NASCE CRITICAL GRASS,IL PARTITO DELLA CANAPA

22 Marzo 2006 Off Di Life

CONTRIBUTO PER UNA PIATTAFORMA POLITICA DEL PARTITO DELLA CANAPA – MARZO 2006

PREMESSE E? doveroso, quando si parla di droghe, specificare. Innanzitutto, non si pu? parlare di droga al singolare perch? le droghe sono tante. Solo l?ignoranza voluta e alimentata dal proibizionismo pu? accomunare sostanze diversissime fra loro sotto un?unica denominazione: ?droga?. Con questo termine i proibizionisti definiscono le sostanze che la legge vieta e cos? la legge vieta le sostanze che i proibizionisti definiscono droga. Sappiamo, invece, che le sostanze definibili ?droghe? sono molte di pi? di quelle considerate dal legislatore. Allora occorre, prima di tutto, intendersi su ci? che significa ?droga?. ?Qualunque sostanza vegetale o chimica ad azione eccitante, stupefacente o allucinogena capace di intervenire sull?equilibrio psicofisico di chi l?assume, con effetti pi? o meno temporanei e dannosi? ? (Devoto): ? sufficiente leggere il dizionario per capire che il confine che la legge stabilisce fra droghe legali e illegali ? fittizio e arbitrario. Questo stato di cose determina due risultati molto negativi: da una parte vengono perseguitati e puniti i consumatori di droghe illegali (tranne alcuni esempi di notabili cocainomani) e, dall?altra, si affrancano sostanze talvolta pi? pericolose e nocive come tabacco, alcol e psicofarmaci, con una conseguente espansione del loro consumo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: poche centinaia di morti per sostanze illegali (ma di canapa non ? morto mai nessuno tranne i suicidi in carcere) e decine e decine di migliaia di morti per sostanze legali. Questa ? la situazione in Italia e, con le dovute proporzioni, nel mondo intero.

PROIBIZIONISMO E ANTIPROIBIZIONISMO

Il proibizionismo giustifica se stesso stabilendo il seguente assioma: l?uso di droghe (quali droghe?) ? nocivo e quindi la legge ha il dovere di tutelare l?individuo vietandone la produzione, il commercio e il consumo. Questo assioma, che permette alla legge di entrare nel merito di questioni morali e del tutto private dei cittadini, ? gi? di per s? aberrante, ma lo ? ancora di pi? se si considerano la profonda diversit? di trattamento fra le varie ?droghe? e l?incoerenza delle leggi nel trattare quelle legali e quelle illegali. Se l?assioma sostanza nociva uguale punizione fosse veramente la fonte della legge, non si spiegherebbe la totale tolleranza nei confronti di sostanze sicuramente nocive come molte delle droghe legali. Non possiamo non considerare, inoltre, il totale fallimento di qualunque politica proibizionista: nel corso degli ultimi decenni, nonostante la forte repressione che in alcuni stati arriva alla pena di morte, i consumi di droghe illegali sono cresciuti ovunque. Queste considerazioni fanno emergere l?ipocrisia, la malafede e l?incoerenza dei proibizionisti ed ? sicuramente da qui che occorre iniziare a riflettere per avanzare soluzioni alternative. Parlando di soluzioni alternative occorre, per?, stare attenti a non cadere nella trappola dell?antiproibizionismo tout-court. L?antiproibizionismo ? per definizione speculare al proibizionismo e quindi minoritario, protestatario, sulla difensiva. Se chi proibisce dice di farlo per la tutela della salute, chi vuole liberalizzare o regolamentare ? perch? non si occupa della salute? Evidentemente le cose non stanno cos?, da un lato perch? abbiamo visto che un regime proibizionista che crea disinformazione e confusione non affronta assolutamente il problema della salute e, dall?altro, perch? chi vuole superare il proibizionismo non agisce spinto dal desiderio di poter trovare la sua droga preferita al supermercato (sappiamo quanto oggi sia facile procurarsi qualunque sostanza) ma agisce spinto dal desiderio di giustizia, legalit?, democrazia, informazione e tutela della salute dei consumatori. La definizione di ?antiproibizionista? non rende giustizia della complessit? e dell?articolazione della questione droghe: si pu? non essere proibizionisti senza entrare nel ghetto dell?antiproibizionismo, della protesta o della disobbedienza infantile e fine a se stessa. Il proibizionismo ? semplice, lineare, comprensibile a tutti: quindi, demagogico, nocivo e inutile, ma anche pericoloso e difficile da sradicare. Di questo occorre essere consapevoli. Un nemico che ha la propria forza nella propria debolezza e nel vuoto di proposta ? un soggetto nel quale tutti possono riconoscersi, nascondendo cos? la testa sotto la sabbia e mettendosi la coscienza a posto.

