Paura tra i militari italiani in Iraq: vogliamo tornare a casa! A cura di A.De B

6 Marzo 2005 Off Di Life

Si sono spaventati, i militari italiani.
Tra l?altra sera e ieri mattina, molti militari di ogni ordine e grado hanno chiamato il call center dell? Unac (l?associazione dei carabinieri che ha pi? volte protestato contro la permanenza degli italiani in Iraq) per chiedere spiegazioni su quanto accaduto e raccontare la propria agitazione.
Da parte dell?Arma e dell? Esercito nessuno si azzarda a mettere tra virgolette ipotesi su quanto sia realmente accaduto.
Ma certo, aggiunge l?alto militare, ?la situazione di rischio si ? triplicata?.
?L?avevamo gi? detto. Le condizioni ormai in Iraq sono troppo instabili per credere che il nostro contingente possa rimanere nel territorio. Ed ora lo pensiamo ancora di pi?.?
In realt? in Iraq il contingente italiano entra difficilmente in contatto con quello americano.
La zona di Bassora, dove si trova anche Nassiriya e quindi la base Camp Mittica di Tallil, ? sotto il controllo degli inglesi. E per di pi? ormai da mesi gli italiani sono di fatto confinati nel loro compound , da cui escono solo per brevi perlustrazioni ma quasi sempre tenendosi ben lontani dalla citt? di Nassiryia.
Anche l? incidente costato la vita a Simone Cola ? stato particolarmente sfortunato, visto che la missione di appoggio in cui ? morto il giovane elicotterista ? stata una delle poche in cui sono stati coinvolti gli italiani negli ultimi mesi.
Una iniziativa di appoggio al contingente portoghese, quella del 21 gennaio, in cui l?elicottero su cui viaggiava Cola avrebbe dovuto fornire una semplice copertura.
Il quadro non ? cambiato neppure quando, circa un mese fa, a Nassirya sono arrivati i Mangusta, i super elicotteri da combattimento con una potenza di fuoco di quaranta colpi al secondo e che per il momento non sono stati affatto impegnati nel territorio.
?Il pericolo americano per i nostri militari c??, soprattutto perch? i giovani marines mandati in Iraq sono terrorizzati e si muovono partendo dall? ipotesi che le vittime civili irachene non hanno alcuna importanza per l?opinione pubblica americana?, ci spiega il militare con cui abbiamo avuto modo di parlare.
E aggiunge: ?Poi c?? un problema di fondo: non ci sono procedure concordate su come i nostri militari si debbano muovere in zone sotto il controllo americano, dato che abitualmente non ci siamo. E? per questo che in parte incidenti del genere, nel caso di militari italiani inviati a Baghdad, potevano e possono essere prevedibili anche a prescindere da questo incidente recente.?
Da qui a dire che la missione italiana in Iraq potrebbe cambiare in qualche modo per quanto ? accaduto o che i tempi potrebbero essere ripensati ce ne corre.
?Parlano di exit strategy ma l?invio di Mangusta vuol dire mandare un segnale che va in direzione opposta?.
Hanno davvero ragione i nostri ragazzi a non sentirsi pi? sicuri dal pericolo americano.
Hanno davvero ragione i nostri ragazzi a voler desiderare di tornare a casa.
Riportiamoli in Italia sulle loro gambe.
Non vogliamo pi? la tromba che suona il silenzio, n? le mani del Presidente che accolgono solennemente casse avvolte nel tricolore!

A cura di Antonello De Blasi e Sa.M. (Il Manifesto).