Il culto dell?apparire

20 Novembre 2006 Off Di Life

Dibattiti, tavole rotonde, consulenze di psicologi e sociologi (aspetto con interesse quella del Dott. Valente); si stanno sprecando in queste ore per individuarne le cause.
Come il ripetersi di una liturgia, ci si affanna a discutere per poi accantonare.
Un esempio di questi anni sono stati gli infiniti dibattiti sulla violenza negli stadi.
Chi sono i frequentatori di scuole e stadi?
Catalano risponderebbe con uno dei sui proverbiali pareri: Persone che dislocano tutte le mattine e la domenica pomeriggio! 
 Dai dibattiti del momento, noto sconcertato, come emerga la volont? di mettere sotto accusa le nuove tecnologie come internet, telefonia e videogiochi.
Nuovi moloc, che le ?teste pensanti? presi da una furia di luddismo individuano come i fattori scatenanti riconducibili al bullismo.
Ma quando si avr? il coraggio di farsi una semplice domanda?
Quale strumento negli ultimi trent?anni ha contribuito come nessun altro a formare un modello di societ? basato sul culto dell?apparire?
Squisitamente commerciale, edulcorato, vuoto, zeppo solo di una forma caricaturale dell? informazione, bagaglini da rincoglionimento e programmi per ragazzi vuoti a perdere.
Ma l?aspetto pi? grave di questa grande opera di ?rieducazione? ? il subdolo esperimento di revisionismo.
In quella scuola si ? prodotto un cortometraggio violento nelle gesta e nei segni, un reality, il quale sia il produttore che gli attori protagonisti, dopo aver consumato quella violenza, hanno avvertito come una sorta di richiamo dell?istinto, la necessit? di manifestarsi, poich? senza l?apparire, in questo concetto di societ? cos? concepita si ? fuori dallo spazio e dal tempo.

Cordialmente