SULLE ORME DELLA PIAZZA

10 Luglio 2006 Off Di Life
Nel 1485 quello che ? stato probabilmente uno dei pi? grandi umanisti del Nostro Paese, Leon Battista Alberti, sostiene nel suo trattato dedicato all?architettura ?De Re Aedificatoria? che: ?Occorre tener presente che una citt? non ? destinata solo ad uso di abitazione; deve bens? esser tale che in essa siano riservati spazi piacevolissimi e ambienti sia per le funzioni civiche sia per le ore di svago in piazza, in carrozza, nei giardini, a passeggio.

“La piazza, quella costruita attraverso la sedimentazione di lente stratificazioni nei centri storici, quanto quella realizzata ex novo nelle citt? contemporanee, rappresenta in ogni caso spazio privilegiato della socialit? di un centro, il luogo dell?incontro e dello scambio, dove cultura e storia, simboli e tradizioni, rivivono quotidianamente e trovano spesso nuova linfa secondo quelle stesse modalit? entro cui Aristotele identifica il concetto di sicurezza e di felicit? che una citt? deve saper offrire ai suoi abitanti.

Dunque ritengo che il problema non attenga esclusivamente all?ordine Estetico (che pur per quanto mi riguarda sarebbe ragion gi? sufficiente per invocare un intervento risolutore) ma di ordine ben pi? rilevante, anche di fronte a ragioni pragmatiche.
Guardate l?estetica per definizione esatta ? la dottrina della conoscenza sensibile, vale a dire della conoscenza del mondo attraverso i sensi e non coincide, come si ? portati a credere in senso crociano, con la definizione del bello.

Bene, non so i vostri sensi ma i miei, vi assicuro, gridano vendetta nei confronti di quella fontana tendendo verso percezioni di abominino.

Quello che cerco di trasmettere nel mio ruolo di educatore a coloro che hanno la sfortuna di essere miei allievi e che si presume diventeranno, in un pi? o meno prossimo futuro, progettisti ? che quando si realizza un?architettura “Etica ed estetica sono la stessa cosa” ?
E non lo faccio solo per ostentare la citazione di Ludwig Wittgenstein ma, perch? sono convinto che nella citt? contemporanea, purtroppo, gli spazi senza qualit? si affastellano in una sequenza indifferente a qualsiasi contesto, omologano le citt? le une alle altre, confondendo i ricordi, la dignit? e le identit? dei singoli luoghi.

Con l?entusiasmo di chi crede che sia ancora necessario creare opere utili, ma soprattutto che queste debbano essere, prima che belle o brutte, rispettose del contesto culturale nel quale vanno ad insistere, propongo quindi di restituire al nostro Paese dignit? e a partire da un gesto simbolico e significativo di risarcimento dei propri spazi della loro memoria.
Sono convinto, pur allontanandomi da questioni puramente tecniche ed economiche, che sia sufficiente asportare quel incomprensibile volume per sostituirlo con una semplice pavimentazione, simile a quella attigua, o ancora meglio facendola di tappeto erboso.
Un intervento che costerebbe poche migliaia di euro ma che libererebbe da un?ingombrante occlusione la nostra piazza e la nostra tradizione.

Poi chiss? che qualcuno dei nostri concittadini sia cos? magnanimo da decidere di donare al nostro Paese un oggetto della cultura contadina che possa presidiare quello spazio liberato a ricordo di come solo riconoscendo le orme di chi ci ha preceduto si va avanti?

con affetto

Antonio Labalestra