La Resistenza alla Verit? merita il Nobel

27 Ottobre 2006 Off Di Life
Pansa, che pure non ha una formazione culturale di destra, secondo  i profeti dal facile ?bella ciao? sarebbe colpevole di profanazione del culto della Resistenza e per questo gli hanno gi? conferito la targa di fanatico fascista. Sembra proprio che in questo ?Paese? riaprire certi capitoli del passato ? un?eresia imperdonabile, un affronto ai valori della democrazia. Del resto, in Italia ? molto pi? facile rifugiarsi nell?oscurantismo del politicamente corretto anzich? aprire dibattiti seri e sereni su avvenimenti che appartengono comunque alla nostra storia.  I libri di Pansa cos? come quelli di altri illustri predecessori, prima ancora di essere pubblicati, sono roba  destinata alle masse incolte e analfabete dei neofiti del nazifascismo e degli avventurieri del revisionismo; inutile pure leggerle certe idiozie. Poi succede che qualche ?fascista? curioso come me  decide di spendere quelle 17,00 per acquistare il ? Sangue dei Vinti? e, fin  dalla prima pagina, comprende le ragioni di tanta indignazione. Pansa, racconta dell?Italia post – 25 Aprile e delle violenze di cui si resero protagonisti anche i partigiani. Racconta di bambini uccisi barbaramente per strada senza nessuna piet? ? anziani impiccati nelle piazze ? donne picchiate e violentate ? intere famiglie sterminate. In poche parole, si riportano decine e decine di episodi documentati delle  vendette partigiane  nei confronti di migliaia di persone colpevoli di essersi apparentati col ?Regime?. Nel libro non c?? traccia di revisionismo storico e i valori della Resistenza non sono mai in discussione. Ma ci? non interessa, l?importante ? evitare di fare i conti col proprio passato. Non ho letto ancora ?La grande Bugia? e non posso esprimermi ma di una sola cosa sono sicuro: le tesi di Pansa sono semplicemente scomode e si cerca di screditarle in qualunque modo.

Fo ? il pi? sopravvalutato intellettuale  italiano  del 900, un uomo che  ha costruito il suo successo soprattutto  grazie all?identit? da fiero antifascista cucitasi addosso in tanti anni di carriera. Col suo ?Mistero Buffo?, ? riuscito a vincere un Nobel  misterioso quanto il titolo della sua opera prima. Un evidente premio politico, diversamente non si riesce a  spiegare; pur mettendoci  tutta la buona volont?, mi ? difficile immaginare dei giudici internazionali in grado di tradurre e giudicare un?opera letteraria scritta interamente in  dialetto toscano. Un riconoscimento conferito ad un uomo che, incredibile ma vero, ha combattuto da volontario paracadutista al  fianco dei miliziani della Repubblica Sociale Italiana e contro gli amici partigiani.   ? vero, ha dichiarato di essere stato costretto a farlo ma ha dimenticato di spiegarci i motivi per i quali, morire per morire, non ha preferito rischiare la vita lottando con la Resistenza. Ecco perch?, non pu? che essere Dario Fo  il simbolo di quella Italia che al 24 Aprile  vestiva la camicia nera e il 25 sal? sul carro dei vincitori vestendo la camicia Rossa. Questa ? la cruda e scomoda verit? comune a molti italiani di allora e che non mi permetto in alcun caso di condannare. Si era in guerra e molti decisero di combattere dalla parte sbagliata. Viva l?Italia, Viva la Resistenza, Viva l? Italia liberata.

Rispettosamente, barracuda

PS. Approfitto per solidarizzare con Dario Fo il quale, in una recente intervista alla Dandini, ha candidamente ammesso il senso di frustrazione e l?autocastrazione chimica dei comici italiani. Le sue parole sono state: ?non si pu? fare satira politica contro la Sinistra, i compagni potrebbero non capire?.