LETTERE DI “ECONOMISTI”

27 Giugno 2010 0 Di Life

Pubblico qui una risposta ad un commento ricevuto su Facebook da Vincenzo Lorè.
La pubblico qui per motivi pratici: risulta troppo lunga per FB e poi perché potrebbe interessare ai lettori di Palagiano.net.
Vincenzo mi ha inviato il link di una “Lettera degli economisti” che, a suo dire, conterrebbe delle sensate obiezioni contro chi, come me, ritiene che non sia proprio il caso di “rimediare” ai problemi economici causati dal credito facile attraverso il ricorso ad altro credito.
Ho letto la lettera, non tutta per ora, e ho scoperto che:

A parlare a vanvera, come a vanvera parlano questi “economisti”, è capace chiunque.
Vi dimostro perché.

1) “Come è stato riconosciuto da più parti, questa crisi vede tra le sue principali spiegazioni un allargamento del divario mondiale tra una crescente produttività del lavoro e una stagnante o addirittura declinante capacità di consumo degli stessi lavoratori. Per lungo tempo questo divario è stato compensato da una eccezionale crescita speculativa dei valori finanziari e dell’indebitamento privato che, partendo dagli Stati Uniti, ha agito da stimolo per la domanda globale.”

Tutto vero, ma bisognerebbe anche specificare 1) dove geograficamente si sono date la crescente produttività del lavoro e 2) la declinante capacità di consumo dei lavoratori.
Senza le necessarie specificazioni sembrerebbe che qualcuno abbia costretto i lavoratori ad indebitarsi. Questo è in parte vero, ma solo negli USA. In Italia, ad esempio, mi sembra di ricordare che l’attuale presidente del Consiglio abbia ripetuto fino alla noia che bisognava “spendere di più”.

Due aree geografiche per comodità ve le suggerisco io, sono la Cina (relativamente al punto 1) e l’occidente (relativamente al punto 2). I due fenomeni sono strettamente correlati. Non è affatto necessario essere economisti per comprendere un assunto banale: se in Cina si producono due paia di scarpe spendendo X, e se in occidente con X se ne producono solo un paio, sarà la Cina ad avere la meglio sui mercati “liberalizzati”. I paesi occidentali acquisteranno scarpe cinesi fino a quando glielo consentiranno le esportazioni di altri beni e servizi o, in mancanza di quelle, l’indebitamento. Il livello di indebitamento può dunque crescere, ma fino a una certa soglia. Superata quella soglia nessuno ti presta più denaro; non perché sia diventato di colpo cattivo, ma perché sa di non avere più speranza che quanto prestato gli ritorni.

La Cina, non trovando più acquirenti, cosa fa? La cosa più semplice di questo mondo, consente che si sviluppi il mercato interno. Di qui gli aumenti salariali di cui abbiamo avuto notizia in questi giorni.

2) “… consideriamo illusorio auspicare che in assenza di una profonda riforma del sistema monetario internazionale la Cina si disponga a trainare la domanda globale, rinunciando ai suoi attivi commerciali e all’accumulo di riserve valutarie.
Siamo insomma di fronte alla drammatica realtà di un sistema economico mondiale senza una fonte primaria di domanda, senza una “spugna” in grado di assorbire la produzione.”

Ancora chiacchiere in libertà: che le piaccia o meno, la Cina dovrà rinunciare ai suoi attivi commerciali, o perlomeno dovrà contenerli. A meno che non decida di iscrivere a bilancio i “pagherò” inesigibili che gli verrebbero dall’occidente.
Abbiamo già visto, nel punto precedente, come la Cina abbia già voltato le spalle a una prospettiva di questo tipo: ha deciso di puntare sul mercato interno.
La “spugna” in di assorbire la produzione dunque esiste. Il problema è che spugna e produzione (competitiva) coincidono.

3) “La manifesta fragilità della zona euro deriva da profondi squilibri strutturali interni, la cui causa principale risiede nell’impianto di politica economica liberista del Trattato di Maastricht, nella pretesa di affidare ai soli meccanismi di mercato i riequilibri tra le varie aree dell’Unione, e nella politica economica restrittiva e deflazionista dei paesi in sistematico avanzo commerciale. Tra questi assume particolare rilievo la Germania, da tempo orientata al contenimento dei salari in rapporto alla produttività, della domanda e delle importazioni, e alla penetrazione nei mercati esteri al fine di accrescere le quote di mercato delle imprese tedesche in Europa.”

