Uscire a sinistra dalla crisi
6 Dicembre 2010Ieri D’Alema è ritornato sul tema con un articolo sul Riformista, sul fatto che la socialdemocrazia non basta. Sia pure in forma più moderata la sua analisi appartiene al filone del doppio fallimento: il comunismo è fallito ma anche la socialdemocrazia. L’equiparazione, di riffa o di raffa, dei due fallimenti è stucchevole. Il “fallimento della socialdemocrazia” consiste nel non avere raggiunto il suo ideale ultimo, cioè una società socialista, mentre il fallimento del comunismo è che la sua realizzazione, il cosiddetto realexistierender Sozialismus, ha tradito gli ideali di una società socialista.
L’instaurarsi con metodi violenti di un regime burocratico, poliziesco, repressivo, illiberale ed economicamente inefficiente non soltanto ha oppresso milioni di cittadini e di lavoratori, senza libertà sindacale, ma ha impedito o contenuto l’espansione dell’idea stessa di socialismo, in particolare nei paesi economicamente sviluppati. la socialdemocrazia, con l’apporto del liberalismo progressista (Beveridge) ha creato il welfare state, che rappresenta il più alto punto di tutela sociale mai raggiunto dall’umanità nella sua storia. La difesa del welfare, anzi la sua estensione in paesi come l’Italia dove è incompleto per disoccupati, giovani e precari, non rappresenta una proposta conservatrice, un puro ritorno alle origini dopo la sbandata neo-liberista, ma è al centro dello scontro per l’uscita dalla crisi. Uscire da sinistra dalla crisi è l’unica via per uscire dalla crisi della sinistra.
Porre come centrale che la crisi debba essere pagata dai suoi responsabili e non dai cittadini che ne sono state vittime pone in primo piano la critica al modello di società in cui viviamo e dei suoi meccanismi di potere, in particolare le lobby economiche e finanziarie, che dominano la scelta dei governi. La ricetta dei tagli indiscriminati al welfare e alle spese pubbliche nei servizi pubblici universali e essenziali deve essere nettamente rifiutata. Si tassino prima le transazioni e gli utili finanziari, si introduca un’imposta patrimoniale sulle grandi fortune e una forte progressione sui guadagni dei grandi manager e si taglino le spese militari. Questo lo può fare una sinistra che se va oltre la socialdemocrazia lo fa con un’alleanza rosso.rosso-verde e sia ispirata dalle sue radici vecchie e nuove, cioè una sinistra democratica, socialista, ambientalista, comunista e libertaria e non rincorrendo il centro.
Vedi caro Mimmo, il tuo articolo nella parte finale contiene il paradigma proprio per cui stiamo lavorando: la crisi della sinistra italiana …e su questo concordo con te!!
Ps. …non fare il preciso però come gli svizzeri che hanno la moquette perfino nelle fognature…il riferimento agli anni ’60 di uno dei relatori, è probabile che sia trattato solo un lapsus, poiché l’adesione della Cina al Wto risale ad un periodo più recente, e non credo che una data (errata???) possa inficiare tutto un ragionamento. Tuttavia se riusciremo a mandare in rete il filmato capiremo!
Circa il ragionamento sugli stati latino-americani ti inviterei a dare un’occhiata ai link che ti invio. Il successo delle politiche prodotte in quell’area non ha assolutamente una stretta correlazione con le alleanze in seno al WTO, ma frutto invece di politiche di austerità, occupazione, incentivi alle imprese a tal fine, istruzione, e gestione delle proprie risorse naturali, mettendo nell’angolo le multinazionale!!
I Link:
Considerando l’evoluzione politico-sociale avvenuta persino in Ecuador, grazie all’azione riformatrice del presidente socialista Rafael Correa…l’unica repubblica delle banane rimasta nel mondo, grazie a questo governo, è proprio l’Italia!!
http://www.facebook.com/profile.php?id=1485172598#!/video/video.php?v=1737774972592&comments