Contraccettivi Culturali
13 Luglio 2009Da laico ovviamente me ne dispiace: la Chiesa, anche nell’ultima enciclica papale, prosegue la sua battaglia contro le politiche di controllo delle nascite dei governi, considerate indispensabile strumento per evitare la diffusione, per esempio, dell’Aids.
Così come, non condivido la condanna morale della promiscuità sessuale.
Per loro, il sesso, è ammissibile solo nell’alveo matrimoniale finalizzato alla procreazione.
Cose dette e ridette sulle quali il Vaticano dovrebbe riflettere seriamente: tale dottrina è legittimità solo nei Paesi islamici.
Ciò premesso, l’enciclica di Benedetto XVI, offre spunti di riflessione davvero interessanti che vale la pena approfondire.
Innanzitutto, lasciatemelo dire, continua a sfuggirmi il motivo per cui dei governanti e degli intellettuali si sentano in dovere di criticare le parole, peraltro scontate, del capo della cristianità.
È un esercizio dialettico che coinvolge in modo particolare gli esponenti della cultura progressista o presunta tale.
Talmente confusi dal loro relativismo dei valori che, ormai, di assoluto non è rimasto loro più niente. Nemmeno la carta igienica.
Eppure, nelle democrazie occidentali, la laicità resta un valore di fondamentale convivenza civile.
Fino a prova contraria, da noi, il peccato non è un reato punibile penalmente, sicchè il Papa è libero di manifestare le proprie opinioni al pari di tanti altri.
Poi vi è un ulteriore elemento di analisi sul quale vorrei soffermarmi.
Che le parole del Papa facciano discutere lo trovo normalissimo, però è evidente che per taluni esiste un Papa buono e uno diabolico.
Una specie di dottor Jekyll e mister Hyde.
Generoso, persino lungimirante, quando denuncia il primato del profitto, il capitalismo in senso stretto, le ingiustizie civili, la tragedia dei fenomeni migratori, la fame nel mondo.
Poi c’è un Papa crudele, inquisitore dei poveri peccatori, rozzo e ignorante nei confronti dei gay, nemico giurato della laicità dei governi, addirittura tollerante verso i regimi totalitari. Insomma tutto e il contrario di tutto.
L’Italia poi è un caso a parte: l’uso fazioso della religione non ha eguali nel mondo occidentale.
Il ruolo pubblico della Chiesa è naturalmente riconosciuto se ci si occupa dei temi di cui sopra.
Diversamente se si trattano questioni delicate, dalla famiglia al diritto alla vita, dalla bioetica al sesso, scoppia il finimondo.
Si parla di ingerenze a meno che, il Vaticano, non metta naso tra le lenzuola di Berlusconi.
Allora sì, la musica cambia, è opera meritoria.
In attesa di ulteriori sviluppi sconvolgenti sui temi in oggetto , prendo atto che la redazione de “La Repubblica”, solo adesso scopra il “cristianesimo sociale”.
Nell’enciclica “Caritas in Veritate”, ci vedono pure i segni di una svolta; come se la dottrina sociale della Chiesa fosse una assoluta novità storica.
Non c’è che dire: meglio tardi che mai.
Rispettosamente, barracuda,