Il suicidio di un imprenditore pugliese, la campagna elettorale, il futuro.

Il suicidio di un imprenditore pugliese, la campagna elettorale, il futuro.

28 Aprile 2012 1 Di Life
Avevo promesso a me stesso di non scrivere di questa competizione elettorale, di non commentare i programmi delle varie coalizioni, di mantenere fede all’impegno assunto con me stesso il giorno in cui ho deciso di non candidarmi.
Eppure c’è qualcosa che mi tormenta stasera, qualcosa che mi spinge a pensare e mi obbliga ad infrangere, almeno per un momento, l’obbligo del silenzio che mi sono imposto.
Ho appena letto una notizia che mi lacera il cuore perché la sento particolarmente vicina, non fosse altro per la mia età anagrafica.
Un ragazzo di 32 anni, un imprenditore di Lecce più giovane di me e che a differenza mia ha assunto il rischio di un’impresa economica, si è tolto la vita con un colpo di pistola perché sopraffatto dalla crisi economica.
Aver letto questa notizia ora, appena spenta la televisione sintonizzata su “Servizio Pubblico”, dopo aver ascoltato le parole della figlia di un altro imprenditore suicida, seguite dalle voci di disperazione di diversi imprenditori intervistati, mi da una strana sensazione.
E’ la sensazione che deriva dalla drammaticità con cui si impone una paura: siamo destinati a rimanere senza futuro?
La sensazione che avverto fa a pugni con il clima che si dovrebbe respirare per le strade del paese quando c’è in corso una campagna elettorale.
Tanti giovani impegnati, in ogni coalizione, e la prospettiva di poter valutare i programmi dovrebbero imporre fiducia.
La speranza che la nuova avventura amministrativa, da chiunque venga intrapresa, possa essere migliore di quelle che l’hanno preceduta, in una visione a volte irrazionale delle cose, dovrebbe ispirare in maniera implicita ottimismo.
Eppure.
Eppure notizie come questa non fanno altro che dare concretezza all’aria di mestizia che si respira, alla mancanza di entusiasmo con cui, almeno per grossa parte, la popolazione vive questa campagna elettorale.
Sembra che i cittadini più che dall’incertezza dell’esito elettorale siano presi, giustamente, dall’incertezza delle proprie aspettative di vita.
Ma come si può fare a restituire speranza ad una cittadinanza, intesa complessivamente e non soltanto a livello locale?
Probabilmente mettendo da parte la “paura del voto” ed accettando la sfida di diventare realmente Leader di una Comunità.
Come?
Probabilmente ammettendo, di fronte i cittadini, con molta onestà che ci attendono tempi durissimi e che quello di cui oggi vi è un drammatico bisogno non è un’azione amministrativa, per quanto efficace possa essere, ma un’azione politica realmente capace di ribaltare la prospettiva delle cose.
Bisognerebbe avere il coraggio di diventare “politici veri”, capaci di svolgere una funzione di sindacato del cittadino anche e soprattutto nei confronti delle Istituzioni ormai sempre più oppressive piuttosto che governanti.
Bisognerebbe avere il coraggio di affermare che ben poco possono fare gli Enti locali, la cui esperienza italica può dirsi fallimentare, per migliorare le condizioni economiche e sociali degli abitanti.
Perché è inutile promettere un Piano degli insediamenti produttivi quando in Italia, per il combinato pressione fiscale-amministrativa, non vi sono imprenditori disposti ad investire.
Così come altrettanto inutile è promettere una riduzione fiscale quando, quantomeno per consentire il regolare pagamento degli stipendi, le condizioni non lo consentono assolutamente.
Così come leggendario, quindi falso, diventa promettere investimenti quando, come sanno ormai anche i bambini, gli Enti pubblici in genere possono continuare ad operare solo continuando a nutrirsi del sangue degli amministrati.
Ed allora, perché le morti di questi giorni non siano vane, spero che da questa tornata amministrativa, non solo a Palagiano, emerga qualcuno che sia realmente capace di comprendere che l’attività economica, imprenditoriale, rappresenta un bene da tutelare e non da dissanguare, che il cittadino rappresenta il vero “principe” delle istituzioni e non il loro servitore, che la solidarietà, per poter essere definita tale, deve poggiarsi sulle basi della volontarietà e dell’iniziativa privata e non su false forme di partecipazione artificiosamente stimolate.
In sostanza, spero che emerga un politico.

Auguri a tutti
Donato Piccoli