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6 Agosto 2014 0 Di Life

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Diario minimo dal Presidio di Campomarino

 

Ci sono dei giorni in cui, ancor più prepotentemente ,  quell’apparente e duro contrasto tra vita e morte ti segnano. Oggi ho dovuto cancellare un altro numero dalla rubrica,  quello di un caro amico e collega che se n’è andato via, ghermito in un mese da un cancro: la bestia nera colpisce ancora nella derelitta Taranto! E così anche oggi, penso mentre guido verso il Presidio di Campomarino,  sarà una giornata cupa e triste, almeno per me, anche se, per fortuna, non ci sono nuvoloni all’orizzonte.

Fortunatamente sul presidio a tutela delle 21 uova di Caretta Caretta   salvate dal dileggio degli uomini e della mareggiata splende un sole cocente e l’estate sembra – finalmente! – essersi ripreso il suo tempo. Una gioia per le volontarie ed i volontari che presidiano il nido, offrendo informazioni e spiegazioni a curiosi e turisti piccoli e grandi; una buona fortuna anche per le piccole uova covate dalla calda sabbia che, così, ne accelera i processi vitali. Tra qualche giorno si schiuderanno e dovranno da subito, anche loro,  le piccole ed indifese  tartarughine, cimentarsi con le asperità della vita, correranno verso il luccichio delle stelle nel mare, verso un raggio di luna che gioca con le onde, seguendo quel richiamo sconosciuto , ma possente, della sopravvivenza!  Per quelle di loro che ce la faranno (noi, ovviamente, siamo qui nella speranza che tutte possano farcela) , ricomincerà quel ciclo ancora per tanta parte misterioso che, quasi certamente, fra circa 30 anni le riporterà su questa spiaggia a dare il loro contributo alla riproduzione della specie , alla perpetuazione della vita, alla ripetizione di quella forte emozione legata alla nascita di un essere vivente.  Se avranno avuto la fortuna di non imbattersi in un amo, in una rete, in una busta di plastica …  nell’arroganza della specie Uomo! E poi, dopo aver superato tutte queste insidie, chi assicura che ritroveranno questa nursery naturale, questa sabbia dorata, questo mare incantevole, queste dune ospitali?  E se, invece, come la stoltezza umana promette, troveranno un muro di cemento e la spiaggia erosa ed occupata dal mare?

Forse anche questa piccola/grande storia che ontogeneticamente  riavvolge  il tempo degli ultimi 150 milioni di anni potrebbe portare ad un sussulto di razionalità e resipiscenza! Un tempo, infatti,  il litorale jonico ad est e ad ovest di Taranto era meta diffusa di nidificazione della Caretta Caretta; ora i luoghi “d’approdo” idonei  sono pochissimi: anche per questo bisogna in ogni modo tutelarne lo stato naturale , sottraendoli a manomissioni e speculazioni.

Una riflessione si impone anche per coloro che misurano tutto con il metro “economico” e del fantomatico sviluppo in cui Matura, Paesaggio, Bellezza e, a volte, persino la Vita sono variabili dipendenti del profitto. Ed è precisamente questa. Non ci sono in Italia molti altri posti  dove le tartarughe marine vengono a riprodursi e, se questi luoghi fossero tutelati e valorizzati per la  loro importanza naturalistica,  quanti ricercatori, studiosi, turisti di natura e turisti in genere potrebbero attrarre? E che “marchio di qualità” territoriale potrebbe diventare!  Sciocche elucubrazioni di nostalgici ambientalisti?  Può darsi  Ma in tante parti del mondo, intelligentemente, già lo fanno. Tanto si discute, e spesso astrattamente, sulle possibilità/impossibilità  di un’altra economia  per questa provincia: e se cominciassimo  col costruire quella che potremmo definire la “Rete delle Bellezze”, mettendo in rete, appunto,  le risorse vere di questa terra: la Storia, la Cultura, i parchi archeologici, il Parco delle Gravine, il Parco delle Pinete e delle Dune dell’Arco jonico, la Riserva Marina delle Cheradi e, perché no, il Parco della Caretta Caretta? Risolveremmo tutti i problemi? Probabilmente no. Ma certamente potremmo cominciare ad intravedere un altro futuro possibile!

Tito Anzolin