25 APRILE: “LA RESISTENZA” DI BERLUSCONI

22 Aprile 2009 0 Di Life

Quest’anno il 25 aprile non festeggerà soltanto la Liberazione d’Italia ma anche il miracolo di Franceschini. Laddove non ebbe fortuna nemmeno il Presidente della Repubblica, pare sia riuscito il segretario “balneare” del Partito Democratico. Risultato: per la prima volta in assoluto Berlusconi potrebbe partecipare a un corteo che celebra i valori della Resistenza, dell’antifascismo, della Liberazione d’Italia ad opera dei partigiani.
Ma è proprio così? Franceschini ha auspicato che il 25 aprile torni ad essere “un luogo condiviso” e “la festa di tutti”. Il premier ha replicato che ci avrebbe pensato e che non aveva mai partecipato alle celebrazioni perchè convinto di un’”appropriazione del 25 aprile da parte di una parte sola della politica”. Ma le parole non sono aria e spesso tradiscono il pensiero.

Un luogo condiviso? Sicuramente: l’antifascismo, nonostante i nostalgici del Ventennio, è uno dei valori fondanti della nostra democrazia. Ma bisogna capire cosa s’intende per “festa di tutti”. Certo la Resistenza ha visto la partecipazione di uno spettro politico molto ampio. C’erano le Brigate Matteotti, legate al Partito socialista, le Brigate Garibaldi, nate su iniziativa del PCI, le Brigate Giustizia e Libertà, legate al Partito d’Azione, i gruppi dei partigiani cattolici.
Ma parteciparono anche le Brigate Bruzzi Malatesta di ispirazione anarchica, e le Brigate Autonome costituite da ex-militari, persone prive di referenti politici e in qualche caso addirittura da simpatizzanti per la monarchia. Una lotta comune, una festa di tutti, che a tutti ha portato in dote il ritorno della democrazia in un paese funestato da una guerra e da vent’anni di fascismo.
Di tutti, sì, ma senza fraintendimenti: è innegabile il contributo che la Sinistra socialista e comunista ha dato alla lotta di Liberazione, per quanto forte sia “la resistenza” di Berlusconi a riconoscerlo.
E soprattutto “festa di tutti” non vuol dire che possa essere equiparato il ruolo dei Partigiani con quello dei combattenti di Salò e dei repubblichini, che difesero il fascismo e si misero al fianco del nazismo: chissà dove saremmo ora, se i secondi avessero avuto la meglio. Questa tendenza al revisionismo storico non è nuova nel nostro paese. Neanche nei discorsi del suo “lider maximo” che non a caso, in quindici anni, non ha mai celebrato la ricorrenza del 25 aprile.

Ecco una piccola cronologia del rapporto fra Berlusconi e questa data della Storia.

Solo un anno fa Berlusconi, in prossimità della ricorrenza, aveva ricevuto a palazzo Grazioli Giuseppe Ciarrapico, di mai rinnegate simpatie fasciste. Il premier aveva invocato poi clemenza per le ragioni dei “ragazzi di Salò” e aveva chiesto un salto di qualità verso la “pacificazione nazionale non per cancellare la memoria, le ragioni e i torti, ma perché chi ha combattuto per la Patria sia considerato figlio di questa nazione”. Equiparando, di fatto, chi aveva combattuto per il ritorno della democrazia a chi aveva difeso, armi in braccio, la dittatura di Mussolini. Nel 2007 Berlusconi, lungi dall’onorare i partigiani, aveva rinnovato agli USA i ringraziamenti per aver liberato l’Italia, cancellando il ruolo dei partigiani nella liberazione del Paese dal nazi-fascismo. Sempre quell’anno aveva dichiarato che non sarebbe mai andato alle celebrazioni pubbliche perchè “quella data e’ la festa in cui la realtà storica viene stravolta”. “Il 25 è una festa di parte”, aveva aggiunto. Nel 2006 non partecipa, nel 2005 dà buca. Nel 2004 idem. Nel 2003 il Cavaliere diserta la cerimonia voluta da Ciampi al Quirinale per ritirarsi in villa a Porto Rotondo per scrivere “il suo terzo libro”. Nel 2002, tornato presidente del Consiglio, mentre Ciampi insignisce la città di Ascoli con la medaglia d’oro alla Resistenza, Berlusconi è in Sardegna “per qualche giorno di relax”. Nel 2001 torna all’attacco affermando “Il 25 aprile è patrimonio di tutti, non solo di una parte, perchè quello fu un giorno di contrasto di tutti i totalitarismi, nazismo, fascismo e comunismo”. Meritano una citazione letterale invece le parole di Ignazio La Russa di pochi giorni fa, tanto più gravi perchè pronunciate da un ministro della Repubblica Italiana. La Russa ha invitato infatti il premier a non partecipare al corteo del 25, “una sfilata di propaganda, una manifestazione di piazza alla quale partecipano personaggi facinorosi” (Napolitano compreso?). Alla domanda se i partigiani meritassero di essere onorati il ministro ha risposto ”Certo che lo meritano, io li rispetto. Era gente che sbagliava, ma in buona fede.” Non si commenta.
Parteciperà quindi il premier al corteo? Ha redarguito Berlusconi, invitando ad andare, persino Francesco Cossiga con una lettera su Repubblica il 25 marzo. Uno, insomma, che proprio di sinistra non è. “Tu non puoi, quale presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica, nata dalla lotta antifascista e dalla Resistenza, non partecipare alle celebrazioni del 25. E non lo puoi neanche quale leader del nuovo Partito del Popolo delle Libertà se non vuoi che su questo partito getti la sua ombra la nube del fascismo e del neo-fascismo”, ha scritto il senatore. Noi rispondiamo che a gettare ombre sul partito ci ha già pensato La Russa. E che se la partecipazione deve trasformarsi in una delle sue solite operazioni mediatiche di propaganda elettorale, senza una reale condivisione degli ideali di fondo del 25 e gettando fango sul ruolo delle Sinistre, allora, è meglio che resti a casa.