Iraq, fermiamo l’escalation, ridiamo spazio alla politica

17 Aprile 2004 Off Di Life
Non c'? di che gioire. Questo comporter? un elevatissimo numero di vittime sia trai civili che tra i combattenti. Inoltre una eventuale sconfitta “solo militare”dell'occupazione consegner? il paese alle forze pi? estremiste cancellandone del tutto la tradizione laica e forse innescando una successiva guerra civile.La gestione della cosiddetta “transizione” basata non su democrazia e restituzione di sovranit?, ma sull'obiettivo di intronare un governo che garantisse gli interessi strategici statunitensi non poteva avere altro esito. Il governo Usa non poteva non pensare che lanciare una punizione collettiva nel modo in cui ? stato fatto a Falluja avrebbe innescato una reazione a catena. Anche il tanto invocato ritorno dell'Onu ?, in realt?, stato boicottato dagli Usa che sono disposti, al massimo, a concedere un ruolo “tecnico” nel processo elettorale. Poco pi? che una foglia di fico. ? la sconfitta degli USA e di quei i paesi che hanno contribuito all'occupazione e non hanno fatto nulla per favorire un processo politico che proponesse una alternativa. Forse perch? avrebbero dovuto mettere da parte i propri interessi e porre al centro quelli di 20 milioni di persone che vivono sulla terra del petrolio. Eppure gli iracheni non ne possono pi? della guerra e vivono, in tanti, con sofferenza questa nuova che si affaccia nella loro vita. Solo l'avvio di un processo politico autonomo iracheno, protetto e sostenuto internazionalmente, potr? permettere di evitare l'inaccettabile alternativa tra l'occupazione e la guerra. Per esempio, la convocazione di una Conferenza Nazionale Irachena, protetta internazionalmente ed autonoma dalle forze di occupazione. Questa proposta ? stata avanzata da pi? parti, trovando la ferma opposizione degli Usa. Solo il ritiro delle truppe e la fine dell'occupazione, pu? aprire la strada alla soluzione politica di cui c'? bisogno. Anche per il movimento per la pace e per la societ? civile mondiale si pone oggi il compito, insieme, di reclamare la fine dell'occupazione e di sostenere questo processo. Ancora una volta la politica ? alternativa alla guerra.