ma solo quando ad andarne di mezzo sono le cooperative alle quali sono direttamente interessati.

Mimmo Forleo