La Compagnia del Teatro Palagianese

13 Aprile 2004 Off Di Life

?Il figlio del Mercante? narra la storia di Alfredo studente di medicina di un college inglese. Alfredo annuncia tramite telegramma il ritorno a casa, in Italia, in occasione del suo compleanno. La sua famiglia, perci?, ? in fermento. La mamma, Donna Concetta, prepara una festa per l?arrivo del figlio chiedendo l?aiuto della salumiera del paese, Memena. Ad animare la scena ci pensa Chechele, figlio scemotto della coppia e fratello d'Alfredo. In scena si alternano vari personaggi come Teresa che cerca di ?sistemare? sua sorella Titina, non proprio avvenente, Cenzino amico balbuziente di Fortunato costretto a sorbirsi i sermoni sul figlio Alfredo, futuro medico del paese. La storia si accende improvvisamente quando Chechele, involontariamente, smaschera suo Fratello.
Alfredo, in realt?, ha abbandonato da anni gli studi di medicina per intraprendere una carriera incerta di pittore emergente. E? qui che comincia il dramma di Fortunato tradito ed umiliato. Come pu? raccontare alla ?piazza? la drammatica novit?? Si sente un ?pulcinella tra la gente?. Fortunato ? alla ricerca di consigli utili per risolvere il suo ?dramma?: cacciare via suo figlio indegno o accettarne la scelta? Incontra perci? vari personaggi del suo paese: il professore onorevole Mustacchio, anzitutto; l?amico sacerdote Don Isidoro, poi. In cambio riceve consigli diversi e contrastanti che lo fanno precipitare in una vera e propria crisi esistenziale. Il dialogo con la sua coscienza (tradotto in un emozionante balletto) giunge risolutore. La coscienza gli dona la giusta dimensione dei legami affettivi. In questo momento decide di recuperare il legame con suo figlio Alfredo, comprendendo l?importanza delle scelte personali, delle vocazioni intime. Definendo conseguentemente l?inconsistenza delle aspettative spasmodiche dei genitori sui figli. Aspettative che spesso diventano pressioni che disorientano. La commedia ha un immancabile lieto fine, con la famiglia che si ricompone e con la consacrazione di Alfredo a pittore dell?anno.

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Con questa prima opera, allestita e realizzata per soli due giorni (nel dicembre 2000, e ripresa in marzo 2004 ottenendo una grande risposta di pubblico), abbiamo trattato un tema tanto caro a questa nostra generazione. Raccontiamo i rapporti tra figli geni, tutto fare, e genitori sempre pi? ossessivi ed insoddisfatti. In quest?opera i dialoghi in vernacolo centrano il loro obiettivo primario raccontando una realt? popolare, rispolverando espressioni ?d?altri tempi?. Tuttavia conosciamo bene come il nostro vero scopo non sia quello di produrre spettacoli teatrali, ma di servirci della penna e del palcoscenico per affermare e divulgare principi condivisi.

         Non ancora associazione, Abbiamo continuato la ?nostra? produzione teatrale. ?Il figlio del mercante? ? stato l?inizio della nostra magnifica avventura. Ad Agosto 2002 abbiamo riaperto il sipario con ?U? Sin?c d?stu pais?, altro grande evento della nostra ?storia?. Oltre duemila spettatori in tre serate, un pubblico entusiasta e divertito, applausi scroscianti. Resteranno nella memoria di ognuno di noi l?emozioni provate dinanzi ad un pubblico incredulo per le nostre inaspettate capacit?.
Scritta anch?essa dai nostri autori (a firma di Michele Mellone e Domiziano Lasigna), ?U? Sin?c d?stu pais? rappresenta il lavoro pi? impegnativo messo in scena dal nostro gruppo, sia per numero di attori sia per tempi di realizzazione.  

