Chiarire per capire.di Carmine Montemurro.

27 Giugno 2010 0 Di Life

Ancorché con qualche giorno di ritardo, è doveroso da parte mia fornire un opportuno chiarimento a quei commentatori intra ed extra moenia circa il ragionamento di base che ha portato alla stesura della lettera inviata al Dott. Punzi in qualità di presidente del Festival della Valle d’Itria, ma anche su altre questioni sulle quali a volte si concentra il dibattito in mancanza di altro.

La dialettica politica è popolata da tante posizioni. Tutte quante legittime e rispettabilissime, per carità! Come sono solito dire in politica vi è spazio per tutti, purché il pensiero sia libero e onesto, utile alla edificazione di una società migliore e a misura d’uomo. Chi mi conosce sa benissimo che mi sono accostato alla dimensione politica con molta umiltà, con la consapevolezza di non passare per il messia o il diavolo della situazione, né tanto meno essere classificato tra gli ignavi danteschi.

Ho tanto da imparare da tutti e sono felicissimo di ricevere stimoli e sollecitazioni che mi aiutino a svolgere bene il mio mandato. Pur tuttavia, di certo per mia personale incapacità, non riesco a comprendere la pertinenza di talune osservazioni fatte sull’iniziativa mia e di altri colleghi (la lettera scritta al Presidente del Festival della Valle d’Itria) che ha come unico obiettivo quello di coinvolgere più Comuni della Provincia Jonica all’interno di una dinamica festivaliera collaudata nel tempo e dalle ricadute sulle comunità interessate sicuramente non astratte ed eteree. Mi balena in mente, e la voglio ripetere qui scherzosamente la dipietrina espressione “che c’azzecca!”

Restando dunque sulla lettera al Dott. F. Punzi e per conoscenza al Presidente della Provincia di Taranto G. Florido, essa è nata dall’esigenza di far notare a chi di dovere che un evento culturale e non solo, come può essere il Festival di Martina Franca, in cui la sinergia pubblico-privato è forte e dove il pubblico (Comune, Regione e Provincia) interviene con contributi economici non trascurabili, forse dovrebbe uscire fuori dall’uscio proprio e provare a guardare cosa succede al di fuori. Adottando il criterio dell’equa distribuzione delle risorse, ritengo non sia giusto che vi sia chi riceva tanto e altri solo briciole, e forse neanche più quelle in un periodo di scenari di crisi e di manovre finanziarie che remano contro la tanto auspicata ripresa del Bel Paese.

Mi permetto di dissentire dall’ultima parte del commento a firma di Donato Piccoli apparso sul Palnet a proposito della famosa lettera, nel passaggio che riporto testualmente: “… invece, ritengo che sia necessario recuperare credibilità anche attraverso l’evidenziazione di alcune scelte che la popolazione ha difficoltà a comprendere. L’elettorato, infatti, dimostra continuamente di aver appeso al chiodo l’anello che qualcuno riteneva avesse al naso”. Questa è una verità che sottoscrivo e per la quale sono pronto a battermi con te perché venga ribaltato questo brutto andazzo che fa molto male alla politica e alla gente.

La nostra conoscenza è remota. La stima reciproca ci lega da tempo. Voglio pensare che le affermazioni fatte alludano ad altri, perché se intendevi riferirle a me, starebbero strette per la mia taglia. Per educazione e formazione ho sempre portato grande rispetto nei riguardi dell’intelligenza umana, la sua capacità di conoscere, capire e discernere le situazioni.

Sulla incomprensibilità di talune scelte operate a vario livello, posso essere d’accordo con te. Nello specifico caso proprio no. Proviamo a sentire il parere dei martinesi. Palagiano non è Martina Franca. Noi non viviamo il Festival come lo si vive da quelle parti. Non possiamo capire il ritorno anche economico dell’evento sul tessuto commerciale, ricettivo (alberghi, ristoranti, ecc.) e sul complesso dei servizi ai turisti nella città che ha dato i natali a Paolo Grassi. Il Festival della Valle d’Itria significa ricchezza per Martina Franca e per gli altri centri limitrofi. Se questo è poco!

In riferimento poi alla vexata quaestio della doppia indennità, non una volta, ma in diverse sedi ed occasioni, ho espresso la mia personale posizione senza indugi. Il Consiglio Provinciale di Taranto non ha voluto darsi l’ennesimo privilegio della ‘casta’, ma semplicemente recepire il pronunciamento del TAR di Lecce e allinearsi a quella che è condizione di normalità presente in altre realtà amministrative. Si può discutere di certo sulla sua opportunità etica o sul carattere di somma urgenza attribuita a tale questione, in questo momento difficile per gli italiani. Su questo aspetto c’è la più larga convergenza in seno al Consiglio Provinciale. L’approvazione di quel punto all’ordine del giorno posto sotto accusa, era quasi un passaggio obbligato da fare, e che non va a scalfire affatto in alcuna misura l’onestà e la coerenza di comportamento dell’impegno posto in atto dai consiglieri provinciali. La moralizzazione nella politica non va perseguita ricorrendo a forme giustizialiste con proclami rivoluzionari. Chi decide d’impegnarsi seriamente in politica sa che ciò richiede grossi sacrifici, costanza nel lavoro, spirito di abnegazione, esercizio nella capacità di mediazione e sintesi tra posizioni diverse. La politica, almeno ai nostri livelli, non è più l’eldorado di un tempo, uno stereotipo che non ha ragion d’essere.

In ogni caso, sono fortemente convinto che il problema sia altrove, a monte. All’interno di ciascun partito, come si diceva un tempo dell’arco parlamentare, si dovrebbe porre tra le altre questioni sul tavolo, il divieto a chi ricopre già una carica istituzionale di rilievo amministrativo (sindaco, vice-sindaco, assessore e presidente di consiglio) di candidarsi a ulteriori cariche. Al momento non esiste alcuna disposizione di legge o disciplinare interno che lo vieti.

D’altro canto, come operatore scolastico, sperimento tutti i giorni come nella scuola si faccia evidente il fenomeno dell’accaparrarsi postazioni di prestigio e cumulare incarichi non certo per spirito di servizio e a costo zero. È un problema però che non attiene unicamente alla politica e alla scuola, ma investe anche altri ambiti e settori della società italiana.

Carmine Montemurro