I due imbonitori

I due imbonitori

12 Dicembre 2012 4 Di Life

Consentitemi, prima di entrare in argomento, una breve divagazione sulla ridiscesa in campo di Berlusconi. I molto “democratici” italiani di sinistra e di centro, appena Berlusconi ha cominciato il risaldamento a bordo campo, si sono impegnati strenuamente per decretarne l’espulsione, ancor prima che toccasse un solo pallone. La cosa sarebbe ridicola a raccontarsi se non vi andasse di mezzo qualcosa che lor signori giurano di considerare “seria”, la democrazia. Deve essere così poca la fiducia che nutrono nella democrazia e nel popolo cosiddetto “sovrano”, da ritenere legittimo ogni strumento che ne sospenda, anche in maniera grave, i poteri.

Tolto questo sassolino dalla scarpa, andiamo adesso a parlare di Berlusconi e Monti.

Entrambi hanno rilasciato nei giorni scorsi delle dichiarazioni riguardanti in generale lo stato dell’economia e approfittando dell’occasione hanno provato a stilare gli elenchi delle proprie discolpe e delle colpe altrui.

Secondo Berlusconi, la colpa del pessimo stato in cui versa l’italica economia sarebbe interamente dell’Europa «germanocentrica»: ad essa dobbiamo le pesanti misure di rigore nei conti pubblici che ci hanno condotto dritti nel tunnel recessivo.

Ora. A parte la coerenza con cui Berlusconi difende sue passate prese di posizione (ricordate quando affermava che “i ristoranti sono pieni” e “la crisi è un’invenzione”?), appare francamente sconcertante oltre che sfrontato arrivare a dichiarare, «mi opponevo alle richieste tedesche come quelle che hanno quasi portato la Grecia alla guerra civile». Le due manovre finanziare varate dal suo governo, in un solo anno, sono state forse dovute alla necessità di vincere la noia in qualche modo?

A noi sembra di ricordare che l’Europa comunicò all’Italia un vero e proprio vademecum di misure da prendere, avente il tenore di un ultimatum: “Non avete scelta, cari italiani. Se pensate di fare diversamente, la fine che sta facendo la Grecia vi sembrerà presto una dolce eutanasia da invidiare.” E Berlusconi si adeguò, dovette adeguarsi.

Sappiamo bene comunque che il Cavaliere è persona che regge al massimo per cinque minuti i discorsi troppo seri, preferisce di gran lunga volgere tutto in barzelletta. E infatti:

«Siamo andati avanti da quando c’è l’euro a pagare il 4,3% – ha osservato Berlusconi – la Germania il 3,3%. Poi però la Germania ha deciso di fare una cosa nel suo interesse, ordinando di vendere tutti i titoli del tesoro italiani. A quel punto, i fondi americani e internazionali hanno pensato che se la Germania vende, ci sarà sotto qualcosa e hanno iniziato a vendere anche loro».

Il Cavaliere deve soffrire di gravi amnesie ormai, stante l’età avanzata. Dimentica infatti che le banche tedesche, prima ancora di vendere i titoli italiani, per evitarsi un tracollo rovinoso [*] si erano liberate dei titoli greci. È di lì che è partito il movimento tellurico che ha fatto temere per la tenuta dell’Euro (la sua stessa sopravvivenza era ormai considerata a rischio), e da quel momento in poi è stato tutto un liberarsi, non solo da parte tedesca, di titoli emessi da paesi considerati giustamente deboli nell’Euroarea, i famigerati “Piigs”.

Si sa che quando la fantasia prende il sopravvento, poi risulta difficile frenarla, e allora:

«La Germania ha approfittato di questo e forte del suo debito sovrano solido ha abbassato i tassi dell’1%. Ma a noi – ha ribadito – cosa importa?»

In effetti al moribondo deve importare poco se il suo vicino gode di ottima salute. A meno che, come sembra voler suggerire Berlusconi, cominci a credere che il vicino per godere di buona salute si sia dato all’arte magica, consistente nel sottrarre salubrità proprio al moribondo.