Ancora una serie di puttanate “a gratis”.
Dunque, alla base della fragilità dell’euro vi sarebbero gli squilibri strutturali interni all’UE. Ma dico io, la laurea che si ritrovano non sanno usarla neppure per inventarsi scuse meno pietose?
L’euro è fragile perché il lavoro, all’interno della sua zona, è meno produttivo se paragonato a quello che si realizza in altre parti del globo. Diversamente, cosa impedirebbe alla Germania di esportare in Cina?
Il fatto che la Germania esporti solo in Europa è indicativo di una banalità: il lavoro è più produttivo in Germania, ma solo relativamente agli altri paesi europei. E’ come dire che la Germania sta meglio di un moribondo, ma è cosa diversa dal poter sostenere che è in grado di fare i 100m piani in 10 secondi.

4) “La piena mobilità dei capitali nell’area euro ha favorito enormemente il formarsi degli squilibri nei rapporti di credito e debito tra paesi. Per lungo tempo, sulla base della ipotesi di efficienza dei mercati, si è ritenuto che la crescita dei rapporti di indebitamento tra i paesi membri dovesse esser considerata il riflesso positivo di una maggiore integrazione finanziaria dell’area euro. Ma oggi è del tutto evidente che la presunta efficienza dei mercati finanziari non trova riscontro nei fatti e che gli squilibri accumulati risultano insostenibili.”

Dunque, fino a ieri il problema sembrava essere la globalizzazione mondiale, adesso sembra consistere nella libertà di circolazione dei capitali nell’area dell’euro. Tra non molto ci suggeriranno di porre una barriera doganale tra… Palagiano e Massafra o, meglio ancora, tra il mio quartiere e i restanti. Cos’è, la fisica delle particelle applicata all’economia?

5) “gli operatori sui mercati finanziari stanno scommettendo sulla deflagrazione della zona euro. Essi prevedono che per il prolungarsi della crisi le entrate fiscali degli Stati declineranno e i ricavi di moltissime imprese e banche si ridurranno ulteriormente. … Gli operatori finanziari, che spesso agiscono in condizioni non concorrenziali e tutt’altro che simmetriche sul piano della informazione e del potere di mercato, riescono quindi non solo a prevedere il futuro ma contribuiscono a determinarlo, secondo uno schema che nulla ha a che vedere con i cosiddetti ‘fondamentali’ della teoria economica ortodossa e i presunti criteri di efficienza descritti dalle sue versioni elementari.”

Questa è sicuramente da Nobel, della minchiata però.
Di quali asimmetriche informazioni c’è bisogno per comprendere che l’euro è alla frutta?
E la chiamano scommessa? Sarebbe una scommessa non prestare denaro a uno che, stando a quanto dice lui stesso, potrebbe non essere più in grado di ripagare il debito?
E i concorrenti degli operatori finanziari chi dovrebbero essere, dei novelli “buoni samaritani” dell’economia? Ma non finirebbero anche loro gambe all’aria insieme ai debitori insolventi?

Con queste obiezioni gli “economisti” paiono concordare, infatti:

“In un simile scenario riteniamo sia vano sperare di contrastare la speculazione tramite meri accordi di prestito in cambio dell’approvazione di politiche restrittive da parte dei paesi indebitati. I prestiti infatti si limitano a rinviare i problemi senza risolverli.”

Ah, si? E allora perché scassano la minchia ai privati quando non vogliono più prestare?

Forse perché avranno passato gli ultimi decenni su Marte.
Vediamo se è così.

6)“Gli errori commessi sono indubbiamente ascrivibili alle ricette liberiste e recessive suggerite da economisti legati a schemi di analisi in voga in anni passati, ma che non sembrano affatto in grado di cogliere gli aspetti salienti del funzionamento del capitalismo contemporaneo.”

Si, è proprio come pensavo. Nessuno li ha ancora informati che le ricette “liberiste” erano talmente “recessive” da prevedere addirittura tassi negativi per il ricorso al prestito.
Fossero vissuti negli USA, invece che su Marte, adesso saprebbero che, in alcuni anni, si potevano sottoscrivere debiti ottenendo moneta in quantità superiore a quella che si sarebbe dovuta restituire. Non devono mai aver sentito parlare della FED di Bernanke.

Ora, cari lettori che mi avete si qui seguito e caro Vincenzo, io mi sono letteralmente stancato di commentare le fregnacce contenute nella lettera. Se il gioco vi piace, continuatelo da soli.

Un saluto a tutti da Mimmo Forleo.