I Padrini…

12 Novembre 2005 Off Di Life

Salvatore Riina detto “Tot? u curtu”, nacque a Corleone il 16 novembre 1930. A soli diciannove anni uccise un coetaneo in una rissa.
Dopo aver scontato sei anni, ritorn? al paese, diventando il luogotenente della banda di Liggio, impegnata ad eliminare il predominio di Michele Navarra sulla cosca della zona.
Fu arrestato nel dicembre del 1963 e, dopo alcuni anni di reclusione trascorsi all'Ucciardone di Palermo, fu assolto prima a Catanzaro, nel processo dei 114 e poi nel giugno 1969, al processo di Bari. Inviato al soggiorno obbligato, si diede alla latitanza e diresse le operazioni nella strage di viale Lazio.
Preso il posto di Liggio finito in carcere, condusse i corleonesi negli anni Ottanta e Novanta alla realizzazione d'immensi profitti, prima con il contrabbando e poi con la droga e gli appalti pubblici.
Oltre a conquistare il predominio all'interno di Cosa Nostra, sterminando il superboss di Cosa Nostra Stefano Bontade e i suoi fedelissimi, Riina lanci? una pesante sfida allo Stato, eliminando numerosi rappresentanti delle istituzioni e della magistratura e valenti uomini delle forze dell'ordine. Trascorse ventitre anni di latitanza, in assoluta libert? e per lo pi? a Palermo, nonostante le tracce lasciate dal matrimonio nell'aprile del 1974 con Antonietta Bagarella e dai battesimi dei suoi quattro figli.
Fu arrestato dagli uomini del ROS dei Carabinieri il 15 gennaio 1993.
Gi? condannato con sentenza passata in giudicato dalla Corte di cassazione a due ergastoli, a lui vengono anche attribuiti tutti gli omicidi eccellenti decisi da Cosa Nostra negli ultimi decenni.
Attualmente ? imputato in tutti i pi? importanti processi per mafia in corso nel nostro paese, a partire da quelli per le stragi in cui persero la vita i magistrati Falcone e Borsellino.
Fino al luglio del 1997 Riina ? stato rinchiuso nel supercarcere dell'Asinara, in Sardegna: in seguito ? stato trasferito al carcere di Marino del Tronto ad Ascoli dove, era sottoposto al carcere duro previsto per chi commette reati di mafia (art. 41 bis).
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Bernardo Provenzano  (1933 – latitante)Nato il 31 gennaio 1933 a Corleone, da sempre “Binnu 'u tratturi” ? uno dei capi pi? misteriosi di Cosa Nostra, per la mancanza di notizie certe sul suo conto. Non ? un caso se, pur essendo attualmente in cima alla lista dei grandi latitanti, per molto tempo venne invece dato vittima della lupara bianca. Insieme all'amico Tot? Riina, inizi? la carriera criminale nella banda di Luciano Liggio, che espresse nei suoi riguardi un famoso e lapidario commento: ” Provenzano spara come un dio, peccato che abbia il cervello di una gallina “. Fu uno dei protagonisti indiscussi della guerra alle cosche palermitane negli anni Ottanta. Al suo attivo tre ergastoli e altri procedimenti in corso e una latitanza di oltre trent'anni. Per molto tempo ? stato considerato solo un killer senza scrupoli, ma nel corso degli anni gli investigatori hanno individuato in lui una delle menti organizzatrici del riciclaggio del denaro sporco. Alcuni collaboratori infatti hanno affermato che Provenzano? il boss che controlla gli appalti e tiene i contatti con il mondo politico. Alla fine del 1992, la sua famiglia torn? a vivere a Corleone. Ipotesi investigative hanno accreditato Provenzano ed Aglieri come i garanti della pax mafiosa tra le cosche palermitane e i corleonesi.

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Leoluca Bagarella  (1942 – in carcere dal 24/6/1995)Luchino, fratello di Antonietta, la moglie di Salvatore Riina, nacque il 3 febbraio del 1942 a Palermo.

A partire dagli anni Sessanta, fu un esponente di primo piano dei corleonesi e uno tra i killer pi? spietati. I legami con i clan della camorra napoletana, per l'organizzazione del traffico di tabacchi e stupefacenti, gli costarono le prime incriminazioni. Nel 1969 il fratello Calogero rimase ucciso nella strage di viale Lazio.
Sul finire degli anni Settanta il commissario Boris Giuliano lo bracc? per tutta Palermo, sequestrando, a Punta Raisi, una valigia con il pagamento in dollari di una partita di droga e infine scoprendo il suo covo.
Era troppo per Bagarella che lo uccise a sangue freddo in un bar palermitano, la mattina del 21 luglio 1979.
Nel settembre dello stesso anno venne arrestato e rinchiuso all'Ucciardone, dove rimase per quattro anni. Nel 1986, alla vigilia del maxiprocesso, fu tratto in manette su disposizione del giudice Falcone e rimase in carcere fino al dicembre del 1990. Latitante di nuovo dal 1992, dopo l'arresto di Riina, divenne uno dei pi? im- portanti boss di Cosa Nostra, dopo uno scontro con il clan Aglieri, dal quale usc? vincente.
La sua latitanza ebbe termine il 24 giugno 1995, quando venne arrestato dalla DIA.
Oltre alle contestazioni relative agli omicidi di numerosi rappresentanti delle istituzioni, avvenute nel corso degli ultimi decenni, Bagarella ? anche accusato di essere tra i registi occulti delle stragi del 1993.