I disastri logici, inconsapevoli, del buon samaritano

I disastri logici, inconsapevoli, del buon samaritano

16 Dicembre 2012 3 Di Life

Se volete, ascoltate attentamente quest’intervista rilasciata da Gino Strada a Radio Capital e rilanciata da Repubblica. Tutto quel che sostiene Strada sembra essere ispirato dal buon senso e dall’amore per il prossimo. Non metto in dubbio il secondo; contesto, e pure aspramente, che vi sia anche del buon senso nei concetti espressi dal rappresentante di Emergency.

Riassumo, per quanti non volessero sobbarcarsi il peso dei quasi dieci minuti di durata dell’intervista, le cose sostenute da Strada e i presunti argomenti che le sosterrebbero.

Innanzitutto Strada vuole che la sanità “in un paese civile debba essere completamente gratuita per tutti a prescindere dal reddito. Poi, chi ha di più deve pagare di più nel senso che deve pagare più tasse”. Lo spunto per affermare una simile genialata gli viene da Napolitano, il quale il giorno prima aveva sostenuto come sia invece giusto che i “ricchi” contribuiscano in misura maggiore ai costi del sistema sanitario pubblico.

Lasciamo un attimo da parte il tema riguardante le ragioni per cui ogni sistema pubblico di sanità finisca col divenire insostenibile, ne parleremo più avanti, e porgiamo a Gino Strada la seguente domanda: Perché solo la sanità dovrebbe essere gratuita? Non si potrebbe anche pensare di rendere gratuiti il cibo, l’istruzione e perfino i divertimenti?

Immagino che Strada, il quale si dice d’accordo sull’istruzione gratuita, darebbe una risposta come questa: “Uno il cibo, se gode di buona salute, può garantirselo lavorando. E così pure una casa, l’automobile o il divertimento.”

Rimarrebbe fuori l’istruzione, che Strada pretende sia anch’essa del tutto gratuita, ma dobbiamo riconoscere che il discorso sembra filare. Lavorando e pagando le tasse dovute, ogni cittadino contribuirebbe alla realizzazione del desiderio di Gino: Sanità e scuola gratuite per tutti!

Appunto di un desiderio però si tratta, perché la pretesa gratuità di detti servizi, l’abbiamo visto, ha comunque un costo che i cittadini pagano attraverso le tasse.

Perché allora, atteso che sono comunque i cittadini a dover pagarsi un servizio apparentemente gratuito, arrivarci attraverso un sistema cervellotico come le tasse? Non sarebbe più semplice lasciare il denaro in mano ai contribuenti e consentire che siano loro a spendere quando e come vogliono quel denaro in salute e scuola?

“Eh no!”, risponderebbe Napolitano. “Non tutti i cittadini godono dello stesso reddito e pertanto non tutti potrebbero permettersi lo stesso livello di qualità nell’acquisto di detti servizi. È perciò giusto che sia lo Stato ad intervenire redistribuendo, tramite la tassazione, redditi che sono eccessivamente diseguali.”

Dunque, stando a quanto sostiene Napolitano, il problema da risolvere sarebbe di natura reddituale. Lo Stato, nella sua infinita bontà e saggezza, consente anche al più povero di godere lo stesso trattamento di cui potrebbe godere solo il ricco.

Ma siamo proprio sicuri che si tratti di un problema di redditi diseguali e non, magari, di prezzi che grazie all’azione esercitata dallo Stato crescono a dismisura e in maniera tale da divenire proibitivi per il povero e qualche volta perfino per il ricco?

Sentiamo cosa ha dirci in proposito Gino Strada: “un intervento di sostituzione della valvola mitrale, per esempio, di cardiochirurgia, viene rimborsato a chiunque lo effettui, che sia un ospedale pubblico o piuttosto che un ospedale convenzionato. Viene rimborsata una cifra che è variabile da regione a regione, ma si parla tra i 18 e 26.000 euro. Quell’intervento, che noi eseguiamo normalmente ogni giorno a Khartoum, ci costa 1.700-1.800 euro.”

Alla faccia! Siamo, se non vado errato, su un ordine di differenza numerica pari se non superiore a 10 volte il costo che si sosterrebbe compiendo lo stesso intervento in un posto piuttosto che in un altro. Lo Stato italiano, se davvero volesse ridurre i costi del proprio sistema sanitario, invece di aumentare le tasse ai “ricchi”, potrebbe tranquillamente caricare i suoi ammalati su un aereo e spedirli nel Sudan a curarsi. Una parte della cifra risparmiata la si potrebbe anche dedicare per garantire vitto e alloggio ai parenti degli ammalati che volessero seguirli per assisterli, il risparmio complessivo realizzato sarebbe comunque consistente!

Chiediamoci a questo punto come sia possibile che si dia una tale differenza di prezzo tra l’Italia e il Sudan per lo stesso intervento chirurgico. Dipenderà forse dal fatto che Emergency, a insaputa di Gino Strada, mette in atto delle vere e proprie politiche di libero mercato?

Vediamo un po’. Le valvole mitrali credo che vengano acquistate sullo stesso mercato di cui ci si serve anche in Italia. Non penso proprio infatti che in Sudan, con i problemi che si ritrovano, abbiano avuto il tempo e le risorse per impiantare un’industria che risulterebbe quantomeno all’avanguardia in fatto di produttività. Anche se così non fosse, per assurdo, cosa impedirebbe alle strutture ospedaliere italiane di servirsi della stessa industria?

Qualche risparmio potrebbe invece venire dal più basso costo dei salari pagati in loco, per il personale medico, paramedico e per quello che si occupa di pulizie ecc. Anche in questo caso vale il discorso fatto prima: cosa impedirebbe all’ammalato italiano di poter utilizzare gli stessi servizi fornitigli in Italia, ad un costo ben superiore, recandosi all’estero? Magari non necessariamente in Sudan; ci sono molti paese dell’est Europa i cui servizi sono comparabili ai nostri per professionalità.

Lasciando fare al libero mercato, insomma, il risultato che si otterrebbe sarebbe la tendenza a parificare nel tempo e in ogni luogo i costi necessari per finanziare e mantenere profittevole l’industria della salute. Abbassandoli laddove sono oggi troppo alti e innalzandoli lì dove sono “troppo bassi” per i nostri standard.

Altro che la pretesa puerile e illogica avanzata da Strada di eliminare “la possibilità di profitto per chiunque, che sia un investitore privato piuttosto che il carrozzone della burocrazia”. Strada, tra l’altro, dimentica che la sua stessa organizzazione, Emergency, può svolgere la propria attività soprattutto grazie alle donazioni di privati. E da dove provengono quelle donazioni, se non dal profitto?

Mimmo Forleo