Insulti, polemiche ed il cuore generoso di Palagiano.

Insulti, polemiche ed il cuore generoso di Palagiano.

16 Maggio 2012 7 Di Life

Ieri ero in un bar e sono stato raggiunto da una persona in piena campagna elettorale.
Non dirò la fazione politica anche se, per il contenuto del discorso, sarà facile per qualcuno risalirvi.
Discutevamo del più e del meno, forse non sapendo che aveva a che fare con Rollo Tommasi, nonché dei toni spesso aspri raggiunti nel corso di questa competizione per le amministrative.

Ad un certo punto della discussione cita uno scritto, apparso da qualche parte nei giorni scorsi, dicendomi: “L’augurio della morte è qualcosa che non può trovare spazio nella campagna elettorale. Ed il fatto che nessuno abbia avvertito la necessità di stigmatizzare quel pensiero è una cosa molto grave”.
Ho annuito, mi sono voltato di spalle e me ne sono andato.
Vi confesso che in quel momento mi sono sentito piccolo, piccolo.
Quel post lo avevo letto, quando Rollo Tommasi non era ancora nato, e onestamente mi aveva fatto rabbrividire.
Chiunque abbia avuto a che fare con la morte sa che, in ogni caso, rappresenta uno di quegli eventi che ti segnano dentro e che poi, nel tempo, non ti lasciano solo un attimo, riapparendo all’improvviso e lacerandoti senza che tu te ne accorga.

Ecco, se su una cosa devo dar ragione all’utente Pio XIX è proprio su questo: “Rollo Tommasi, quando ancora non era tale, non ha avuto il coraggio di gridare sdegnato contro una simile mostruosità”.
Onestamente me ne vergogno perché in quel momento, rimanendo in silenzio, ho contribuito nel mio piccolo a fare di Palagiano una Comunità peggiore.
E Palagiano, i suoi cittadini, questa cosa non la meritano.
Perché il nostro paese sarà pure un grande casino, impiastricciato dal marmo apparso ovunque nell’epoca del boom economico o ingolfato dalle macchine che stanno diventando più numerose dei pedoni.
Sarà pure una confusionaria colata di cemento, frutto di scelte politiche risalenti al periodo in cui si riteneva che ogni pezzettino di suolo dovesse dar vita ad un palazzo.
Sarà tutto quello che volete ma, guardando con attenzione, è anche un paese con un cuore grande.

E’ un cuore non appariscente, difficile da vedere, da notare, ma è un cuore che batte e che, se non soffocato, è destinato a battere sempre più forte.
E’ il cuore di quei ragazzi che in silenzio, col sorriso sulle labbra, spingono le carrozzine dei loro coetanei.
(A proposito di carrozzine, an passant, permettetemi di dire che il tema della disabilità, in questa campagna elettorale, è stato trattato in modo vergognoso dai sostenitori di ambo le parti!)
Li vedi soprattutto d’estate, sul corso o ai tavolini di un bar.
Li vedi e pensi che sono una generazione fantastica, capaci di superare le diffidenze e le paure, di allontanare da sé quel senso di inadeguatezza che, troppo spesso, ci fa abbandonare il tentativo di intraprendere qualcosa di nuovo.
Li osservi premurosi ed attenti, dedicati a compagni affetti da patologie che tu sai essere di tipo degenerativo, e ti rendi conto che loro non meritano le accuse di razzismo ed indifferenza che, alcune volte, vengono lanciate con troppa facilità verso un’intera comunità.
Palagiano ha il cuore grande delle Associazioni impegnate nel campo delle malattie terminali, fatte da persone capaci di saper dare un senso alla vita di chi, consapevole di avere per compagna di viaggio la signora di nero vestita, un senso della vita potrebbe averlo perso.
Palagiano ha il cuore grande di tanti uomini che, senza la necessità di pubblici proclami, mensilmente si autotassano per aiutare loro coetanei in difficoltà economiche.
Palagiano ha il cuore grande dei suoi attuali carabinieri che davvero, come ho scritto in un altro pezzo, sono pronti a mettere la loro autorità al servizio di chi si trova in stato di bisogno.
Palagiano ha il cuore grande di un sacerdote che con soldi suoi ha comprato un vocabolario di latino ad una ragazza e lo ha consegnato alla famiglia dicendo che era stata una donazione ricevuta dalla parrocchia.

Certo, il nostro non è il migliore dei mondi possibili ma noi, amandolo per quello che è, impegnandoci in maniera serena, possiamo contribuire a renderlo più colorato.
Ecco perché la coscienza di Rollo Tommasi, oggi, si vergogna di non aver urlato.
Perché il mancato rispetto dell’uomo, sia pure nelle parole, rappresenta quella cappa che quel cuore può farlo cessare di battere.
A chi è stato toccato da quelle parole, anche se in ritardo, non posso che chiedere scusa.
Così come non posso che chiedere scusa alla mia città per aver contribuito, col mio silenzio, a farla apparire ingiustamente peggiore.

Rollo Tommasi