La Sconfitta dell’Occidente
22 Aprile 2009Ben gli sta! Le Nazioni Unite gli hanno offerto l’esclusivo palcoscenico ginevrino della Conferenza Internazione contro il razzismo, dove potersi esibire. Il Segretario Generale Ban Ki Moon, pur di preparargli la scena, ha esortato i Paesi assenti per protesta, tra i quali l’Italia, a non lasciarsi andare in atteggiamenti islamofobici pericolosi. Ecco, la farsa è durata cinque minuti. Appena il tempo di ascoltare le parole di fuoco pronunciate dal Presidente iraniano Ahmadinejad contro Israele che, gran parte dei delegati presenti, si sono frettolosamente riversati fuori dalla sala congressuale con la coda tra le gambe. La cultura occidentale, non esente da colpe, perde la sua dignità contro l’islamismo oltranzista e violento. Sicchè, anche quel pizzico di credibilità di cui godeva nel consesso internazionale va a farsi benedire.
A perdere sono in tanti. Innanzitutto coloro i quali, nell’Onu, credevano che a poter dettare linee guida per le politiche antirazziste potessero essere Paesi totalitari e oppressivi qual è l’Iran. Lo sappiamo, via le ipocrisie: le dittature, politicamente, istituzionalmente e moralmente non sono comparabili alle democrazie; sebbene anche quest’ultime sono pur sempre forme imperfette di organizzazione politico – sociale. Fallisce la strategia militare contro il terrorismo islamico di lungo periodo, la quale ha finito per acuire le distanze tra civiltà occidentale e civiltà islamica. Una realtà del conflitto che le dittature islamiche hanno poi sapientemente trasformato in odio viscerale nei confronti degli infedeli occidentali, visti come antagonisti e propinatori di esempi di civiltà univoci.
A essere sconfessata è anche la cultura dell’umanitarismo universale, il cui pensiero debole fine a se stesso, si dimostra privo di concretezze. La solidarietà verso l’altro si dissolve così nella sua astrattezza. Amiamo i bambini del terzo mondo, pretendiamo il rispetto dei diritti umani nei regimi dittatoriali, vogliamo l’abolizione della sharia, abbiamo a cuore tutto ciò che ci è lontano, ma solo per tenere fede ai massimi principi da cui ci sentiamo ispirati. Un amore astratto verso l’altro che, come scriveva Dostoevskij, si risolve nell’ indifferenza verso la realtà esistente. A tale proposito, ritornando allo scontro di civiltà in atto, la negazione da parte dei Paesi occidentali della stessa esistenza di un islamismo estremista, si sta rivelando un gravissimo errore di sottovalutazione che rischia di dare forza alle spinte terroristiche. E rischia di mandare in frantumi il già fragile dialogo costruito con l’islam moderato di “casa nostra”con il quale siamo abituati a confrontarci. Ma che dell’occidente, ad onor del vero, più che dai valori e dai modelli culturali, è affascinato dal suo nichilismo, cioè che noi non crediamo a nulla, siamo sostanzialmente atei, e ci identifichiamo con l’identità consumistica. Ma allora come si fa a passare dall’odio alla fratellanza? Forse, ci riusciamo ripensando a un nuovo concetto di solidarietà, basato sul reciproco riconoscimento delle diversità dei popoli e non più solo sulla tolleranza, cosi come ci è stato insegnato dall’illuminismo. Perché ciascuno di noi, prima di essere “cittadino del mondo”, è innanzitutto figlio delle radici culturali alle quali appartiene: la famiglia, la religione, la storia, la tradizione, la lingua, il laicismo.
Rispettosamente, barracuda.