Considerazioni contro l’annientamento della memoria
30 Settembre 2005 La nostra terra ? percorsa da innumerevoli piste antiche, tra cui la preistorica Conversano-Chiatona (quella che, per intenderci, nel nostro territorio, parte dal mare, entra in paese con il nome di corso Lenne, costeggia il castello con il nome di Largo D?Azeglio e risale verso il santuario della Madonna del Carmelo, alle pendici di Mottola), la romana Via Appia, la Regina Viarum, la tardo romana e alto medievale Via Consolare Lamaderchia, la pedemontana costeggiata attualmente, in alcuni tratti, dalla autostrada A14, i tratturelli, lungo le quali il tempo ha voluto preservare resti e vestigia di tempi lontani: il villaggio capannicolo di Cozzo Marziotta, luogo dei primi abitatori, gli italioti, delle nostre contrade, il rudere del Parete Pinto, struttura che, a distanza di decenni di studi, di ricerche e campagne di scavo, ancora oggi pone molti dubbi sulla sua reale destinazione d?uso, la chiesa benedettina di santa Maria de Lenne, con il suo corredo pittorico, la stessa maglia viaria di Palagiano, che molti studiosi ritengono si tratti della localit? Ad canales citata da alcuni antichi itinerari, le sorgenti, che hanno abbeverato uomini e bestie per secoli, le masserie, dalle pi? svariate forme architettoniche, simbolo di potere e, allo stesso tempo, di misere condizioni lavorative, gli ulivi, che hanno assistito al passare dei secoli, dall?alto delle loro fronde spigolose e con tutta l?imperiosit? dei loro tronchi?
? facile scrivere di cose cos? belle, cos? come dovrebbe essere facile amarle.
Ma la realt? non ? questa.
La realt? ? che stiamo annientando lentamente tutto.
Distruggere il vecchio per impiantare il nuovo non significa necessariamente progresso.
Il pi? delle volte significa violentare il paesaggio, stuprare la storia, inconsapevolmente o con consapevolezza, ma ? quello che si sta facendo. Demolire i resti di un centro storico solo perch? ?trattasi di resti senza alcuna pretesa architettonica, fatiscenti spelonche dove non ? possibile vivere secondo gli standard attuali? ? criminale.
Lasciare nel totale abbandono luoghi della memoria come le sorgenti, le masserie, i siti archeologici significa inesorabilmente perderli per sempre, cos? come ? gi? avvenuto in passato (Fontana di Trovara, Cozzo Marziotta, Masseria Carella, la Taverna del Principe, La cisterna delli Jazzari e tanto altro ancora).
Non baster? una benedizione papalina a proteggere le nostre terre se per primi noi non saremo in grado di, innanzitutto, ammirarle, poi conoscerle, capirle, aiutarle e non solo sfruttarle.
Quando un pino d?Aleppo, dall?alto delle sue odorose fronde, che per secoli ha osservato le trasformazioni della piana, ha goduto della frequente visita di greggi, coprendone e riparandone i conducenti durante procelle improvvise o soli accecanti da annebbiare la vista, come un eretico bruciava sul rogo dell?ignoranza pi? bieca, quando tutto questo avviene significa che la strada imboccata ? sicuramente quella sbagliata, bisogna guardare indietro e avere il coraggio di cambiare rotta.
C?? chi gia lo ha fatto, c?? chi lo sta facendo, ma ci sono tanti che non ne hanno alcuna intenzione. In attesa degli eventi
Luigi Putignano
un urlo disperato di chi la nostra “terra” l' ama davvero,
un articolo che a mio parere e' gia' un pezzo di storia.
Non mollare Luigi.
Life