La notte brucia ancora….

26 Ottobre 2010 1 Di Life

di Ciccio Serra.

 

 

 

Rogo di Primavalle : ingiustizia è fatta!?

Questa è una storia triste. Questa è una storia di odio e di morte. Questa è una storia dimenticata. Una storia degli anni in cui di politica si moriva. Anni nei quali per tanti ragazzi la filosofia di vita si riduceva alla massima “ho un nemico, quindi sono”. Dei tanti episodi tragici, dei tanti morti etichettati come “comunisti” o “fascisti”, una storia in particolare continua ancora oggi a lasciare il suo strascico velenoso, tanto più che, da quando è accaduta, troppo spesso si è provato a seppellirla nei dimenticatoi delle coscienze. E a dire il vero l’operazione è quasi riuscita, tant’è che penso pochi dei miei coetanei conoscano le vicende legate a quella notte del 1973, la notte del Rogo di Primavalle.

Leggendo un quotidiano del 7 ottobre scorso ho dedotto (con non molto stupore, a dire il vero) che Primavalle ha le caratteristiche del supplizio di Prometeo: periodicamente l’aquila viene a beccare il fegato dei parenti”sopravvissuti”, proprio come quello del celebre eroe mitico. Si amici, perche queste deve essere stata la sensazione che i familiari Mattei hanno provato nell’apprendere che la magistratura romana, per l’ennesima volta ha archiviato l’inchiesta sul rogo motivandola con l’impossibilità di esecuzione di due rogatorie internazionali che la procura aveva avviato nei confronti di Brasile e Nicaragua. Vi chiederete perché la magistratura italiana ha bisogno della collaborazione di questi due paesi per risolvere la situazione e fare giustizia,dunque mi pare necessario un piccolo flashback al 1973.

Nella notte fra il 15 ed 16 aprile,nella poverissima borgata romana di Primavalle, un gruppo di giovani militanti della sinistra extraparlamentare legati a Potere operaio appiccano un incendio alla casa di Mario Mattei, netturbino, segretario della locale sezione del MSI. È un massacro in piena regola, dal quale Mattei, la moglie e quattro dei sei figli riescono a scampare fortunosamente. Il prezzo da pagare, però, per essere scampati è alto, altissimo: assistere impotenti alla morte tra le fiamme del piccolo Stefano (8 anni) e del più grande Virgilio (22), che ha preferito farsi carbonizzare piuttosto che abbandonare il fratellino.

Quella strage, giustificata da un cartello affisso nel condominio dei Mattei come “giustizia proletaria”nei confronti di una famiglia “fascista”, è legata a tre nomi: Manlio Grillo, Achille Lollo e Marino Clavo, tutti appartenenti a Potere operaio, tutti figli di famiglie della media borghesia romana.

Da subito le elite della cultura e della politica si mobilitano e, con accanimento certosino, non perdono un attimo per produrre lettere ed articoli di solidarietà nei confronti dell’unico dei tre indagati che per un breve periodo soggiorna in carcere: Lollo.

Chissà, amici, cosa avrà provato la signora Franca Rame,moglie del premio nobel Dario Fo, quando nel 2005 Lollo (ormai sicuro della non possibilità di procedere legalmente a suo carico)ha ammesso esplicitamente la colpevolezza sua e degli altri imputati, aggiungendo, peraltro,nuovi nomi di complici che ancora oggi vivono tranquillamente a casa loro, come del resto hanno fatto sin dal 1973. Leggere la lettera scritta dalla signora Rame al “povero” Lollo in carcere provoca oggi sbigottimento ed insieme disgusto:dopo un violento attacco personale al magistrato inquirente Sica (con annesso malaugurio sui suoi figli) si stringe in un abbraccio intorno a colui che, pur non conoscendo, ritiene vittima di una macchinazione dello Stato (ovviamente anche questo “fascista”).

Chissà, amici, cosa avranno provato anche i redattori del Manifesto, che il giorno dopo il rogo scrivevano in prima pagina “Primavalle,assassinati in un incendio doloso due figli del segretario del MSI. E’un delitto nazista. Fermato un fascista.”

Dalle parole poi,ovviamente, si passa ai fatti. E mentre una pletora di intellettuali, giornalisti e politici (pare che oggi alcuni di loro siano stati colpiti da una provvida carenza di memoria!) si preoccupano di alzare le barricate alle indagini con teorie ridicole,come quella del regolamento di conti tra fascisti, Clavo e Grillo, con l’aiuto di Potere operaio, si danno alla latitanza e scappano dall’Italia per andare in “vacanza” all’estero.

Lollo invece dovrà attendere la sua scarcerazione per darsela subito a gambe e lasciare l’amata Italia. Non prima, però, di aver festeggiato con intellettuali del calibro di Alberto Moravia la ritrovata libertà.

Fine? No amici, purtroppo non può questa storia concludersi con il ricordo di ciò che avvenne in quegli anni. Perché, se possibile, il presente è per certi versi ancora più cupo, più stridente. In una parola, più crudele..

Il presente, infatti, vede una famiglia martoriata,che da ormai quarant’anni non riesce a chiudere la porta al proprio passato perché vorrebbe giustizia. Non la otterrà: perché sia il Nicaragua che il Brasile, dove rispettivamente fuggirono Grillo e Lollo,non daranno autorizzazione alle rogatorie e, peraltro, considerano i due terroristi normali cittadini.

Recentemente Lanfranco Pace, tra i dirigenti storici di Potere operaio, ha dichiarato: “Avremmo potuto consegnarli alla magistratura, chiedere perdono alla famiglia Mattei, avremmo potuto, ma non lo facemmo. Scegliemmo di dire che erano innocenti, coprire. Non ricordo tanta comprensione né tanta solidale vicinanza come quella volta che predicammo il falso”.

Oggi, ottobre 2010, Manlio Grillo risiede tranquillamente a Managua, in Nicaragua, dove ha aperto il ristorante “Magica Roma” insieme ad Alessio Casimirri, altro italiano che degnamente ci rappresenta all’estero, essendo l’unico componente mai arrestato del commando che rapì Aldo Moro.

Oggi, ottobre 2010, Achille Lollo vive a Rio de Janeiro, in Brasile, stato questo che lo considera un rifugiato politico. Qui è tranquillamente tesserato al Pt, il partito di Lula, e nel 2004 ha anche votato per i rappresentanti degli italiani all’estero nonostante le accese polemiche.

Oggi, ottobre 2010, Marino Clavo sono quarant’anni che, dal giorno della fuga dall’Italia , nessuno (forse) sa dove sia. Probabilmente anche lui si starà godendo qualche bel panorama sudamericano.

Oggi, ottobre 2010, sono passati 37 anni dalla notte in cui mamma Annamaria ha perso i suoi due figli arsi dalle fiamme. Virgilio Mattei non ha potuto più partecipare al concorso di impiegato alla Sip per il quale si stava preparando anche quella notte maledetta. Stefano non ha potuto più conseguire la licenza elementare. Da quel 16 aprile del 1973 in casa Mattei non entra più una mela, mamma Annamaria non ne ha più volute vedere in casa.. Erano le mele che dal balcone del palazzo buttava giù al piccolo Stefano quando tornava a casa da scuola.

Nell’aver provato a raccontare la loro storia dimenticata vogliamo esprimere la nostra solidarietà alla famiglia Mattei per l’ennesimo schiaffo sferrato alla memoria dei loro cari.

Ciccio Serra – Resp.Giovane Italia, Palagiano.