La Cultura del Malaffare

17 Aprile 2009 0 Di Life

L’origine della cattiva gestione della “cosa pubblica” risiede in ciò che non fa notizia. In ciò che per campanilismo o opportunismo politico non si vede o si finge di non vedere. È in quel seme della corruzione che affligge la politica italiana e come un fiume in piena continua a travolgere tutto quello che trova sulla propria strada. L’Italia, secondo l’ultima relazione redatta dall’Alto Commissario Anticorruzione, istituito presso il Ministero della P.A., sarebbe un Paese malato. Irrimediabilmente compromesso da metastasi destinate ad accrescersi sempre di più. La stagione di Mani Pulite a quanto pare non è servita, probabilmente non ha insegnato nulla.

Va detto che dalla relazione, pubblicata sul sito del ministero nel febbraio 2009, non emerge niente di nuovo rispetto a quanto si sapeva già sul marcio che infetta la nostra società. Dalla politica all’economia, dal sociale allo sport passando per l’istruzione e l’ambiente, nel nostro Paese la corruzione è diventata una prassi consolidata. Si corrompe per ottenere licenze edilizie, aggiudicarsi qualunque appalto, superare esami universitari, ottenere cattedre o incarichi pubblici, vincere partite di calcio. Persino il mondo delle professioni e della società civile non sarebbero esenti da questa pratica così poco invidiabile. Però, come dicevo, nulla di nuovo. Ma si, perché l’Alto Commissario scrive pressochè le stesse cose ormai dal 2004, cioè da quando il governo Prodi opportunamente ne decise l’istituzione. Resta il fatto che nessuno presta ascolto alle sue denuncie e che il cittadino pare sempre più soggiogato da logiche politiche dalle quali si sente sempre più estraniato. Sicchè, a questo punto, visto che questa nuova Istituzione mangia soldi pubblici come tante altre, tanto vale abolirla. Ormai mi sembra chiaro: non serve a un cazzo! Anzi, è funzionale alla politica come specchio per le allodole al fine di continuare a coltivare indisturbati il proprio orticello. Aiutata anche da una legge elettorale truffa che, eliminando il voto di preferenza, ha ridotto drasticamente gli spazi di democrazia per il cittadino.

A questo proposito devo recitare il “mea culpa”. Fino a poco tempo fa mi illudevo che il quadro politico generale italiano non sarebbe mutato di molto: le segreterie di partito anche prima dell’approvazione della legge vigente, imponevano sul territorio i loro candidati decidendone pure la collocazione nelle liste. Tuttavia, nonostante il vizio di forma, era una legge elettorale oggettivamente più trasparente di quella attuale e offriva maggiori garanzie per l’elettore. Con questo non voglio dire che ripristinando il voto di preferenza estirpiamo dal nostro Paese la pianta amara della corruzione. Magari si potesse fare! Quel che mi sembra evidente, però, è che l’attuale legge( solo voto di lista) estende a dismisura il potere politico sullo Stato, accentuando quella cultura malsana di cui si parlava poc’anzi. La legge l’ha voluta il centrodestra!? E’ verissimo, obiezione accolta. Però è altrettanto vero che il centrosinistra non si è indignato più di tanto.

Rispettosamente, barracuda