CRITICAL GRASS: UN MOVIMENTO PER AFFERMARE UN NUOVO APPROCCIO CULTURALE
E? scomodo riconoscere che le droghe sono da sempre state usate dall?umanit? e che il sangue di Cristo nel rito cattolico ? simboleggiato dal vino, un?ottima bevanda naturale, ricca di storia e di cultura, e che nessuno si permetterebbe pi? di vietare, pur sapendo che ? anche una droga pesante che nel corso della sua storia ha mietuto e continua a mietere vittime. Ed ? molto imbarazzante, per i governi, ammettere che ?drogati?, spacciatori, produttori e narcotrafficanti sono molti di pi? di quelli che si crede, se per ?drogato?, spacciatore, produttore o narcotrafficante si intende chi ha a che fare con droghe, legali o illegali che siano: dal barista al farmacista, dal tabaccaio allo psichiatra, allo Stato che vende le sigarette? Cos? come ? imbarazzante che le mafie arricchite dal proibizionismo comprino e finanzino partiti proibizionisti (vedi i consigli comunali sciolti per mafia, e le infiltrazioni mafiose in apparati dello Stato).Occorre allora saper ribaltare la situazione, passare al contrattacco, costruire un movimento culturale e politico di massa che possa condizionare chi governa. Critical Grass ? un tentativo in tal senso. Sull?esempio di Critical Mass possiamo pensare di costruire una libera rete di persone che si incontrano in ogni citt? per scambiare e manifestare pacificamente le proprie opinioni, per conoscersi, confrontarsi con altre persone, e fare in sostanza ci? che con internet non sempre ? possibile fare. In ogni caso, abbiamo gi? l?ospitalit? offerta dal sito legalizzala.it e il gruppo di discussione ?canapa?su yahoo.

