“Castigo Di Dio” recensione di Gianni D’Auria

“Castigo Di Dio” recensione di Gianni D’Auria

16 Novembre 2018 0 Di Life

Sabato 10 novembre, presso la biblioteca comunale “Vito Laterza” di Palagiano, si è svolta la presentazione dell’ultima fatica editoriale di Marcello Introna a dialogare con l’autore il giornalista e direttore della Ringhiera Angelo Di Leo, a dar voce ai protagonisti del romanzo l’attore e regista del Teatro Le Forche Giancarlo Luce e gli attori di Teatrarsi Lizia Monaco, Gianni D’Auria e Carlotta Campobasso. Marcello Introna già autore di “Percoco”il suo romanzo d’esordio proprio da una costola di Percoco che si trova lo spunto per “Castigo di Dio”: il protagonista del primo fatto di sangue in Italia andato in pasto alla cronaca sensazionalistica usava recarsi in un edificio chiamato “La Socia” per trovare del sesso a pagamento. La descrizione dell’ambiente della Socia –uno stabile enorme lasciato a se stesso con il tacito consenso delle autorità, in cui regnano sopraffazione, degrado, spaccio, prostituzione e sfruttamento minorile della peggior specie – costituisce una delle pagine più memorabili di Percoco e in Castigo di Dio, anziché passare oltre, Introna non solo si sofferma a guardare la Socia in tutte le sue sfaccettature, ma ci accompagna in un viaggio all’interno di essa, ricostruendo la figura di Amaro, leggendario “re” della Socia, e offrendo uno spaccato di decadenza sociale di rara potenza. E dalle sale luride della Socia si passa direttamente alle eleganti sale del potere che hanno permesso un tale scempio, il tutto tenuto insieme dalle ricerche e ricostruzioni minuziose a cui Introna ci ha abituato. Il dibattito tra l’autore e Angelo di Leo non si sofferma sugli avvenimenti che formano il romanzo –“un libro bisogna leggerlo”, dice di Leo – , ma su quell’aspetto proprio del sud che è la cultura del silenzio, nella quale non è che non si parla per paura delle conseguenze, ma non si permette neanche al pensiero sedizioso di formarsi nella mente, semplicemente come se non ci fosse niente che non va, ed è in questo modo che si è proceduto cercando di cancellare il ricordo stesso della Socia, come qualcosa di sporco attaccato alla suola che va semplicemente rimosso. Introna non ci sta e con prepotenza mette tutti di fronte ai propri morti, per così dire, riaprendo un conto che si era cercato di condonare. Taranto e Bari, al di là delle rivalità calcistiche sulle quali i due scherzano, si incontrano e si scoprono accomunate dall’esistenza nelle loro realtà di isole, più o meno grandi, ideali o fisiche, dove legge ed etica smettono di esistere. Tra l’ironia di entrambi e la ricca aneddotica di Introna sui suoi personaggi o sui fatti attorno il romanzo, vi sono letture
di spezzoni significativi del romanzo che danno atmosfera e regalano spunti preziosi alla discussione: si scopre così che la toccante storia della prostituta Anna è una storia vera, che Varichina è stata parte integrante dell’infanzia di Introna, che Amaro, uno sfuggente personaggio di cui si sa per certo soltanto che è esistito, ha il volto di un uomo che a Marcello sta antipatico. Luogo di perdizione e orrore, ma anche luogo dei più incoffessabili desideri e pulsioni del bravo cittadino, la Socia assurge così a specchio delle estreme contraddizioni della società occidentale.

Foto di Lisa Dell’Aglio