Il paradosso del Dottore

Il paradosso del Dottore

1 Ottobre 2012 6 Di Life

In uno dei peggiori consigli comunali che mi sia mai stato dare di assistere, è emersa in tutta la sua prepotente drammaticità l’inadeguatezza di un uomo, Tarasco, chiamato a fare il sindaco, evidentemente, suo malgrado. Tarasco è persona non solo a digiuno di tecnica amministrativa ma che interpreta a suo modo, discutibilissimo, perfino l’Abc delle leggi che regolano tale tecnica.

Sottopongo alla vostra attenzione, cari lettori, questo suo infelicissimo passaggio, che renderò poi oggetto di disamina alla luce di alcuni articoli della legge 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali).

Dice Tarasco: “…quando nell’ambito di un gruppo di maggioranza si identifica un sotto-gruppo con l’intento di controllare un gruppo di maggioranza, implicitamente è espresso un concetto di sfiducia. Cioè, inevitabilmente, dire che io mi faccio controllore del resto del gruppo, significa che io ho espresso in altri termini, concettualmente, un atteggiamento di sfiducia negli altri elementi del gruppo. È una forma implicita, non espressa verbalmente ma come comportamento, di una mancanza di rispetto, del senso di stima e di amicizia nel resto del gruppo.

Questa, secondo Tarasco, sarebbe motivazione sufficiente per allontanare, attraverso la revoca delle deleghe, un “sotto-gruppo”, formato dai consiglieri e dall’ex assessore di “API – Alternativa per Palagiano”, dal gruppo di maggioranza. Costituirebbero quindi motivo sufficiente per tale allontanamento la “mancanza di rispetto, del senso di stima e di amicizia nel resto del gruppo.”

Diamo adesso un’occhiata all’art. 42 del succitato Testo unico e verifichiamo se vi sia qualche riferimento, anche minimo, al rispetto, alla stima e all’amicizia.

Il consiglio è l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo” ed ha “competenza limitatamente ai seguenti atti fondamentali”, segue elenco delle funzioni ad esso attribuite. Non sembra affatto contenere traccia dei tre sentimenti di cui sopra, e come potrebbe altrimenti? Stiamo parlando di una legge, mica di un manuale dei buoni sentimenti! Semmai, vi è un chiarissimo riferimento all’essere il consiglio anche un organo di controllo.

Ma proseguiamo con ordine e cerchiamo di capire a quali gravi distorsioni sottopone la legge Tarasco, grazie alla sua teoria dei “buoni sentimenti”.

Abbiamo già visto cosa compete ai consiglieri comunali, vediamo adesso come si diventa tali.

La legge prevede che per essere proclamati occorre considerare i voti personalmente ottenuti (o di preferenza) aumentati della cifra di lista. Vale a dire che il consigliere rappresenta non solo chi ha espressamente scritto il suo nome sulla scheda, ma anche tutti coloro i quali hanno condiviso l’orientamento politico espresso dalla sua lista.

Primo problema: essendo di fatto sparita dal consiglio comunale la lista “Palagiano in Crescita”, chi si fa carico oggi di rappresentare la bellezza di oltre 1.400 elettori? Risposta: nessuno.

Secondo problema: poiché la legge affida al consigliere, e non ad altri, la “competenza su programmi, piani finanziari, bilanci e relative variazioni”, è corretto chiedere allo stesso di privilegiare, in sede di valutazione, piuttosto che il dettato della legge i sentimenti di rispetto, stima e amicizia che deve provare, secondo Tarasco, per i suoi colleghi di maggioranza? In altre parole, il consigliere deve prestare ascolto alla legge, oppure andare dove gli dice di andare il cuore? Risposta: il “cuore” è argomento buono per i romanzi della Tamaro, non certo per la legge.

Terzo problema: com’è possibile che uno stimato professionista possa poi indulgere in simili castronerie di natura politico-amministrativa? La risposta ha bisogno di una riflessione supplementare riguardante un’altra dichiarazione rilasciata da Tarasco nel medesimo Consiglio comunale. Vediamola.

…si è trattato di considerare un comportamento politico che in tempi precedenti non riguardava per niente la stessa situazione politica, la compagine politica di una maggioranza che avvia un programma amministrativo. Stiamo parlando, nelle fasi precedenti, di una campagna elettorale e di un ballottaggio dove una maggioranza esisteva solamente a parole, per i fatti non c’era per niente un’intesa di maggioranza; c’era un gruppo di persone che lavorava per la candidatura propria e del sindaco. Praticamente, diversamente, c’era tutto un altro comportamento che non era valutabile.

Quando sono stati presi in considerazione gli orientamenti per la campagna elettorale, io non mi sono visto una maggioranza attorno; io mi sono visto da solo. Per questo, questo è stato un motivo per certi orientamenti, e stiamo parlando di campagna elettorale e del ballottaggio.

Quando sono stati firmati quei decreti, quando ho sottoscritto quei decreti, era cambiata la compagine politico-amministrativa. Ci sono due tempi diversi che hanno motivato degli atteggiamenti diversi.”

Traducendo: Tarasco distingue tra due fasi, una elettorale, nella quale l’attuale maggioranza “esisteva solamente a parole” e in cui si è “visto da solo”; e una successiva nella quale, nel frattempo, “era cambiata la compagine politico-amministrativa”.

Dunque, c’è stato un prima in cui sia lui che altri si sono candidati senza avere un minimo di programma in comune, e un poi, dopo il primo turno elettorale, che ha consentito a Tarasco di apprezzare il programma di Cervellera e fargli decidere (atteso che lui e la sua compagine non ne avevano uno) che poteva andar bene anche per se stesso e l’accozzaglia di candidati che aveva riunito intorno alla sua persona!

Ho definito in un commento passato la compagine di Tarasco come “una specie di abito di Arlecchino”, qui è lo stesso Tarasco a definirla senza mezzi termini una vera e propria Armata Brancaleone!

Per concludere, e questo è il paradosso, oggi abbiamo una maggioranza composta da un sindaco, un assessore e un consigliere (entrambi di SEL, che non ha certo vinto le ultime elezioni). Tutti gli altri si rassegnino, costituiscono solo la parte potenzialmente cangiante di una scenografia che potrebbe cambiare ancora, secondo il volere di Tarasco. Se lo dice lui…

Mimmo Forleo