IL CONTESTO POLITICO ITALIANO

L?ultimo decennio ci ha permesso di sperimentare diversi governi. Se-dicenti uomini e donne di destra-centro-sinistra si sono avvicendati sulle poltrone del potere. Finalmente possiamo valutare, giudicare e scegliere a ragion veduta, con cognizione di causa. Gli argomenti sono tanti: guerra, democrazia e libert? dell?informazione, scuola, ambiente e difesa del territorio, sanit?, sprechi e spesa pubblica, stipendi da maragi?, pensioni? e politiche sulle droghe.Alle prossime elezioni potremo scegliere fra tante promesse e saremo liberi di crederci oppure no. Di una cosa per? potremo essere certi: il proibizionismo della canapa continuer? ad esistere qualunque sia il risultato elettorale. Si continuer? a finire in carcere se sorpresi a coltivare qualche pianta o se in possesso di hashish, perch? anche il centro-sinistra, che scrive nel suo programma elettorale di voler abrogare la legge Berlusconi-Fini-Giovanardi, si limita poi a riproporre la depenalizzazione (vedi Appendice), non prendendo minimamente in considerazione una seria e coraggiosa legalizzazione della canapa. La nuova legge fascista sugli stupefacenti targata Fini & Co., che prevede l?equiparazione di sostanze pesanti e leggere e l?introduzione di misure autoritarie inaudite, ? stata approvata. La definizione di legge fascista ? stata spesso abusata. In questo caso si tratta invece di soffermarsi sul vero significato del termine fascista. Del resto, anche la precedente legge 309/90 considerava la coltivazione della canapa un reato: ? solo di pochi mesi fa la notizia di un 23enne di Pantelleria suicida in seguito ad un arresto subito per qualche piantina.I consumatori di canapa, andando a votare, sceglieranno i loro possibili futuri carcerieri. E? vero che la destra mostra proprio qui il suo volto pi? repressivo e fascista, ma ? anche vero che molti consumatori sono stati arrestati quando il ministro alla giustizia era Fassino, vice ministro il verde antiproibizionista Corleone, al governo c?era Bertinotti, i Radicali flirtavano con Berlusconi e Rosa Russo Jervolino veniva eletta, con l?appoggio convinto di tutto il centro-sinistra, a sindaco di Napoli.Jervolino era ministro quando a capo del Governo c?era Bettino Craxi (morto da latitante in Tunisia). Nel 1993 un referendum popolare abrog? parte della legge Craxi-Jervolino, esprimendo cos? un inequivocabile orientamento dei cittadini: occorreva superare il proibizionismo. Da allora i vari governi che si sono succeduti hanno ignorato il mandato democratico espresso dal referendum, e questo fatto ? gravissimo. Indipendentemente dalle opinioni di merito, la questione droghe ? diventata una questione di democrazia, e la battaglia per la promozione e normalizzazione della canapa, una battaglia per la libert? che dovrebbe interessare tutti i sinceri democratici.Nelle prossime campagne elettorali sar? allora opportuno (se e quando sar? possibile) rivolgere ai candidati di turno alcune precise domande: Cosa pensa della canapa? Che proposte ha in merito? Se dovesse vincere le elezioni e occupare un posto nel governo, sarebbe disponibile alle dimissioni contro il primo eventuale arresto per uso di canapa? Che intenzioni ha riguardo alle altre droghe? E con le droghe legali (alcool, tabacco, psicofarmaci?) come intende comportarsi? Aderirebbe a una campagna per il divieto della pubblicit? di tutte le droghe a cominciare dall?alcool? Sarebbe disponibile a sottoscrivere una legge che consenta ad ogni cittadino di poter coltivare tre piante di canapa? E? d?accordo sulla necessit? di abrogare la legge Berlusconi-Fini-Giovanardi? Domande se ne possono aggiungere molte, ma non sar? facile trovare le occasioni per porle e poi, come fidarsi? Come far rispettare gli impegni? Come farsi sentire, anche dopo il voto?

ORDINE DEL GIORNO: NORMALIZZARE LA CANAPA

Nonostante la Costituzione italiana tuteli le minoranze, milioni di estimatori della canapa vengono diffamati e bistrattati. E? ora che cessino di essere una minoranza silenziosa.Forse ? giunto il momento, anche sulla scorta di esempi provenienti dall?estero, come il Partido del Canamo in Spagna, di dar vita ad un movimento politico con un chiaro ordine del giorno: normalizzare la canapa prima di tutto come grande risorsa ecologica e informare sui veri motivi che spinsero nel 1937 gli U.S.A. a vietarla (Marijuana Tax Act), e a proibirne l?esistenza. Sicuramente si trattava di non perdere gli enormi guadagni determinati dal proibizionismo dell?alcool appena eliminato. Una componente di razzismo nei confronti dei latino-americani e dei neri fu anch?essa determinante: la canapa perdeva il suo vero nome per trasformarsi in ?marijuana? (nomignolo messicano della canapa adottato e divulgato dal Governo americano), una sostanza che pochi conoscevano e pochissimi associavano (e associano tutt?ora) alla canapa. Ma forse la vera ragione del suo proibizionismo ? che si tratta di una pianta che rappresenta una concreta risorsa ecologica alternativa a molti derivati del petrolio: dalle fibre ai carburanti, dai cosmetici ai farmaci (che oggi sono quasi solo pi? disponibili come prodotti di sintesi chimica).

E? NECESSARIO CHE NASCA IL PARTITO DELLA CANAPA?

