Il cafone all’inferno

4 Maggio 2005 Off Di Life
? parlo per ultimo del problema dell?acqua, in breve, malgrado che si il pi? grande di tutti. Ma un paesaggio si conquista a poco a poco.
Ci? che pochi sanno, in Puglia e in Italia, e ben pochi a Taranto stessa, ? che il territorio di questa provincia ha fiumi veri e propri e acque non poche: dalla parte orientale del gran golfo ad arco molte sorgenti, con al centro la polla di San Cataldo nel mar grande che darebbe sei metri cubi al secondo!
Dalla parte opposta, a occidente, scorrono il Tara, il Lenne, il Lato, il Gal?se, per non dire del Bradano e del Basento, che si trovano al di fuori; e bisogna aggiungere le trivellazioni in corso con bei risultati.
Altro che Puglia siticulosa!
Questa parte almeno fa eccezione ed ? destinata a diventare, se proprio gli uomini non vi si oppongono, la pi? bella e la pi? ricca a pi? delle Murge.
Raggiungiamo dunque il Tara dall?antichissima carrozzabile Bari-Taranto. A 7,4 chilometri da Massafra bisogna piegare a destra per una via di campagna, che rivela subito nei suoi olivi straordinariamente verdi e rigogliosi l?umidit? del terreno.
La conduttura sopraelevata dell?acqua si trova non molto lontano, e si spinge per venticinque chilometri sino all?agro di Ginosa.
Chi ha visto la ferrovia calabro-lucana dentro l?abitato di Bari, cos? sospesa sugli archi di cemento, ha subito un?idea di questo acquedotto. Un altro poi ne sorge a monte, e tutti e due si stendono come ad arco, seguendo la fascia del golfo in curva sino a Ginosa Marina.
Ma tutto il comprensorio non sistende che per soli settemila ettari, e la parte irrigata per quattromila; appena un altro migliaio si giova di pozzi artesiani, sfruttando una falda profonda un centinaio circa di metri.
Subito attira la nostra vista la stazione di pompaggio, poco discosta dagli uffici. Non ? messa sul fiume, ma su un canale che da quello deriva a un chilometro da qui, e vediamo specchieggiare l?acqua verdastra intorno a grandi tubi.
Ma dov?? che pullula l?acqua?
Dove sono queste vene prodigiose?
Qui e per tutti i dintorni, ci si assicura; ed eccoci tutti curvi a spiare fra l?incrociarsi di grandi travature le onde nell?ombra, immobili in apparenza; da queste sorgive si alimenta il canale.
A destra  del canale, cio? a monte, si stende la media e grossa propriet? e l?Ente Irrigazione, che poi in fondo ? l?Ente Riforma o poco se ne distingue, ben lungi dal disturbarla, non ha altro in vista che di sistemarla a prati stabili o avvicendati, in modo da promuovere lo sviluppo zootecnico.
Per? resta sempre il problema, perch? mai dove ne possono vivere cento, ci si deve ingrassare uno solo con danno degli altri novantanove.
Da quest?altro lato invece, si dovrebbe avere un ordinamento orticolo, pel quale osserviamo gi? i primi agrumeti e qualche cataletto.
E i proprietari, i ben noti proprietari del Mezzogiorno?
Uno solo di costoro, a nome Salerno, di Massafra, si ? mosso per conto suo a costruire un impianto di irrigazione per agrumeto, l? fra la sua citt? e il mare.
C?? poi anche un ingegner De Filippis, che esperimenti di irrigazione sia a movimento che a pioggia. ? Ma non ce ne son molti di questi proprietari, – conclude desolatamente uno del luogo, che ci accompagna.
Allora ci prende tutti come ragazzi una gran voglia di raggiungere la litoranea, che ben conosciamo, di fare una corsa gi? gi? sino ai confini della Basilicata.
Ecco la bella strada che il regime fascista riusc? a costruire in vent?anni, senza mai porvi termine per?.
Cos? costruivano i borboni, ai loro beati tempi; le generazioni si addormentavano sulla strada. In pochi minuti abbiamo raggiunto il Tara, che ripresenta qui della larghezza di una quindicina di metri, salvo che il letto ? ostruito da golene ricoperte di aridi cannicci.
A qualche distanza si scorge lo sbarramento con la cabina di trasformazione; poi, lungo la strada, ci si addita in una modernissima cartiera, unico stabilimento industriale di tutta la zona.
Vi lavorano cinquanta operai a due turni, beati loro!
Questi dunque sono gli unici segni di vita.
Uno della compagnia ci informa che sorgeranno li non uno ma cinque borghi, Perrone, Giocosa Marina, Conca d?Oro, Cantore e Chiatona.
Ma questa notizia non suscita reazioni visibili in faccia ai presenti.
Qualcosa di non molto lieto ci turba, e ognuno se lo tiene per s?. Anche qui come ne borghi recenti di Gaudiano e in quelli pi? antichi dei Consorzi, sorger? una chiesa, si accamper? una caserma, collegata con la chiesa, ma prima ancora che arrivino dei contadini!
La zona del Lenne ? presto raggiunta, che fiume non ?, ma piuttosto un ampio e umido letto, una ex grava, come ce n?? tante in Puglia, e questa si distingue pel verde cupo che vigoreggia l? intorno, insolitamente.
Gli occhi del dottore, come di tutti, volano di continuo alla fascia litoranea di pini, pi? o meno grandi, la quale ci accompagna col suo verde cupo compatto, ed ? larga in qualche punto sino ad un chilometro.
Fantasia ci prende di balzar gi? a passeggiare sul mare vicino, all?ombra dei pini; bisogna rinunciarci, non vi sono strade! Invece qua e l? scorgiamo casette per contadini, e qualche forma umana anche, qualche vecchietta seduta fuori al suo lavoro. E gi? il cuore ci si riscalda, gi? si mette a batter la diana alla speranza, quand?ecco? chi fu dunque che ci rovesci? addosso d?improvviso una doccia fredda? ? Qualcosa stanno facendo, certo, ma molti soldi se li pappano; negli uffici c?? confusione e malcontento – .
Un impiegato si trova fra noi, entusiasta a freddo dei borghi di l? a venire; e anche costui accenna a contrasti fra l?Ente e la Cassa del Mezzogiorno, che fanno a pugni quando si tratta di pagare.
[pagebreak]


