La lettera, forse banale, che nessun candidato Sindaco ha scritto.

La lettera, forse banale, che nessun candidato Sindaco ha scritto.

14 Maggio 2012 9 Di Life

Care amiche ed amici,
è con l’animo inquieto che mi accingo a scrivere questa lettera.
Non lo nego, il cuore trema e la mente ha difficoltà nel trovare le parole giuste.
Troppe cose son state dette, troppe promesse e sogni hanno spiccato il loro volo nell’aria delle campagne elettorali.
Eppure, puntuale come sempre, la realtà subito dopo è intervenuta a smentire ed uccidere ogni intenzione, ogni desiderio di cambiamento, ogni programma teso a migliorare, almeno sulla carta, le condizioni di vita delle persone che abitano il nostro paese.

Nel pensare a questo scritto, oggi, ho guardato i punti scritti nei programmi elettorali, li ho esaminati, ho provato a comprendere la loro realizzabilità, la loro possibilità concreta di attuazione.
Non voglio mentirvi ed è questa la ragione che mi induce a confessarvi una cosa, che mi porta ad ammettere di aver visto in quei programmi una struttura pericolante, come un palazzo esteriormente bello da vedere ma con le fondamenta marce, povere del cemento necessario a sostenerne l’intero peso senza crollare.
Ed è questa consapevolezza che mi ha portato a ripercorrere le storie di questi anni, a ricordare gli eventi riguardanti la vita delle persone, il loro quotidiano, a rivivere le sensazioni provate ogni volta che l’esperienza mi ha messo di fronte un uomo e le sue esigenze.

Ho ripensato, così, a quel carabiniere che mi confidava come la caserma si fosse trasformata in un centro di servizi sociali.
Ho rivissuto l’inquietudine provata nel sapere di quella famiglia rimasta senza elettricità in casa per un ritardo nei pagamenti, in pieno inverno, e della difficoltà incontrata nell’ottenere il riallacciamento della fornitura di energia una volta saldate le pendenze.
Ho ricordato l’amarezza con cui quel carabiniere mi ha detto di aver raccolto la disperata richiesta di aiuto di quel padre, preoccupato per i propri bambini, e di aver dovuto usare la sua autorità di carabiniere non per perseguire un criminale ma per poter ottenere il rispetto di una persona e del suo diritto.
Ricordo con nitidezza la sue parole: “Caro ……., ormai passiamo molto tempo a ridare speranza alle persone, a fare in modo che non si arrendano. Raccogliamo le lacrime dei padri, preoccupati per i propri figli. Non sappiamo fino a che punto saremo capaci di svolgere un ruolo che non è nostro ma che, purtroppo, ci è stato consegnato dalla storia odierna”.
Quanto è profonda la smagliatura del tessuto sociale per giungere a tali situazioni?
Quante altre storie di difficoltà, emarginazione, disperazione, si racchiudono dietro il fortino di quattro mura, con noi politici incapaci di comprenderne la reale diffusione?

Volti, storie, drammi.
E’ a quei volti, a quelle storie che dobbiamo delle risposte concrete.
E’ alle persone che dobbiamo pensare quando iniziamo a ragionare di politica.
Dobbiamo preoccuparci di fornire un’analisi, destinata ad individuare delle soluzioni, che sappia partire proprio dagli uomini e dalle donne che vivono il nostro territorio.
Non possiamo considerarci un paradiso felice, immune dai drammi che stiamo ascoltando in questi giorni sui mezzi di informazione.
Non possiamo ritenere che la disoccupazione, la disperazione, i suicidi, rappresentino qualcosa di destinato a rimanere circoscritto e limitato ad altri territori.
Dobbiamo iniziare, sin da subito, a creare una rete di coesione sociale, materiale, capace di sostenere il peso della crisi che sempre più minacciosa si manifesta all’orizzonte.

Abbiamo il dovere di far comprendere al cittadino che, in caso di difficoltà, nel Sindaco non troverà un Amministratore lontano ma, invece, un uomo come lui, capace di ascoltarne e comprendere le difficoltà.
Un Sindaco disposto a girare per lui, a chiedere aiuto per lui, a sacrificare il suo orgoglio per lui.
Un Sindaco capace di dire ai suoi cittadini: “Aiutatemi, per poter aiutare!”.
Perché il principale difetto del politico oggi è quello di pensare che possa essere la politica ad avere in tasca tutte le soluzioni.
No, cari amici, non è la politica, come sino ad ora la conosciamo, ad avere le soluzioni ai problemi che viviamo per la semplice ragione che è essa stessa, con lo spazio crescente che ha occupato nella vita della società, ad aver creato tali problemi.