La battaglia contro il proibizionismo della canapa dura da 70 anni. Intere generazioni hanno provato ad aprire delle brecce con movimenti e proteste di ogni tipo. Ci si ? affidati e fidati dell?antiproibizionista di turno e, bisogna riconoscerlo, a volte il ruolo dei radicali e di alcuni esponenti della sinistra ? stato molto positivo. Le cose per? non sono cambiate e oggi sono addirittura peggiorate.I proibizionisti sono ben strutturati, organizzati e ricchi. Noi siamo l?armata Brancaleone e siamo contenti di esserlo. Siamo tanti, belli, fantasiosi, colorati e intelligenti ma siamo oppressi. Proviamo allora a configurare un?ipotesi di Partito della Canapa: come potrebbe essere strutturato, organizzato? Come farlo vivere, come impedire che intraprenda strade pericolose?Non sappiamo ancora se questo tentativo dar? qualche frutto (intanto sottoponiamo questo documento alla discussione), ma proviamo a immaginare? Immaginiamo una nuova forma di partito e proviamo a scrivere delle regole nuove, a pensare a una cosa nuova, da far nascere in modo nuovo. Per individuare la o le strade percorribili possiamo procedere per affermazioni o negazioni, o meglio tutte e due.

UN PARTITO SENZA GERARCHIE

Si tratta di decidere tutti insieme. Concretamente, proponiamo di avviare la discussione su questo documento base per raccogliere un largo numero di opinioni e adesioni per arrivare a scrivere una piattaforma costituente. Alcune persone la scrivono, ne discutono, trovano il comune denominatore. Poi, la piattaforma viene mandata ad altre persone che ne discutono e avanzano proposte. Questi due primi livelli sono molto importanti perch? sono i costituenti. A questo punto, si trova un nuovo denominatore comune, che sar? la vera piattaforma costituente e politica, e inizia una campagna per formare il terzo cerchio, che aderir? alla piattaforma se la condivide. Da l? in poi nasce l?iniziativa politica rivolta all?esterno.Nella piattaforma occorrer? individuare le forme per permettere a tutti di esprimersi. Naturalmente tutti gli aderenti dovranno avere gli stessi diritti, ma ? importante che si scelga di aderire alla piattaforma solo se la si condivide. Sar? il dibattito ad alimentare via via i contenuti della proposta politica e a dar loro delle forme di organizzazione. Qualcuno potrebbe obiettare che la vita politica ? fatta di scelte quotidiane e di capacit? di intervento su questioni urgenti: allora forse ci sar? bisogno di qualche forma di gerarchia o di gruppo dirigente che decida per gli altri. Ma questo non vuol dire che si debbano adottare i modi della politica istituzionale cos? come siamo abituati a vederli. C?? chi pensa che fare politica significhi essere sempre pronti, lucidi, efficienti, avere la battuta pronta per essere all?altezza degli altri: cos? sono (o vorrebbero essere) tutti i partiti, ma noi non dobbiamo omologarci a tutti i costi. Se si vogliono fare delle cose buone si deve lavorare senza stress, con piacere, divertendosi. Fare politica pu? essere molto divertente: il giorno che non fosse pi? divertente, non interesserebbe pi? a nessuno. Pensiamo a come funziona la politica, oggi. La gente vota e si lascia condizionare da mezzi di informazione sempre pi? antidemocratici e autoritari, e la partecipazione popolare ? quasi del tutto scomparsa. Ma la politica ? dell?uomo, e deve avere i ritmi dell?uomo. La democrazia ha ritmi lenti e, anche se internet pu? aiutarci molto, non possiamo esserne dipendenti. Se si aderisce ad una piattaforma politica ? perch? la si fa propria, la si condivide: non confondiamo la politica con la gestione.La politica ? situazione, si muove, si organizza e si esprime. Chi gestisce (ovvero, chi governa) viene condizionato dalla politica e dai movimenti politici nella societ?. Oggi, chi usa canapa non esprime nulla, non fa politica ed ? quindi subalterno e subordinato a chi, la politica, la fa.

