Analisi del voto. di Giuseppe Favale.

11 Giugno 2009 0 Di Life

Tutti vincono, nessuno perde, al massimo si “tiene”

Rimandato al 22 giugno l’OK Korral

“Fate presto, perché abbiamo mangiato fagioli!”. Questo il grido di battaglia di chi, stanco di consigli comunali interminabili, gridava il suo disappunto. A corredo, rumori inequivocabili.

Una campagna elettorale da dimenticare. Al più presto. “Elezioni pop”, le ha definite Ilvo Diamanti. Veline, festini e sentenza Mills in primo piano, con poco spazio per la figlia del re, leggi Europa, amministrazioni locali, e qualità dei candidati. Il gossip elettorale non è stato però aperto dai bolscevichi, bensì da FareFuturo, fondazione targata Gianfranco Fini. “Il fenomeno del ‘velinismo’ in politica, è scritto sul periodico on-line, ancorché circoscritto, non aiuta certo a modernizzare una cultura ancora in parte diffidente verso il ruolo delle donne in politica, e a promuovere la pari dignità dei sessi in ogni ambito della vita pubblica, piuttosto rilancia uno stereotipo femminile mortificante, accuratamente coltivato dalla nostra televisione, e drammaticamente diseducativo per le nuove generazioni”.

C’era da aspettarselo. Movimenti di soldati a cavallo lungo il confine, che separa Montecitorio da quel di Arcore. E si replica con

Berlusconi che dichiara “non sosterrò il referendum”, e Fini che invece afferma: “Andrò a votare”. “Oimè, quanto somiglia al tuo costume il mio!”, ma Leopardi offre solo l’input, mentre il contenuto viene gentilmente offerto dalle diaspore locali. Ovviamente, se Atene piange, Sparta non ride.

Un Partito Democratico forte, una opposizione forte, cementano infatti la maggioranza, mentre la frammentazione a sinistra e al centro, con contorno di batosta elettorale non addolcita dai cannuoli siciliani, creano divergenze fra le forze governative. Inevitabile, quindi, la lotta per una leadership reale e programmatica. Raffaele Fitto parla di abbaglio, perché “non è mai esistita una selezione delle candidate del PdL alle elezioni in base a determinati criteri”. Quindi, nessun requisito di coscia, petto e coda, come adombra FareFuturo.

“Sacro Romano Impero Liberale Cattolico”, “Fronte dell’Uomo Qualunque”, “Mondo Anziani”, “Libertè, Egalitè, Fraternitè”, “Partito Impotenti Esistenziali”, “Giovani Poeti d’Azione”, “Comitato Pari Opportunità Maschili”. Questi poi alcuni dei più pittoreschi dei 79 contrassegni presentati per le elezioni europee. Da segnalare, fra questi brillanti florilegi, l’aggettivo Esistenziale, per non destare equivoci nei sostenitori, e la ricerca, dopo decenni di femministe incazzate, di una livellata di genere per il sesso forte. Livellata però inopportuna, se pochi giorni fa, La Repubblica ha pubblicato la foto di “Michelle Obama e Carla Bruni Sarkozy”.

Ritorniamo al “loco natio, ove si passa del viver la primavera”.

Dal voto delle europee, in risalto l’avanzata dell’Italia dei Valori, rispetto alle politiche del 2008 e alle europee del 2004. In calo UDC e Partito Democratico, mentre il PdL arretra rispetto al 2008, avanza sulle precedenti del 2004.

Come da prassi consolidata, dopo il voto si registra solo una voce festante. Da parte di tutti. Nessuno escluso. Le segreterie dei Partiti, al lavoro per le rispettive alchimie valutative. Tutti felici dei risultati e, se proprio non si può nascondere l’arretramento, allora vien fuori che il proprio schieramento “tiene”, facendo concorrenza sleale ai pannoloni dei bambini. Intanto, lentamente scompaiono i manifesti elettorali, che si sono animati di una singolare Spoon River al contrario o, se vogliamo, di epitaffi degni del siparietto più monumentale. Piccola pausa, per ora, dei sostantivi trasformati per incanto in predicati verbali, tale da far inorridire la Crusca. Il più gettonato, e non poteva essere altrimenti, il “comiziare”, che si aggiunge al “piantumare” siepi lungo le coste.

Due centro sinistra contro due centro destra. Questo infine lo scenario degli schemi politici jonici per le provinciali, che alla vigilia del referendum osteggiato da Lega e Partiti minori (bipartisan), fa sicuramente riflettere. E’ in questo scenario che si è deciso da chi sarà guidata la Provincia.

A livello di Collegio 15, vince Rana – 5.428/47,50%, con Florido fermo a 3.621/31,69%. I due candidati locali più votati, Carmine Montemurro (PD) e Donatello Borracci (PdL), sempre a livello di Collegio, riportano, rispettivamente, 2.399/21,62% e 2.320/20,91%. Situazione ribaltata, con riguardo alle sezioni dalla 5 alla 14 (Palagiano), 1392/23,2% contro 1640/27,33%. Circa il totale delle sezioni, dalla 1 alla 14, quasi uguali le percentuali rispettive, sempre con riferimento al loro dato delle dieci sezioni esaminate.

Tutta l’attenzione è ora rivolta al 21 giugno, per la guerra dei mondi.

“Fate presto, perché abbiamo mangiato fagioli!”, dicevamo. E ora che il Milan, quindi Berlusconi, quindi il PdL, rimarranno senza Kakà, cresce ancor più la preoccupazione. Vivesse Montanelli, di certo non gli basterebbe “turarsi il naso”. E gridare Alleluia! Amen.

Giuseppe Favale