Per chi acquista auto usate

9 Novembre 2006 Off Di Life
La questione poggia su un sistema di frode dell?IVA a livello intracomunitario, cio? di scambi tra operatori commerciali residenti in Paesi diversi della Comunit? europea (nel nostro caso soprattutto tra venditori tedeschi e acquirenti italiani).

Tralasciando gli stretti tecnicismi della materia, l'ipotesi di base a grandi linee funziona in questi termini.
Poich? la frode si sviluppa soprattutto su vendite di autovetture usate di fascia commerciale alta (Es. BMW, MERCEDES, PORSCHE, ecc.) provenienti dalla Germania, ipotizziamo che il concessionario ALFA (residente a Monaco di Baviera) ceda una fiammante BMW al concessionario BETA di Milano per 30.000 euro. Per il meccanismo dell?IVA, la vettura viene legittimamente ceduta senza addebito di IVA, per cui BETA la paga effettivamente 30.000 euro e nulla di pi?. Dal momento del suo ingresso in Italia per? e per i successivi passaggi commerciali nel territorio nazionale, la vendita dell?auto deve essere assoggettata ad IVA del 20%. La societ? BETA dovrebbe quindi vendere l?auto al concessionario DELTA di Taranto a un prezzo superiore, ad esempio pari a ? 32.000 (vale a dire a ? 30.000 pi? il guadagno che ci vuole fare su, ipotizziamo ? 2.000) pi? l?IVA del 20%. Fatto sta che poich? la societ? BETA ? un?impresa finta che non esiste nella realt? perch? fa solo girare le fatture, vende l?automobile ad un prezzo pari o addirittura inferiore a quello che l?ha pagata, ad esempio a ? 25.000 pi? IVA 20%, cio? a ? 30.000 (o comunque per un totale di poco superiore a ? 30.000, giusto per guadagnarci qualcosa). La Societ? BETA quindi incassa da DELTA ? 30.000 (ossia 25.000 pi? l?IVA di 5.000) che si mette in tasca per intero senza versare l?IVA di ? 5.000 allo Stato, come invece dovrebbe. La societ? DELTA, dal canto suo, acquista a ? 25.000 un auto che ne vale almeno ? 30.000 come valore commerciale, per cui si pu? permettere il “lusso” di rivenderla ad esempio a ? 28.000 accattivandosi la clientela (perch? vende a un prezzo inferiore a quello commerciale) e guadagnandoci sopra comunque ? 3.000. Infatti per DELTA l?IVA ? neutrale, perch? lui versa allo Stato solo la differenza tra quella che gli paga il cliente (? 5.600, pari al 20% di ? 28.000) e quella che ha versato a BETA (? 5.000, pari al 20% di di ? 25.000), ma che la stessa BETA non ha versato allo Stato. Chi ci rimette, alla fine, ? proprio lo Stato, perch? non incassa l'IVA di BETA. Solitamente BETA ? uno che non ha niente da perdere, che viene messo in mezzo da chi veramente lucra sull'operazione (e cio? tutti i concessionari che vengono dopo di lui) e che a lui d? le briciole. E' capitato ad esempio che si trattava di pensionati ricoverati in case di riposo o di pregiudicati, ossia persone alle quali sono state fatte firmare delle carte per qualche euro senza che fossero a conoscenza di tutto quello che gente senza scrupoli gli fa girare intorno. La frode la mettono in piedi proprio il soggetto DELTA e gli altri che vengono nella catena fino al cliente finale che acquista la macchina.

Sperando che non vi siate persi troppo nei nomi e nei numeri, veniamo alla morale di questa storiella.
In definitiva ci sono degli acquirenti di auto che credono di fare l'affare della loro vita. E continueranno a esserne convinti fino a quando i concessionari da cui hanno effettuato l'acquisto saranno in grado di non finire in una rete di controlli della Finanza o dell'Agenzia delle Entrate, il che accade ancora di frequente.
E se invece il concessionario viene beccato (cosa che comunque accade sempre pi? spesso, grazie a un passaggio di informazione molto pi? efficiente rispetto al passato), cosa si rischia? Premesso che per il concessionario la violazione ? di tipo penale, la macchina pu? essere considerata oggetto del reato e quindi potrebbe venire legittimamente sottratta a chi l'ha acquistata. Quindi alla fine ci si pu? ritrovare nella situazione di aver pagato l'auto ma di vedersela portar via.

Quindi … occhio alle offerte stracciate di macchinoni, siete avvisati!