Una fiera internazionale dell?agrumicoltura in Puglia: un utopia?

6 Dicembre 2004 Off Di Life
 due aree notevoli per quel che concerne le produzioni agrumicole: il tarantino occidentale (IGP Clementine del Golfo di Taranto) e il distretto degli agrumi del Gargano (presidio di Slow Food), in provincia di Foggia, senza dimenticare una regione a noi vicina come la Basilicata, che ha nel metapontino un?area di tutto rispetto. Si tratta di realt? che presentano una forte rilevanza dal punto di vista produttivo e che incidono notevolmente sul tessuto socio-economico dei luoghi in cui insistono. Una manifestazione fieristica che andasse ad investire le due zone, simbolo del made in Puglia e Basilicata agrumicolo potrebbe apparire interessante agli occhi della distribuzione moderna con la quale potrebbero aprirsi nuovi mercati, come quello delle private label. Naturalmente i problemi che attualmente si pongono sono innumerevoli. Prima di tutto la struttura: in Puglia gli unici due quartieri fieristici che potrebbero ospitare tale evento, vuoi per la notoriet? acquisita nel corso degli anni, vuoi per le dimensioni, sono quello di Bari e quello di Foggia. Secondo problema: i costi di realizzazione, di partecipazione e di promozione dell?evento sarebbero imponenti. Tutti questi problemi vanno a sommarsi alle difficolt? organizzative di chi questo evento dovrebbe metterlo in piedi. Eppure non sarebbe l?unico caso in Italia. In Emilia Romagna, ad esempio, per citare una delle regioni pi? importanti e dinamiche nel settore agroalimentare, ci sono riusciti ed oggi esiste il Macfrut di Cesena. Quale pu? essere, quindi la soluzione? Innanzitutto occorre creare un comitato organizzatore che si occupi di elaborare un programma di fattibilit?, che riesca a recuperare le risorse necessarie e a stilare accordi con i vari enti e organizzazioni interessate, compreso un ente fiera che appoggi l?iniziativa; successivamente andrebbe realizzata una campagna promozionale tesa ad accrescere nell?imprenditore agricolo quegli stimoli che servono a far si che l?investimento possa dare i suoi frutti (una visibilit? a livello nazionale ed internazionale che possa far conoscere realmente le peculiarit? del prodotto). Per far questo occorre unire le forze in un progetto comune, che veda impegnati tutti i comuni e le province pugliesi e lucane, le due regioni e tutte quelle realt? che hanno a che fare con l?agrumicoltura e con i suoi derivati. La fiera potrebbe essere una vetrina eccezionale non solo per i produttori, ma anche per l?indotto ad essi collegato (dal vivaio all?estrazione dei succhi, dalle confetture al miele, dai dolci ai gelati). Per ultimo, ma non per importanza, la posizione logistica della nostra regione, nel cuore del mediterraneo, sicuramente un trampolino di lancio a due passi da un mercato potenzialmente immenso come quello dei Balcani e del Medio ed Estremo Oriente.Direi che i presupposti ci sono tutti, bisogna solo rimboccarsi le maniche, solo cos? potremo misurarci con lo strapotere della Calabria, della Sicilia e della Spagna e ritornare a chiamarci la California d?Italia.