Cozzo Marziotta: un sito che vale la pena visitare.

29 Marzo 2006 Off Di Life

In quest?articolo tenter? di raccogliere e fornire al lettore tutti gli elementi apprezzabili in loco e quelli raccolti al Museo Archeologico di Taranto.
I primi riguardano una descrizione degli strati dello scavo archeologico condotto dal Prof. Biagio Fedele nel 1974, ed apprezzabili dunque sul posto; i secondi si riferiscono al corredo ceramico, alle suppellettili ed agli utensili primordiali rinvenuti durante il seggio del Prof. Fedele e raccolti in una teca del Museo Archeologico di Taranto.
La ?formazione dunare costiera di sabbie gialle compatte?, nota col toponimo di Cozzo Marziotta, ? situata a circa 2 chilometri dalla battigia nell?area compresa nel foglio 202-IV (Palagiano) della C.T.I. dell? I.G.M., le cui coordinate geografiche sono lat. 43? 31? 20??, long. 4? 34? 00??.
Per giungere sul posto ? necessario percorrere la cosiddetta via del mare (come la chiamavano i nostri antenati) e, pi? precisamente, la strada che conduce alla Marina di Lenne.
Gi? in prossimit? della S.S. 106 Jonica, circa duecento metri prima di incontrare gli incroci canalizzanti di complanare e S.S. 106 Jonica, senza per nulla imboccare il ponte che attraversa la Taranto-Reggio Calabria, ad ovest ? possibile, sbirciando tra le fronde degli alberi prospicienti la strada provinciale, cogliere la ?formazione dunare? (Cozzo Marziotta) di cui si tratta.
Sabbie gialle compatte, poggianti su una serie ben stratificata di conglomerati calcarenitici, costituiscono il Cozzo.
Comprende la parte orientale dell?ansa terminale di un solco paleotorrentizio (lama) segnato nella carta dell? I.G.M. col nome di ?fiume Lenne?.
In questo sito ? possibile osservare le tracce di un sondaggio dicromico eseguito nel 1974, in occasione degli scavi per lo studio dell?insediamento subappenninico.
Geologia ed archeologia s?incontrano in un tutt?uno proprio in questo sito, dove ? possibile osservare elementi sia dell?una che dell?altra disciplina.

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Rilievi geologici (apprezzabili in loco):

Primo strato: mantello uniforo;

Secondo strato (a m. 0,47 di profondit?): tra i 15 ed i 17 cm., immediatamente al di sotto del mantello uniforo, presenta chiazze di colore marrone tendente al rossastro e costituisce il fondo delle capanne o di qualche probabile focolare;

Terzo strato (a m. 0,77 di profondit?): tra i 10 ed i 40 cm., pressoch? omogeneamente cineroso e con alta concentrazione di frammenti di vasellame e resti faunistici;

Quarto strato (a m. 0,92 di profondit?): dello spessore medio di 15 cm., ? costituito da un terreno che all?apparenza e al tatto sembra cenere, poco compatto e polverulento;

Quinto strato (a m. 1,08 di profondit?): tra i 10 ed i 18 cm., ? lo strato pertinente alla capanna, il cui fondo, una chiazza di concotto argilloso-sabbioso, affiora dopo lo smantellamento della base dello strato medesimo; il terreno si presenta cineroso, grigiastro e polverulento nella parte superiore, roccioso tendente al marrone, per la presenza di sabbia e pulviscolo argilloso, nella parte inferiore;

Sesto strato (a m. 1,15 di profondit?): tra i 7 ed i 10 cm., composto di due tagli. Il taglio 1, dello spessore di 5 cm., ? costituito da un terreno rossastro tendente al marrone, composto di sabbia quarzifera giallastra, granuli e pulviscolo argilloso bruno-rossastro formatosi in seguito alla disgregazione del concotto argilloso del fondo della capanna. Si costata che lo spessore di tale chiazza argillosa ? di cm. 3 ca. ed ? sistemata su uno strato di frammenti ceramici misti con grumi di argilla e ciottoli che agiva da sottofondo per evitarne lo slittamento o le deformazioni. Il taglio 2 interessa la parte sottostante il cocciame del sottofondo, per uno spessore di cm.7 ca. Si tratta di uno straterello di sabbia giallastra, esclusivamente sterile;

Settimo strato (a m. 1,85 di profondit?): tra i 65 ed i 75 cm. ca. ? la continuazione del taglio 2. Anche qui si tratta di sabbia sterile che cambia di colore per l?aumento della percentuale terrosa. Poggia direttamente sullo strato ciottoloso di chiusura, testimoniante l?ultima fase regressiva marina.

In conclusione, un interessante rappresentazione d?insieme caratteristica dei Calcari di Altamura e di Gravina, dell? argilla subappenninica, dei depositi marini, dei depositi sabbiosi dunali e di quelli alluvionali descritti dagli esperti di geologia: C. Colamonico, C. De Giorgi, G. Costa, E. Casavola, R. Ricchetti, V. Cotecchia, G. Magni, M. Gigout, A. C. Blanc e di P. Lopresto.

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Rilievi e reperti archeologici (apprezzabili al Museo Archeologico di Taranto):

Dall?esame geologico e sedimentologico in questa localit? si sono ricavati sicuri elementi della cultura materiale delle genti a partire dal Neolitico con frequentazione prevalente di gruppi di pastori, agricoltori, allevatori.
Pi? chiaramente si pu? dire che tra i vari strati presi in considerazione ? stata rinvenuta una gran quantit? di cocciame misto con grumi di argilla di tipologia appenninica, subappenninica e protovillanoviano (ossia et? del Ferro, intorno al 1000 a.C.), come di frammenti di :

vasi in argilla monocroma rossa a anche depurata,
resti di fittili a superficie levigata e a superficie decorata,
olle di varia dimensione,
olle con pareti situliformi dalla sagoma a forma convessa o troncoconica con fondo piatto per uso di cucina,
anse di ogni tipo e con prevalenza di quelle a nastro con piega a gomito e di quelle a piastra asciforme,
argilla lavorata a bottiglia,
ciotole e ciotoline emisferiche,
coperchi di bollitoi da latte,
prese cilindriche e prese a linguetta,
punteruoli,
amigdale e aghi,
pugnali,
una cuspide di freccia provvista di alette e codolo in selce bionda con ritocco totale,
una testa di mazza sferico-schiacciata,
una notevole quantit? di materiale osteologico lavorato,
uno strumentario siliceo costituito da scheggiame atipico.

Per un totale di 29 reperti d?industria ossea, 18 reperti di vasellame degli strati medi, 16 reperti ceramici e 19 resti di ceramiche di superficie.
Il tutto custodito al Museo Archeologico di Taranto, in una teca recante la seguente didascalia: ?Insediamento Subappenninico di Cozzo Marziotta a Palagiano?.

L?invito, dunque, a tutti gli appassionati e curiosi ad organizzare uscite in bicicletta e passeggiate domenicali alla volta di Cozzo Marziotta.
Una sola raccomandazione: portateci i pi? piccoli e raccontate loro dei nostri antenati.

A cura di Antonello De Blasi.
Fonti: Utet, Treccani, Ladiana, Fedele, Lentini, Lopresto.