Le credenze sbagliate purtroppo in economia lasciano il tempo che trovano. Dev’essere così, altrimenti di credenza in credenza, sbagliate, si finisce col morire illudendosi di aver capito tutto circa le cause del proprio decesso, senza neanche aver provato ad evitarlo.

Alla Germania è accaduto né più né meno di quanto è successo agli USA: in preda alla disperazione, gli investitori si aggrappano a qualsiasi cosa che appaia appena più stabile di ciò che traballa pericolosamente; e, non essendo perfettamente razionali, non si accorgono che mollando la presa dell’instabile lo rendono ancora meno stabile e capace di mandare gambe in aria l’intera baracca. È ciò che temo accadrà tra non molto, nonostante l’esistenza di porti considerati “sicuri”; USA in testa.

Lasciamo per un momento Berlusconi preda dei suoi deliri e dedichiamoci a Monti.

L’ex rettore della Bocconi, ormai passato in pianta stabile a sognare un futuro da politico, per non essere da meno in quella che deve ormai considerare la qualità principe di ogni politico che si rispetti, poteva forse risparmiarci la sua razione di barzellette? No, per niente. E infatti:

«Sono stati fatti progressi, ma c’è un costo: non c’è stata crescita. Sarei felice di apprendere come sarebbe stato possibile salvare l’Italia e farla crescere a ritmo veloce. Una simile ricetta sarebbe stata utile qualche anno fa, quando non c’era la crisi».

Abbiamo già visto come i «progressi» esistano solo nella fantasia sua e di Vittorio Grilli. Monti non vuole convincersi che nessuno (a parte alcuni esaltati) gli ha mai chiesto la crescita. A lui toccava il compito – difficile, lo ammettiamo – di mettere per quanto possibile in ordine i conti ed evitarci la deriva depressiva (dato che in recessione c’eravamo già). Per assolvere a tale compito sarebbe bastato non ammazzare di tasse il paese, ché l’abbiamo visto a cosa sono servite, e avviare un processo di liberalizzazioni vere (non quelle che ci propinarono Prodi e Bersani) insieme a tagli della spesa altrettanto veri (diversi da quelli annunciati a Roma e smentiti a Palagiano, per esempio).

Questa “ricetta” avrebbe sicuramente comportato un buon numero di feriti (ed è questo il motivo che impedisce ai cosiddetti politici di prendere misure impopolari), ma ci avrebbe quantomeno evitato di assistere allo spettacolo fatto di morti cruente che ci attende a breve. È imbarazzante che un “tecnico” chieda adesso, a disastro avvenuto, quale fosse la ricetta giusta da applicare. Avrebbe potuto confessarlo prima di non conoscerla, evitandoci di pagare 49 miliardi di euro il biglietto dell’illusione.

Concludo spezzando una lancia a favore del Cavaliere, anche se non lo meriterebbe affatto.

Dev’essersi davvero rintronato con l’età, tanto da non capire che tra tutti i momenti buoni per mandare a casa Monti, lui ha scelto il peggiore. Chiudere l’ossigeno a Mondi un momento prima che lo spread cominciasse a risalire – e non certo per via delle dichiarazioni di Berlusconi, poiché è sul dato del disavanzo atteso di deficit che i mercati stanno “votando” in questi giorni – appare come il più crudele dei contrappassi per il Cavaliere.

L’uomo che si era saputo evitare accuse per le maggiori nefandezze compiute in materia economica nell’ultimo ventennio, adesso rischia di cadere per responsabilità non sue.

Mimmo Forleo

[*] È utile ricordare che a inizio 2012 il valore delle banche di Eurolandia è stato calcolato pari al 71% del loro valore stimato nel 2007; questo per via dei titoli considerati “tossici” ancora presenti nei loro portafogli. Nel 2009, l’anno in cui la crisi importata dagli USA ha fatto sentire i suoi effetti anche in Europa, detto valore si attestò mediamente intorno al 30%, arrivando a sfiorare il 10% a inizio primavera. Fonte: Bloomberg.