PINO SECOLARE A 50M DAL FIUME LATO

Eccoci finalmente sulle sponde del Lato: il fiume incurva le sue acque immobili in mezzo a una campagna desolata, senza limiti, deserta?L?impressione ? cos? triste che io, immalinconito, mi sono fermato al di qua del ponte, non ho coraggio di andare avanti.
Ma il dottore: – Questo ? il Tevere, il Tevere tarentino ? si mette a gridare, e subito a gran passi ne misura l?ampiezza, non meno di trentatre metri! Mentre qualcuno tira le somme, noi poggiati in silenzio alla ringhiera, affondiamo gli occhi nella morta steppa. Questo territorio, penso io, dove non c?? orma di vita per decine di chilometri, per almeno due volte ? stato ricco e popolato, nella storia.
Torner? quello di prima?
Qualcuno intanto ci fornisce i dati: il comprensorio di trasformazione fondiaria ? di 109 mila ettari, sulla superficie totale, che ? di 243, ma bisogna includervi anche l?Arneo, la selvaggia marina dell?altra parte.
Invece da espropriare non sono che 18 mila ettari, un sesto appena del comprensorio, e di questo sesto men di un quarto ? stato gi? espropriato, cio? quattromila ettari, una miseria.
Non ha fretta l?Ente Riforma, e lo Stato ancor meno. O perch? dovrebbe far presto? Il tramonto dinanzi a noi si attarda, senza vita, senza colore, atono, come i nostri pensieri, coe la nostra anima.
Soltanto il dottore ? in lena: ? stato a ballare tempo fa a Ginosa Marina, e allora tutto va bene, per il momento.
Ma era destino che i nodi venissero al pettine all?ultim?ora. Anzitutto, nel ritorno, si accende una vana disputa, se la Fiera del Mare avrebbe dovuto precedere o seguire l?industrializzazione della citt?.
I meridionali son famosi per suscitare questioni di lana caprina, per mettere il bastone tra le gambe a chi riesca a far qualcosa. A questo punto il dottore lamenta che a Taranto chi a danaro preferisce darlo in prestito al duecento e trecento per cento.
Ma questa ? la condizione generale del Mezzogiorno; chi non lo sa?
E nessuno se ne occupa, nessuno vi provvede!
Come se ci? non bastasse, un altro dei presenti osserva che tutta la vita tarantina si trova costretta nelle mani di cinque o sei filibustieri, che la dominano nel proprio interesse. ? E tutte le buone intenzioni, tutte le deliberazioni pi? generose devono sottostare al loro volere!
Colui che parla cos? ? un giovine, dinanzi alle prime difficolt? della vita.
Altri tristi casi vengono fuori, di giovani di estremo valore, combattuti, bersagliati, attraversati in tutti i modi, appena dimostrano una capacit? di fare, di risolversi.
La guerra ai giovani, chi non lo sa?
? caratteristica di questi paesi della micragna.
Allora io dico dispettosamente: – Voi altri per?, invece di pensare come difendervi da questi filibustieri, come far lega e catena, non avete che una sola ambizione, diventare pi? filibustieri di loro, metterli in sacco.
Ma io gi? temevo di aver oltrepassato il segno.
Fortuna che le parole non contano molto.
Ci? che conta nella vita ? la trincea da cui si combatte.