“Onore ai caduti”. di Giuseppe Favale

“Onore ai caduti”. di Giuseppe Favale

22 Maggio 2014 1 Di Life

Fonte: www.palagianonline.it

Non ha deluso le aspettative della vigilia, il recente Consiglio comunale del paese delle clementine, che diede i Natali a Rocco Ressa, le Pasque a Nunzio Scalera, le Befane a… lasciamo perdere. Nonostante la bella giornata di sole, i giardini erano stranamente vuoti, e gli alberi non osavano stormir foglie, frasche e rametti penduli. L’attesa era pesante, tanto che le tortore avevano ceduto il passo ai fringuelli. Il gruppo “PdL – Per il bene di Palagiano”, si è presentato al completo e in gran spolvero, con Ciccio Serra che accarezzava, se non un KO, almeno un conteggio al tappeto (cosa che parzialmente è avvenuta).
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Non da meno Mauro Tagariello, che aspettava ansioso l’anfratto in cui infilarsi velocemente. L’assessore Michele Amatulli, in forza (o in debolezza) all’UDC, ha fatto il suo ingresso triste come la Traviata all’ultimo atto, in cerca di un Alfredo che gli sussurrasse “Curatevi… mertate un avvenir migliore”,  mentre l’assessore Vito Cervellera, in equilibrio su un red carpet invisibile, regalava sorrisi e fiori come la Primavera del Botticelli.

La squadra, si fa per dire, del Partito Democratico, è arrivata in ordine sparso, quasi alla chetichella. Ad un Piero Cifone, capogruppo del PD, con area più triste e pensosa del solito (che già di per se rappresenta un traguardo non facilmente raggiungibile), si accompagnava Rino Pucci, con i suoi baffi alla Tartarin di TARASCOna, quasi cercasse il leone nel posto sbagliato. Anche il consigliere Francesco Mancini, di solito morigerato, appariva stranamente agitato, ma più tardi si vedrà che accarezzava un crescendo rossiniano con do di petto e rientro di trombone. Donatello Borracci, sfoggiava un sorriso alla “Son qua! Mi avete chiamato?”, presagendo la direzione dell’assise, con Giovanni Romanazzi incupito e guardingo, come quando Penelope, ormai certa moglie del giovane Antinoo, vide comparire il canuto Ulisse. Questo il quadro, nel quale si è consumato il fattaccio, il “lasciamoci così senza rancor”. Ha iniziato il Sindaco Gaetano Tarasco, parlando dell’abbandono deleghe da parte degli assessori Mario Caputo, Salvatore Petrocelli e Prudenza Bommino, leggendo il documento da loro presentato. Cifone ha poi presentato  ilcahiers de doléances, firmato dai consiglieri del Partito Democratico, mancante della firma della consigliera Maria Grazia Mellone. Guerriero e spavaldo, Tagariello è poi intervenuto, olè, danzando sulla poltrona: “Il documento del PD, ha voluto evidenziare, riporta quanto da tempo io e Simone andiamo dicendo: l’azzeramento della Giunta, riconfermando la fiducia al Sindaco. Mancavano solo le nostre firme. Forse il PD ha bisogno di tempo per capire, e mi fa piacere che i Monelli avevano intuito la strada giusta. Sindaco, sei in un vicolo cieco, e ribadisco che i Monelli non sono vicini a nessuno, ma pronti al dialogo. Mantengo il numero legale solo per ascoltare gli altri interventi, ma dopo gli interventi politici dei consiglieri, abbandonerò l’aula”. In perfetto stile democristiano, è toccato alla Mellone, recitare quello che è sembrato il de profundis del Gruppo, con la gentilezza del boia che sistema scrupolosamente il cappio al condannato: “Non ho letto le firme che accompagnano il documento presentato da Cifone, ha sostenuto, ma ritengo che il documento di un capogruppo dovrebbe rappresentare la sintesi del sentire comune di tutto il gruppo, altrimenti si parla come un semplice consigliere. Cirillo non è il Presidente di una singola parte, per cui avrebbe dovuto avere la responsabilità politica di non andarsene. Rappresento il Partito Democratico ai vari livelli, e sono di opinione diversa rispetto a Cifone”. Caricato a pallettoni l’intervento di Mancini, in un crescendo urlato: “L’opposizione per due anni ha detto la verità, questo viene fuori oggi. Vien da piangere pensare alla raccolta differenziata, al cimitero, e sembra che il PD amministri da due anni: pensate che a Palagiano le persone abbiano l’anello al naso? Sindaco, il tuo progetto è fallito, consegna il mandato elettorale al popolo”. Serra poi, in un intervento da amico della porta accanto, quasi prendendo sottobraccio il Sindaco, ha suggerito: ”Sindaco, dimettiti, per smascherare chi vuole continuare l’esperienza amministrativa a modo suo. Diversamente, la tua credibilità sarà irrimediabilmente lesa, come vuole anche qualcuno al di fuori dell’assise comunale”. Infine, la risposta di Tarasco: “Nella vita non si é mai in un vicolo cieco, quando si cerca il bene comune, e questo dà la forza di non dimettermi; con tutto il rispetto verso le forze politiche, il mio prossimo impegno sarà di ricercare la strada per ricomporre una maggioranza. Se sarà necessario, ci sarà il passaggio dell’azzeramento della Giunta, conoscendo però la strada successiva da percorrere”. Su richiesta di Cervellera, si è poi proceduto alla verifica del numero legale, e tra le proteste ironiche di Tagariello, è calato il sipario sul Consiglio comunale.

Ora che Bob Hoskins non c’è più, è ormai persa la speranza di conoscere “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, ma consola sapere che in serata, Sky ha regalato una invidiabile scelta ai suoi abbonati: Vite nel caos, The Bing Bang theory o, il più appropriato, visto le circostanze, “Il trono di spade”. E per chi non fosse abbonato a Sky? Niente paura, ci ha pensato mamma Rai con “Un medico in famiglia”, mentre Rete 4 ha regalato, ai più romantici, “Il tempo del coraggio dell’amore”.

Per il Sindaco Gaetano Tarasco, tra un assorto Cervellera, che cercava di ricordare il vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo (Celentano o Mina?), e un Amatulli alle prese con le sue memorie (ma quanto sono lunghe queste memorie?), non si potrebbe pensare ad un finale più struggente, triste e profetico, del Passero Solitario:

Quando muti questi occhi all’altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.
 

 

Giuseppe Favale