IL RAPPORTO CON LE ISTITUZIONI

In una prima fase, si potrebbe dialogare con le istituzioni in quanto movimento. Solo successivamente si porrebbe la questione delle rappresentanze, della delega, degli eletti, della presenza nelle istituzioni, del voto. Per affrontare questi temi occorre per? che il movimento ci sia, e che sia forte, e che abbia la volont? di affrontare il problema della delega interna per eleggere dei rappresentanti nelle istituzioni, cio? sul piano della gestione. Se si decidesse di fondare un partito, questo potrebbe, quando e se sar? opportuno, partecipare alle votazioni. Non sar? facile creare le condizioni adatte o saltare le tappe, o decidere a priori che si presenter? una lista alle prossime elezioni amministrative o politiche. Purtroppo gli esempi che gli altri partiti ci forniscono sono tristi: una volta eletti si diventa inamovibili e quindi adatti a tutte le stagioni. A dire il vero, anche i movimenti con i loro vari portavoce hanno avuto i loro problemi. Come vaccinarsi da questo rischio? Innanzitutto, non affrettando i tempi; in secondo luogo, lasciando che gli eletti si occupino della gestione. C?? fra noi qualcuno che vuole andare a gestire? Decidiamo che va bene? Lo si elegga pure, avr? un mandato che sappiamo che pu? valere solo moralmente? E allora, come tutelarci? Come evitare che gli eletti diventino una gerarchia? Probabilmente l?unica possibilit? ? far vivere il pi? a lungo possibile la partecipazione politica. Chiunque saranno gli eletti nelle istituzioni, non avremo mai una vera democrazia senza la diretta partecipazione e il coinvolgimento costante dei cittadini nella politica. Le dittature esistono perch? i cittadini vengono messi a tacere. Si fa tacere la politica per poter far vivere la dittatura. Se i cittadini tacciono, non si organizzano, non esprimono le loro idee, proposte, rivendicazioni, la democrazia ? finita. Che ci? avvenga col manganello o con il disinteresse o con il condizionamento televisivo o per qualunque altro motivo, la differenza ? quasi irrilevante: si ? creata una dittatura.Oggi in Italia siamo all?imbocco di una dittatura, se ne avvertono tutti i sintomi. Lapo Elkann ? uscito dall?ospedale sano e salvo (fortunatamente) ed ? subito partito per gli Stati Uniti con passaporto e patente in tasca, e Giuseppe Ales si ? suicidato in carcere in seguito all?arresto per il possesso di alcune piantine di canapa. Questa ingiustizia e questo sangue sono il sintomo di una dittatura. Uno Stato al servizio dei potenti, i ?politici? che parlano d?altro, il vuoto e il disinteresse generale, giornali succubi del potere: ? il terreno ideale per far nascere una dittatura. Una cosa ? certa: per noi che potevamo essere al posto di quel ragazzo suicida, per i suoi parenti e per i suoi amici, lo Stato ? sempre pi? una cosa lontana e ostile, e c?? chi lavora perch? questo avvenga. Costruiamo una piattaforma politica e diamo vita ad un movimento forte, autonomo e duraturo. Diamoci degli obiettivi chiari e perseguiamoli con determinazione. Non dobbiamo avere fretta, ma ponderazione, lungimiranza e ottimismo: d?altra parte, non abbiamo nulla da perdere se non le nostre catene?

GIORNATA DI STUDIO

Organizziamo una giornata di studi dedicata all?approfondimento e alla rielaborazione di questo documento. L?incontro si terr? nei pressi di Torino domenica 7 maggio 2006 dalle ore 11. Tutte le persone interessate possono far pervenire documenti e contributi e iscriversi alla giornata di studio all?indirizzo canapalibera@fastwebnet.it

L?invito ? esteso a tutta Italia, ma ci auguriamo che nascano ovunque iniziative analoghe.

PER LA LEGALIZZAZIONE DELLA CANAPA, PERCHE? OGNI CITTADINO SIA LIBERO DI COLTIVARNE ALMENO 3 PIANTE – PERCHE? SIA VIETATA LA PUBBLICITA? DI OGNI DROGA A COMINCIARE DALL?ALCOOL- PER L?ABROGAZIONE DELLA LEGGE BERLUSCONI-FINI-GIOVANARDI