Questa commedia viene concepita come il proseguo della prima. I personaggi che popolano il palcoscenico sono gli stessi de ?Il figlio del Mercante?. Questa volta ritroviamo Fortunato che nel frattempo ? diventato Sindaco del suo paese. La famiglia ? sempre composta da Donna Concetta, moglie di Fortunato, dall? ?estemporaneo? Chechele, dagli altri figli: Alfredo e Lucietta (personaggio non presente ne ?Il figlio del Mercante?). Questa volta Cenzino, diventato il segretario personale di Fortunato sindaco, ricopre un ruolo ?strategico?. ? lui che da sostanza alla trama.
Nel piccolo paese di cui Fortunato ? sindaco viene bandito un concorso a funzionario comunale. Il ?posto? ? ambitissimo da pi? persone. Per questo, improvvisamente, la casa del sindaco diventa meta per i tanti ?amici ? nemici? che  ?pretendono? quell?occupazione.
Inizia il segretario del partito di maggioranza, Don Ciccio Cacace, che pretende quel lavoro per suo figlio. Peppino Santabarbara ? il segretario del partito di minoranza per cui vuole quel posto visto che ha ottenuto poco altro. In scena compaiono poi le ?donne di Fortunato?: Titina una sua ex fiamma, la figlia del generale Sparafucile, la baronessa Clazo di trovara passante lama d?erchia, tutte interessate a far vincere illecitamente quel concorso a qualcuno di loro conoscenza. Cenzino, in qualit? di segretario, presenzia tutti gli incontri. Intuisce l?intenzione di Fortunato di concedere quel posto al figlio di Cacace. In realt? a concorrere per quella poltrona vi ? pure Arturo, fidanzato di Lucietta. Fidanzamento tenuto nascosto a Fortunato. Arturo ? un ragazzo di sani principi, povero ma intelligentissimo. Non ha agganci politici quindi partecipa onestamente con tutto il carico di aspettative di un giovane che si affaccia sul mondo del lavoro. Cenzino conosce le trame sentimentali della giovane Lucietta, spesso ne parla con Donna Concetta. Per questo si impossessa della strategia illecita studiata da Fortunato e Don Ciccio Cacace e fingendosi ?il manovratore? consiglia a tutti gli altri pretendenti di segnare allo stesso modo il compito del concorso. Il terzo atto comincia proprio con il responso del concorso. Tutti i pretendenti segnano il compito allo stesso modo. L?unico compito non segnato ? quello di Arturo, quindi, la commissione corrotta, che attende di individuare ?l?unico compito diverso?, assegna quella poltrona ad Arturo, promesso sposo di Lucietta. In questo momento emerge l?angoscia di Fortunato che per ovviare al misfatto decide di dimettersi da sindaco. Anche qui l?intervento di Don Isidoro risulta essere salvifico. La commedia si conclude con Arturo che rinuncia a quel lavoro, perch? vincitore di una cattedra universitaria, e quel concorso che cade per essere poi ripetuto seguendo tutti i crismi di una liceit? amministrativa.

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Qui condanniamo la tanto ?odiata-cercata? raccomandazione. Non c?? concorso pubblico o esame o colloquio che prescinda dalla fatidica domanda in codice: ?la chiave ce l?hai??. Cio?, hai provveduto a cercare la raccomandazione? Questo ? un tema particolare perch? tratta un ?costume? entrato ormai nel normale modo di intendere le cose. In quest?opera teatrale a vincere ? la legalit?, l?innocenza, l?intelligenza, forse i buoni sentimenti. Ma, nella vita, non ? sempre cos?!
La commedia di chiara impostazione comica consolida un percorso avviato. La realizzazione teatrale, in questa fase del nostro percorso, raggiunge livelli accettabili. Sono ormai due anni che recitiamo tutti insieme per cui l?intesa da palcoscenico ? visibilissima. Questa ? una trama complicata ma accattivante. Ci sono in realt? due storie che si intrecciano, producendo l?effetto sperato: catturare lo spettatore.
?U sin?c d? stu pais? rappresenta un punto di svolta! In questa fase ci riconosciamo gruppo; uniti da una passione per la recitazione. Proprio in quelle sere annunciamo al pubblico la volont? di diventare associazione. Ufficializziamo l?idea di istituzionalizzare il nostro gruppo, il nostro stare insieme. Da qui parte il percorso documentale e burocratico della nascente associazione che ci ha impegnati non poco in quei mesi.
L?incontro dei soci fondatori, la discussione della struttura associativa da adottare, le finalit? da perseguire fino alla redazione dello statuto. A settembre 2002 nasce L?Associazione Socio Culturale Luce&Sale e in essa la tanto attesa Compagnia del Teatro Palagianese.

         Il primo spettacolo scritto e realizzato dalla Compagnia del Teatro Palagianese ? stato Manc? Muort commedia in semivernacolo in due atti (a firma di Domiziano Lasigna e Michele Mellone). Questo ? la prima opera che rientra nell?attivit? del ramo teatrale Luce&Sale pur essendo il terzo lavoro che esiste il gruppo.  

?(Se mi si concede una riflessione personale?) Manc? Muort ? la commedia a cui mi sento pi? legato e non solo perch? il primo sforzo della Associazione, ma perch? il lavoro di Conferma. Manc? Muort ha consacrato il nostro gruppo come primo vero gruppo teatrale palagianese. Siamo stati gli unici ad offrire una forma teatrale, il vernacolo, capace di ritrarre le abitudini e di raccontare i costumi popolari. Tra i tanti obiettivi posti ritroviamo proprio la rivalutazione di usanze ed espressioni che il tempo ha offuscato. In questo consiste lo straordinario successo di Manc? Muort. La gente ha riso delle proprie abitudini, delle loro stesse espressioni. Riconoscendosi nelle circostanze ritrarre e descritte?