Perdonatemi ma non me la sento di dirvi che il Piano degli insediamenti produttivi, il PIP, sicuramente porterà sviluppo ed occupazione quando poi, aprendo i giornali, ogni giorno leggo di decine di aziende che muoiono e di migliaia di posti che si perdono.
Non voglio raccontarvi la favola della retro-portualità come certo motore di sviluppo quando, invece, la realtà ci dice che a Taranto si è perso del tempo prezioso e che, mentre il mondo politico continua a cianciare di sviluppo del porto, il mondo economico ha già guardato e posto le basi per portare il traffico delle merci nel nord Africa o nei porti del nord Italia.
Così come non posso prendervi in giro parlandovi di riduzione della fiscalità locale quando so, con sempre maggiore certezza, che il suo peso è limitato e che sempre crescente, quindi di ostacolo allo sviluppo economico, è il peso della fiscalità centrale e regionale.
Non me la sento di ingannarvi dicendo che Chiatona o Marina di Lenne saranno il fiore all’occhiello per il turismo quando, poi, scopro che non vi è più turismo perché la gente inizia a stentare nel dover fare fronte alle esigenze primarie.

Quale, pertanto, il ruolo di un futuro Sindaco, di un politico locale?
Il politico locale dovrà dire all’imprenditore: “Io sono con te, sono al tuo fianco, con il peso della mia autorità, nella battaglia per la sopravvivenza della tua azienda. Sono con te per rivendicare il cambiamento di leggi che vedono nella tua impresa non una ricchezza ma un pozzo da cui attingere risorse da sperperare”.
Dovrà dire a quel padre che il futuro Sindaco di Palagiano, chiunque esso sia, gli darà la precedenza, lo metterà al primo posto della sua agenda quotidiana e sarà lui a sbattere i pugni sul tavolo perché un suo diritto sia veramente tale e non una concessione di qualche “gentile” funzionario.
Dovrà dire ai rappresentanti dei Partiti che lo sostengono che la porta del Sindaco dovrà essere chiusa, blindata, agli assalti della politica per poter essere aperta, spalancata, a quelli dei cittadini.
Dovrà riconoscere che il proprio competitore non può essere squalificato considerandolo come il professionista stimato estraneo alla politica o il giovane spiantato ed inesperto poiché egli è soprattutto l’uomo, avversario politico, cui tendere la mano, stringerla, tenerla forte per lavorare con lui, dai banchi della maggioranza o dell’opposizione, per i nostri cittadini.

Perché per il politico non ci dovrebbe mai essere l’io o il mio ma, invece, il noi ed il nostro.
Siamo noi che insieme dobbiamo lavorare.
Siamo noi che dobbiamo mettere insieme le nostre energie ed intelligenze.
Siamo noi che dobbiamo delle risposte concrete ed immediate ai nostri cittadini.
Siamo noi che dobbiamo avere il coraggio di dire ai nostri giovani: “Cari ragazzi, vi è stato rubato il futuro. Scelte che apparivano facili, scontate, nel passato hanno finito con il favorire i giovani di allora scaricando su di voi, giovani di oggi, il peso ed il costo di tali scelte. Oggi, insieme, abbiamo il dovere di capire come redistribuire quei costi restituendovi il futuro”.
Questo, cari Concittadini, non significa doversi arrendere necessariamente al declino che, inevitabile, sembra stagliarsi innanzi a noi.
Significa voler guardare con feroce sincerità alla realtà che viviamo per potervi reagire, per poterla superare, per poterci migliorare.

Sono perfettamente consapevole che questo, cari amici, è uno di quegli interventi che mai si vorrebbero leggere o ascoltare perché nulla promette e poco spazio lascia ai sogni.
Ne sono cosciente ma, allo stesso tempo, mi rende pieno d’orgoglio l’aver percorso, con coraggio, il primo passo verso la “nuova politica”: la politica fondata su quella forma di onestà troppo spesso trascurata, l’onestà intellettuale.

Rollo Tommasi