“L’ultimo dei …mohicani”. di Tito Anzolin
27 Luglio 2009“L’ultimo dei …mohicani”
No! Non voglio parlarvi del famoso romanzo di avventura di James Cooper! Voglio parlarvi del nostro ultimo Grande Eucalipto, patriarca secolare che, tenacemente resisteva lungo “la strada per Chiatona” …. a guardia del “ponte della Simeone”. Enorme, bellissimo, sempre disponibile ad offrire la confortante ombra della sua folta chioma a chiunque glielo chiedesse: una bracciante di ritorno dalla fatica dei campi, una roulotte di moderni visitatori, un venditore di meloni…!
Questo generoso amico, semplicemente… non c’è più! Era l’ultimo di una fila di grandi Eucalipti (come ricorderanno tutti quelli che hanno almeno la mia età), che ornava la “via per Chiatona”: tutti spazzati via, negli anni. Come quell’altra bellissima teoria di pioppi che ornava la “via della Stazione”. Tutti distrutti; per far posto al progresso ed alla modernità, certo! Dove modernità sta per cemento ed asfalto. Lui ancora resisteva, forse perché più lontano dall’abitato, fuori dalla “riserva dell’uomo bianco”. Ora non c’è più: l’ultimo baluardo ha ceduto, nulla ha potuto contro il furore della lama rotante e del disprezzo dell’uomo bianco!
Intendiamoci: sono stato contento, quanto e più di altri, all’avvio dei lavori per il completamento di quel Progetto di ammodernamento della S.S. 106-Dir, il cui primo tracciato (pensate!) fu approvato dal Consiglio Comunale quando chi scrive era Sindaco di questa città e per la cui realizzazione, chi scrive, si è battuto da Sindaco, da Assessore, da Consigliere Comunale, da semplice cittadino. Né si trattava di intralciare in alcun modo i lavori: semplicemente aver la possibilità di verificare se, in fase di esecuzione dei lavori, con quella che tecnicamente si chiama una “piccola variante in corso d’opera” o, magari più banalmente, con qualche accorgimento, era possibile realizzare l’opera e salvare il grande albero.
In verità, quando 10 giorni fa mi accorsi percorrendo quella strada che era cominciato il “taglio degli alberi”, mi preoccupai di telefonare al Sindaco ed all’Assessore per chieder loro di intervenire subito presso l’ANAS per chiedere di non abbatterlo e verificare se fosse tecnicamente possibile salvare l’Eucalipto. Dopo qualche giorno il Sindaco riferì che, secondo l’ANAS, per la previsione di progetto in quel punto, non vi era alcuna possibilità di salvare la pianta.. Dissi che quella risposta non mi convinceva del tutto e concordammo che avrei fatto giungere una nota scritta al Comune, dopo aver consultato il progetto esecutivo presso l’Ufficio Tecnico. Poi il Sindaco avrebbe aggiunto anche le sue considerazioni.
Così, proprio ieri avevo consultato il Progetto e avevo richiesto una fotocopia del tratto che qui vedete, per documentare la richiesta. Ma non ho fatto in tempo a consegnarla: questa mattina, percorrendo la strada, l’amara scoperta che l’ultimo dei mohicani Eucalyptus … si era arreso… era stato sopraffatto…distrutto! Ne ho immortalato l’anima per l’ultima volta, perché almeno se ne conservi l’orma possente e la traccia della storia delle donne e degli uomini di questa terra, possibilmente relegando nell’oblio quell’indegna genia di eredi che ne hanno tradito l’attaccamento alla Natura!.
Lo so, c’è chi dirà anche questa volta… il solito rompicoglioni! Qualche altro, solo appena più elegantemente, i soliti ambientalisti del NO che vogliono frenare il progresso e la modernità.
No, non è questo, chi dice questo vuole solo mascherare la propria ignoranza o la propria ipocrisia.
Si tratta, invece, di comprendere che la vera modernità non è la distruzione, bensì vincere la sfida che oggi è drammaticamente dinanzi all’Umanità: salvaguardare il Pianeta rendendo compatibile le esigenze (quelle giuste!) di sviluppo con la salvaguardia dei Beni Comuni; tra questi Ambiente, Paesaggio e Territorio. Ma come, si obietterà, tutto questo per un albero? Già! Lo so che ai più potrà apparire un insopportabile iperbole nel ragionamento. Potrei rispondere con un altro articolato ragionamento o, magari, citando Al Gore o Barack Obama, ma mi piace concludere con gli amici Indiani, citando quel saggio Grande Capo che lucidamente paragonò la Natura ad una enorme rete di fili e nodi: e come in ogni rete, se rompi anche solo un filo, tutta la rete si può rompere!
O, se vi piace di più: un’altra Cultura possibile, si costruisce anche a partire da piccoli esempi!
Affido alla Rete delle Reti la tutela di quest’ultimo lamento.
Tito Anzolin