L’estate dei goal, e dei troppi autogoal

26 Agosto 2010 0 Di Life

Avevo deciso di soprassedere intorno alle insulsaggini, evidente parto di una giornata consumata al mare in assenza di adeguata protezione dal sole cocente, contenute in un articolo a firma della delegata alla cultura M.G. Mellone. Mi consigliava in tal senso la scarsa considerazione che è d’obbligo dedicare a chi confonde la politica culturale con l’intrattenimento che possono offrire bar e luoghi pubblici e declama le meraviglie di una biblioteca pubblica basandosi su una sua personale sensazione.
L’apparire dell’articolo di MisterX ha purtroppo reso impossibile tale soprassedere. MisterX, infatti, sposta la discussione dal significato da attribuire al termine “cultura” verso un problema che, non a caso, ero stato io a porre per primo: quello riguardante la “produttività” del lavoro culturale.

Parliamo allora di produttività.

Stando a quanto afferma la delegata, la produttività della biblioteca comunale avrebbe conosciuto negli ultimi mesi un sensibile guadagno: sarebbe “molto trafficata”, dice; questa sensazione molto generica, a parere della Mellone, dovrebbe essere più che sufficiente per mettere d’accordo tutti sull’evidente successo che la biblioteca starebbe riscuotendo. Sarà proprio così? O magari la consigliera sta tentando un’arrampicata su specchi molto scivolosi?

Il termine “molto”, applicato per valutare il “traffico” di persone, dovrebbe stare a significare, se non sbaglio, due cose soltanto: a) nel caso in cui non si dispone di precedenti serie statistiche, che soggettivamente si considera soddisfacente il numero di avventori che un’attività mai prima esperita sta richiamando; b) se la medesima attività è già stata esperita e quindi si dispone di serie statistiche anche precedenti, che il confronto con una vecchia gestione risulta favorevole a quella subentrata nel frattempo.

Mi pare che nel caso della biblioteca l’unica valutazione consentita sia quella che rientra perfettamente nel punto b). Se le cose stanno così, è possibile ottenere la pubblicazione delle serie relative al numero di utenti serviti da entrambe le gestioni? La cosa non dovrebbe essere difficile, bastano pochi minuti per consultare il database delle presenze giornaliere medie e stamparlo.
Attendiamo fiduciosi il responso.

Entriamo adesso più nello specifico per cercare di ottenere una risposta anche dal lato della produttività vera e propria. Io conosco solo un metodo per ottenerla: si divide il servizio offerto per il costo sostenuto. Se la consigliera è in grado di suggerircene altri ci mettiamo, anche stavolta, in paziente attesa.

Intanto facciamo due conti alla maniera della classica casalinga di Voghera.

L’attuale gestione è attiva da circa 8 mesi – consideriamo solo l’anno in corso, per ogni mese ha percepito dall’ente Comune 5.000 euro. Considerati 2 mesi di “volontariato” gratuito, l’attuale gestore ha percepito 30.000 euro per il servizio fin qui reso. Dato che l’anno non è ancora finito, escludendo altri periodi di “volontariato”, possiamo prevedere che il servizio per l’anno 2010 costerà alle casse comunali 50.000 euro.

Quei 50.000 euro corrispondono, grosso modo, a quanto la vecchia gestione percepiva nell’arco di 2 anni. Certo, non possiamo ancora avanzare valutazioni poiché siamo in attesa del responso di cui si diceva prima; la valutazione analitica ci riserviamo allora di farla quando e se ci sarà l’atteso responso. Per l’intanto ne proponiamo una “all’impronta” sulla scorta di quella resa dalla consigliera: il “traffico” attuale a noi sembra ben poca cosa rispetto a quello che si aveva in passato, ma è sempre possibile l’errore quando ci si affida a sensazioni personali e le nostre lo sono quanto quelle della Mellone,

In attesa di poter meglio valutare la produttività della biblioteca, dedichiamo qualche considerazione a un argomento che non dovrebbe avere bisogno di dati numerici.

Parliamo di cultura.

Come già detto, trovo singolare che la responsabile alla cultura di un Comune si rallegri del fatto che i bar del paese siano affollati. Cosa c’entrano, di grazia, i bar con la cultura?

I bar promuovono serate d’intrattenimento, com’è giusto che sia, per allietare e attirare i loro clienti. Possiamo senz’altro sostenere che, perseguendo quei due obiettivi, diventino giocoforza centri di aggregazione. C’è però bisogno di una forte potenza immaginifica per arrivare a dire che grazie a quel tipo di aggregazione “riescono anche a creare forti argini e reti di sicurezza per coloro che sono maggiormente esposti a fragilità e solitudini.”

Se i bar assolvono così bene al compito che la consigliera attribuisce loro, che bisogno abbiamo di una delegata alla cultura o, meglio ancora, degli stessi Servizi sociali?

Non sembri peregrina la mia domanda. Sappiamo tutti che, per scarsità di fondi, l’attuale amministrazione ha in pratica delegato ai bar l’organizzazione del cartellone dell’intera estate palagianese. I bar hanno più o meno bene assolto a tale compito, ma non sembra ridicolo che la delegata alla cultura se ne voglia attribuire il merito? Non sarebbe invece più giusto che la consigliera ci dicesse cosa ne pensa degli eventi finanziati direttamente con il denaro pubblico?

Vogliamo vederli questi eventi?

Non prendiamoli in considerazione tutti. Soffermiamoci su quelli che da soli hanno assorbito metà delle risorse complessive: 9.000 euro.

Di quei 9.000 euro, 4.000 sono stati destinati all’associazione “Luce & Sale”. Detta associazione ha proposto tre eventi teatrali e uno cinematografico. Ha totalizzato spettatori per almeno 2.000 presenze, segno che i suoi spettacoli sono stati graditi. Ha offerto la possibilità di verificare con mano cosa è possibile ottenere dai palagianesi quando si dedicano ad attività culturali, non poco.

I rimanenti 5.000 euro sono serviti a finanziare un’unica serata che prevedeva Cisco, della quale è stato dimostrato altrove il flop, e il fuori programma offerto dal bamboccione imbalconato che, guarda caso, si ritrova a gestire la biblioteca delle meraviglie.
In pratica, un’intera comunità ha pagato un biglietto da 5.000 euro per ricevere un sonoro “Vaffanculo”!

Ci dica consigliera Mellone, considera anche quel “Vaffanculo” come un goal di pregevole fattura?

Mimmo Forleo

PS: Dopo tante domande, mi permetto di dare un suggerimento alla consigliera: in taluni casi sarebbe bene virgolettare il termine “volontario”, invece di renderlo con la maiuscola iniziale.
Se il suggerimento le appare di oscura decifrazione, sono disponibile a fornirle lumi in qualsiasi sede. Consideri però che io tendo a preferire i posti pubblici.