“Terroni”, di Pino Aprile: una Lezione di Antistoria

13 Marzo 2011 0 Di Life

Una Lezione di Storia. Di antistoria, per l’esattezza. Durante la relazione di Pino Aprile, che presentava il suo libro, “Terroni – Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali”, nell’Auditorium di Corso Lenne, gremito di persone, solo volti attenti, per seguire quella che si stava rilevando una sconcertante errata corrige dei testi di Storia, in particolare dal Regno d’Italia (1861) in poi.
“La storia di oggi è ancora quella di ieri, si legge nell’ultima di copertina. La nostra fu interrotta, e si può riannodarla solo nel punto in cui venne spezzata. Non si può scegliere la ripartenza che più conviene. Quel che gli italiani venuti dal Nord ci fecero, fu così spaventoso, che ancora oggi lo si tace nei libri di storia”.
“Questo non è un libro contro l’Unità d’Italia, ma per l’Unità d’Italia, ha esordito l’autore.

L’impresa che si chiama Unità d’Italia, che non c’è mai stata, è morta di parto 150 anni fa, ha un mito fondante: mille arcangeli hanno sacrificato la loro gioventù per un ideale altissimo, sono andati a liberare quelli che erano poveri, arretrati ed oppressi. Questo non è corretto, e poiché le azioni sono figlie del nostro sapere, se sbagliato sai, sbagliato fai. Se racconti come davvero è avvenuta l’Unità, gli onesti non potranno che agire diversamente di fronte ad un diverso sapere, che è: il Sud d’Italia, come dimostrato dall’Ufficio Studi della Banca d’Italia, e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel 1861 era alla pari con il Nord, per la produzione di ricchezza, ma già da un anno il Sud era un campo di battaglia, per cui nel 1860 il Sud era almeno un pò più avanti del Nord”.

Avvenne poi che “il Sud fu privato di tutte le sue aziende. I più grandi stabilimenti siderurgici del tempo erano in Calabria, e la migrazione verso le grandi fabbriche avveniva da Brescia allo stabilimento siderurgico calabrese, non il contrario.
Chiusero tutto e sfasciarono gli altoforni, distruggendo la capacità di produrre” . Il perché di tutto questo, è presto spiegato: “Se in Italia si ha un Nord che va veloce, ha aggiunto, ed un Sud che va lento, è perché si vuole che il Sud non vada veloce come il Nord, e che si limiti a consumare le merci che il Nord produce. La tassa sulle abitazioni era tale che un casa dei Sassi di Matera pagasse molto più delle ville sul lago di Como, in modo da penalizzare il Sud e favorire il Nord. Il ritardo del Meridione è un ritardo costruito secondo precise e ferree volontà, imposte con le armi.
I francesi in Francia sono trattati da francesi in qualsiasi parte della Francia stanno, autostrade ed Università sono uguali in ogni parte.
In Germania non c’erano due Paesi divisi, erano due Paesi nemici, erano le punte avanzate dello schieramento di due superpotenze nemiche. La Germania è diventata una, e fra le prime misure in tale direzione, fu l’equiparazione del valore del marco. Se l’Italia avesse dovuto fare per il Sud ciò che la Germania Ovest ha fatto, con i tempi italiani ci avrebbe impiegato 500 anni. La Germania Ovest ha investito nell’Est, ogni anno, quello che gli Stati Uniti hanno investito nell’intera Europa con il Piano Marshall. E’ così che Est ed Ovest, dopo venti anni, sono ufficialmente alla pari. In Germania hanno voluto eliminare la questione orientale, da noi vogliono mantenere la questione meridionale. Il Sud è una colonia interna, come era l’Irlanda per la Gran Bretagna: non siamo un caso unico al mondo, siamo il caso che dura da più tempo”.

Racconta poi un aneddoto legato a quando fece “Viaggio nel Sud” con Zavoli, dove furono raccolte una serie di interviste: “Un contadino, avanti negli anni, raccontò che suo padre da bambino gli disse di aver sentito alla radio che in Africa gli italiani avevano fatto le strade, gli ospedali, la ferrovia, e lui pensava: ‘Ma che sfortuna, se gli italiani avessero conquistato noi…’”.

Alla fine del suo seguitissimo intervento, una riflessione: “Le parole dicono di più di quello che si vuole dire.

Celebrazione dei 150 anni, ma 150 anni sono un compleanno, non si celebra un compleanno, lo si festeggia, mentre il 2 novembre si celebrano i morti”.
In questi giorni, sul sito www.affaritaliani.it, si legge che Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, si rallegra per quanto accaduto davanti a una discoteca vicentina, dove è stata bruciata una sagoma barbuta in camicia rossa – raffigurante Garibaldi – che portava appeso al collo il cartello ‘L’eroe degli immondi’.
“Non a caso, dice Borghezio, i patrioti italiani hanno organizzato una sfilata allegorica con i garibaldini con le camicie rosse al Carnevale di Fiumicino. Tutto ciò ci fa capire che il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia è soltanto una grossa pagliacciata carnevalesca”.

Ben vengano quindi lodevoli iniziative, come quelle degli Istituti scolastici De Ruggeri di Massafra, e Sforza di Palagiano, dove viene letto il libro “Terroni”, perche “Le Nazioni, ha detto Pino Aprile, sono sempre figlie di quello che si sa”.

Giuseppe Favale

“Gl’italiani vanno al Nord in cerca di soldi; al Sud in cerca dell’anima” (Terroni).