Gli aspetti processuali del Segreto di Stato illustrati con le regole del calcio – di Cleto Iafrate

Gli aspetti processuali del Segreto di Stato illustrati con le regole del calcio – di Cleto Iafrate

22 Marzo 2017 0 Di Life

 

“Come potrebbe la squadra del popolo vincere la ‘coppa della sovranità’ con le attuali regole del gioco?” 

 

Il rapporto tra democrazia e segreto è un problema da sempre molto sentito.

Nell’antica Grecia i cittadini si riunivano nell’agorà per discutere e decidere della sorte comune della polis. L’essere informati, infatti, è diritto presupposto all’esercizio pieno di tutti gli altri diritti individuali.

Pur tuttavia il sacrosanto diritto del popolo di conoscere le operazioni del potere è bersaglio prediletto del pensiero antidemocratico, che ha interesse ad occultare la verità reale. Se il potere mostrasse il suo vero volto, probabilmente, non sarebbe tollerato dai sudditi.

Un potere incontrollabile e arbitrario, invece, assicura la formazione e la manipolazione del consenso, il più delle volte conquistato con l’illusione e la menzogna.

Queste, in sintesi, le ragioni per le quali la disciplina del segreto di Stato – in particolare i suoi aspetti processuali – costituisce da sempre ago della bilancia che mette in evidenza l’architettura complessiva di un ordinamento giuridico.

Il nocciolo della questione verte tutto intorno ad una domanda antichissima e decisiva:

A chi spetta “l’ultima parola” sulla sussistenza di una barriera all’accertamento, in caso di opposizione del segreto di Stato?

La domanda non è altro che la coniugazione della famosa locuzione latina “Quis custodiet ipsos custodes?”, tratta dalla VI Satira di Giovenale.

Ebbene, partendo dal codice Rocco, cercherò, servendomi anche delle regole calcistiche, di analizzare le diverse risposte che l’ordinamento, nel corso degli anni, ha saputo fornire al quesito; seguirà, in conclusione, una proposta di riforma.

 

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