“Non si può, ci sono probbblemi”. Ovvero, perché Berlusconi tornerà a vincere

28 Novembre 2010 0 Di Life

“Quello strano effetto che misurate nei sondaggi, e che vi terrifica, cari signori, non e’ la “Berlusconizzazione” della societa’. E’ l’effetto dell’irritazione che i vostri mezzi da sbirretti, da caporali, da piccoli statali di merda che “bloccano tutto” perche’ “manca un timbro” hanno causato. Non e’ la misura della Berlusconizzazione, e’ la misura della ribellione contro la vostra idea di stato.”
Wolfstep

Quella che mi accingo a presentarvi è la migliore analisi del “berlusconismo” che mi sia mai capitata sotto gli occhi. Qui e qui potrete trovare gli articoli che la contengono integralmente, ne consiglio vivamente la loro lettura e quella dei relativi commenti.

Il primo dato che balza in evidenza dando uno sguardo ai sondaggi di questi giorni, quelli esprimenti la volontà degli elettori di votare un partito piuttosto che un altro, è quello riguardante la tenuta del berlusconismo. Di contro, nonostante l’apparente processo di disfacimento che starebbe interessando l’attuale maggioranza di centrodestra, appaiono chiare un paio di cose: a) le opposizioni vedono crescere il consenso nei loro confronti in maniera risibile e b) ne sono tanto consapevoli da temere le elezioni che potrebbero essere prossime.

Come si è giunti a questa situazione che non ha eguali in tutto l’occidente?

In qualunque altro paese, infatti, un governo e una maggioranza che vanno sotto in Parlamento un giorno sì e quello appresso pure, si sarebbero già presentati dimissionari e, nel caso non l’avessero ancora fatto, le forze di opposizione non sarebbero salite sui tetti a portare la loro solidarietà a dei precari ma sarebbero scese nelle piazze ad invocare le dimissioni del Governo. La solidarietà offerta a una categoria di lavoratori, in questo caso, è la miglior dimostrazione del fatto che all’attuale Governo si riconosce ancora la possibilità che possa governare a lungo e decidere le scelte più importanti ancora per molto tempo.

Qualche ingenuo sostiene che l’attuale situazione dipenda dalla mancata o insufficiente opera di contrasto effettuata nei confronti della maggioranza e del suo leader. Altri, a mio parere giustamente, fanno notare che il contrasto è stato esercitato sbagliando completamente il bersaglio; Berlusconi, cioè, è stato perennemente al centro delle loro attenzioni, ma era proprio Berlusconi che andava contrastato? O, piuttosto, altri?

Wolfstep, al secolo Uriel Fanelli, fa notare una cosa che dovrebbe essere scontata, e come tale l’ho trattata io stesso qui su Palagiano.net centinaia di volte: “Berlusconi non e’ semplicemente Silvio Berlusconi, ovvero non e’ semplicemente una persona. E Mediaset non e’ semplicemente un’azienda, ma e’ una precisa storia, che identifica un preciso blocco sociale.”

Da chi è costituito e perché si è costituito tale “blocco sociale”?

Per rispondere alle due domande è necessario andare a ritroso nel tempo, precisamente, fino al tempo in cui: “i partiti, avevano (senza alcun motivo valido) scritto delle norme vessatorie che impedivano il nascere di televisioni nazionali non controllate dai partiti. Chi voleva fare una TV nazionale (cosa del tutto legittima, che mi risulti, in tutto il mondo libero) si sentiva rispondere “non si puo’, ci sono probbblemi”.”

Berlusconi “riesce, sfidando questa norma vessatoria e antiquata, a costruire una rete di TV, in parte grazie alla copertura politica di Craxi, in parte mediante espedienti come la trasmissione in differita mediante videocassette.”

E’ interessante notare che: “La cosa non vale solo per la TV. In quasi tutti i campi, fino alla fine degli anni ’80, lo stato non fa altro che piazzare i suoi caporali col loro “non si puo’, ci sono probbblemi”, ovunque. L’imprenditore che vuole fare qualcosa e si reca allo sportello dello stato a chiedere i relativi permessi si vede scuotere la testa da un caporale che parla un idioma paradialettale, e si sente rispondere sempre allo stesso modo: “non si puo’, ci sono probbblemi”.”

E’ dunque evidente che il collante che tiene legato il blocco sociale che vede in Berlusconi il proprio campione è lo Stato, o meglio, la voglia di sbarazzarsi di uno stato che risulta vessatorio a tutti quelli che vorrebbero che ci si regolasse secondo il principio: “Tutto ciò che non è vietato è lecito”.

I partiti e certa politica, invece, hanno fatto sì che tale principio venisse quotidianamente smentito dando vita a una burocrazia tra le meno capaci e più fancazziste al mondo. Si spiega così il successo raccolto nei sondaggi da ministri come Brunetta e, non abbiate dubbi in proposito, come la Gelmini.

Lo Stato, quindi, diventa il Moloch da abbattere e “Non importa come lo si tolga dalle palle. Non importa se una giustizia assurda e completamente anacronistica viene tolta dai coglioni perche’ la si riforma/migliora o perche’ si rende impossibile citare qualcuno in causa per via dei tempi: purche’ lo stato si tolga dai coglioni e ci si lasci lavorare, tutto va bene. E se la sinistra difende la giustizia che c’e’, allora e’ meglio nessuna giustizia con Berlusconi.”

Mimmo Forleo