In viaggio al paese della Seduzione.

29 Marzo 2005 Off Di Life
In viaggio al paese della Seduzione.

    Dopo la sella di Gioia, a met? circa della Bari-Taranto, che si eleva a 360 m., dividendo la murgia di Alberobello da quella di Spinazzola-S. Eramo, il pianoro ondulato del Barese, tutto coperta di vegetazione arborea intensissima, cambia del tutto di aspetto.

Se i colli vicini salgono a quote anche pi? alte, la ferrovia discende per una zona pianeggiante, pi? misera, quella delle grandi propriet?, della grandi culture granarie, cos? poco redditizie, fino al bosco lunghissimo di San Basilio, tutto ad elci e querce pi? o meno rade.

A destra spicca su di un rilievo dolcissimo un piccolo cono, grigio-scuro ed azzurrino: la murgia di Marzagaglia, Monte Montursi, o gi? Monte Camplo, con la cima di Santa Trinit?? Anche vorrei distinguere a sinistra Monte S. Elia e, dietro, il Monte Arimini, sulla Taranto-Martina, il gigante della provincia del Jonio, che si innalza a ben 529 m. Ma gi? c'incassiamo in una forte depressione verso Castellaneta, appena a 246 m., lungo una profonda gravina che costeggia a sinistra la ferrovia, prima parallela, poi irregolare e sempre pi? minacciosa: finch? dopo un lungo giro ad arco si sbuca da una galleria sulla cerchia digradante del Tarentino tutto verde, con in fondo il mare azzurro, qualche punto bianco di vele e gli alti monti della Calabria.

    L'arditissimo ponte di ferro ci mostra ora la gravina vertiginosa in tutta la sua orrida scabrosit?, con pareti a picco, rose e gialle di calcare, con speroni formidabili, che non hanno ancora corrosa le nostre piene paurose.

Ma verso Palagianello anche le gravine si raggentiliscono; fra i grossi sassi spiccano le chiome rotonde degli ulivi; pi? gi? ancora sono microscopiche e del tutto alberate, con ancora qua e l? qualche masso, immobile.

Veramente l'arco azzurrino del golfo pare anche oggi l'idillica cornice fittizia dell'antica citt? democratica e commerciale, ricca di mollezze, di delizie, di bei monumenti, pi? che di virt? militare.

Ed anche da vicino il paesaggio prima pi? mosso, si acqueta e si distende in ripiani e piccole gibbosit? intensamente alberate di ulivi, qua e l? steppose e cespugliose. L'occhio cerca le cittadine di tufo: Castellaneta, Palagianello, poi Massafra a sinistra su di una murgia ancora brulla, e lontano a destra, appena sollevata sul piano, Palagiano con le sue case disperse.

Ogni altra asprezza carsica di sassi ruinosi e nudi, ? lontano, sparita; ogni cavit? squallida di questi dintorni rupestri appianata nel sorriso dell'azzurro, come se queste terre non possano conoscere lagrime.
Anche gli ulivi secolari pare escano ora da un bagno, giovenilmente; e dovunque susini bianchi e peri.

Ecco la punta della Rondinella, ecco il mare quasi a portata di mano, azzurro viola, caldo e cupo, quasi quanto quello di Napoli, “l'innamorato mare” dei sognatori e degli stranieri; ma si ricorda ancora di qualche minaccia con i suoi lampi, con le sue striatura di verde, brusche e livide.

Dall'altra parte, l'altra punta del golfo, S. Vito, oltre le isolette foranee ancora azzurrognole, e la dolcezza del giallo-oro del terreno cretaceo e tufacea, e un che di roseo e di latteo fra mare ed isole.

Illusione di Arcadia: queste cittadine lungo la linea cominciano invece a conoscere la gioia moderna del lavoro e la febbre della ricchezza, sebbene non tutte pulite, mi assicura uno del luogo.

Ci sono le cave del tufo, richieste da ogni parte; l'ulivo ? curato a puntino; c'? sopratutto l'industria del pomodoro, e dovunque le piccole stazioni ne sono ingombre.

Da Palagianello, che serve di sbocco anche a Palagiano, partono ogni giorno, tra giugno e agosto, decine di carri di pomodoro fresco, e il prezzo ? di 200 lire al quintale; e la primizia primaverile si vende per pi?, molto pi?.

E ci sono sul luogo anche fabbriche per la conservazione del pomodoro in scatola.

Peccato che io non possa discendere!

Cose note per?: il principio di quella vita economica sicura, che ci permetter?, fra 50 anni, di avere finalmente una nostra vita civile: la nostra speranza.

Ma qual'? la vita di questa Taranto di oggi?