Manc? Muort
si basa su di serie di incredibili equivoci!
Una lettera nascosta in casa del protagonista, da sua moglie Angelina, solo per fare una cortesia ad una vicina di casa: Rosarietta, inducono Antonio, calzolaio del paese, a credere che sua moglie Angelina lo tradisca con la complicit? di C?nzella sua madre, da sempre contraria al legame ormai consolidato che lega sua figlia Angelina al marito Antonio. L?atroce sospetto che grava sulla povera moglie porta l?ormai esasperato Antonio a seguire il consiglio di Peppino, l?amico di sempre, Il quale gli propone di fingersi morto e di provare cos?, durante la veglia funebre, l?eventuale infedelt? di Angelina. Il secondo atto si apre con Peppino e Antonio che preparano la morte, pattuendo, anche con il becchino che si occuper? della finta salma, quello che sar? detto durante la veglia funebre.  Angelina, di ritorno da una gita parrocchiale al presepe dei miracoli, trova il marito morto e i compari che gi? lo piangono. Nel piccolo paesetto le voci si spandono fulminee, perci? ecco che attorno al letto presto giungono diversi personaggi: le due comare pettegole, il fioraio, il panettiere, il cavaliere degli Arcibaldi. Tutti raccontano tra pianti, lamenti e nenie le vicende di vita del povero Antonio. Ne nasce quasi un  dibattito che si conclude con la spaventosa sorpresa: Antonio in realt? ? vivo!

Certo gli allestimenti teatrali che la compagnia ha messo in scena rappresentano la punta di un iceberg che ha una base sommersa fatta di duro lavoro e di tanta passione. ? difficile leggere sulle locandine i nomi di tutti coloro i quali lavorano per una realizzazione teatrale.  Mentre risulta facilissimo inchinarsi di fronte al pubblico per ricevere applausi. Ecco perch? la vera forza del nostro gruppo ? anzitutto quella che sta dietro il palcoscenico. ? chiaro! Molto spesso le braccia operaie sono le stesse degli attori che recitano, ma ci sono persone che hanno scelto di collaborare con noi come tecnici, offrendoci una assistenza vitale per i nostri spettacoli.
Abbiamo adottato La struttura delle Opere Parrocchiali come sede teatrale. L?inverno la passiamo nel salone da duecento posti. L?estate la trascorriamo nel piazzale interno da mille posti a sedere. Seppure con tanti limiti strutturali, le opere parrocchiali rappresentano un punto di riferimento non soltanto materiale ma anche spirituale. Siamo partiti dalla parrocchia scegliendo di operare nel sociale e credo sia fondamentale ritrovare un risposta sociale proprio in quei luoghi che ci hanno permesso di maturare questa scelta. Palagiano ha risposto magnificamente ai nostri inviti.

Discorso a parte meriterebbe la carenza di strutture che da sempre contribuisce a menomare il nostro paese. Sembra che ci voglia poco per fare ma ? chiaro che siamo in pochi a voler fare. Ecco perch? ci ritroviamo ad elemosinare spazi privati (oltre le opere parrocchiali) che spesso ci vengono negati.

Meritano attenzione anche i nostri proponimenti educativi circa il rapporto pubblico teatro. Siamo partiti offrendo i nostri spettacoli e, consentitemi, la nostra arte, gratuitamente. Per farci conoscere – ci siamo detti! Passando per la richiesta di offerta libera al pubblico siamo giunti a porre un biglietto ad un prezzo simbolico (lontanissimo dal costo d?ingresso in un grande teatro).
Questa, credo, sia stata una crescita fondamentale anche per educare un pubblico inesperto. Il biglietto a pagamento ? fondamentale non solo perch? occorrono fondi per finanziarci, non solo perch? cos? si da valore all?arte, ma soprattutto perch? questo ? il solo modo di rendere il pubblico parte dello spettacolo. Cos? ogni singolo spettatore diventa elemento della compagnia stessa. Questo ? lo scopo primario del biglietto di ingresso. E sembra che anche questo messaggio sia stato recepito.
Concluderei presentando i lavori in cantiere. ? pronto il Recital sulla vita di San Francesco. Aspettiamo solo che il clima ci permetta di allestire lo spettacolo all?esterno delle opere dato che il salone risulterebbe inadeguato. Questo spettacolo ha permesso di confermare la tendenza dell?associazione, gi? espressa da statuto, a collaborare fattivamente  con altre associazioni del territorio. In cantiere ci sono anche altre due commedie gi? strutturate che speriamo possano vedere la luce nei prossimi tempi.
Continueremo a lavorare con la passione e con la dedizione di sempre. continuando a mantenere il ?segreto? del nostro successo: l?amicizia e la condivisione anzitutto.
I nostri obiettivi (noti ai pi?) sono diretti verso un utilizzo del teatro come canale comunicativo ed interattivo, come espressione di valori nei quali crediamo e per i quali operiamo. Il teatro come servizio. Questo ? il nostro scopo: Il palcoscenico come veicolo e non come meta. Il successo di pubblico come punto di partenza e non come punto d?arrivo.

Domiziano Lasigna