Lucio Martellone: “Ecco la mia denuncia”!
19 Agosto 2012La sera del 17-08-2012 mio fratello Giovanni ed io Lucio(disabile) ci siamo presentati all’ingresso dell’ “Albatros Club” di Castellaneta Marina per partecipare
al concerto di Fiorella Mannonia. Alla presenza di tre persone alla richiesta di entrare privi di biglietto abbiamo avuto esito negativo . Giovanni , l’accompagnatore avrebbe dovuto pagare la somma del biglietto inoltre io avrei dovuto pagare l’ingresso senza alcuna riduzione. Propongo di pagare un solo ingresso ma la direzione esclama in maniera affermativa : o 2 paganti entranti o la porta non si apre! La direzione ad una prima richiesta d’entrata dice esplicitamente che qualora si sia pagato l’ingresso di entrambi non sarebbe stata garantita la buona vista dello spettacolo agli altri presenti allo spettacolo.Infastiditi hanno richiesto l’intervento dei Carabinieri. Questi dopo pochi minuti si sono presentati all’ingresso e la Direzione dell’ ” Albastros” ha detto è sufficiente un pagante entrante e il disabile entra senza alcun problema. Questa proposta viene offerta a spettacolo iniziato già da tempo, ed abbiamo rifiutato . A me inoltre vien detto che la sua entrata compromette la sicurezza dello spettacolo,occorre precisare che sul piazzale antistante il palco vi erano un gran numero di persone in piedi. Io sempre con l’ausilio di un accompagnatore ha sempre partecipato a grandi eventi in ampi spazi pubblici e privati senza pagare alcun costo inoltre godendo di una ottimo visuale sempre in compagnia di un accompagnatore. Il mio vuole essere un articolo denuncia sulla gratuita discriminazione verso persone cui già la vita ha inferto “riduzioni” ,e sulla sordità d’animo e di mente ad impedire ad un ragazzo di partecipare ad uno spettacolo semplicemente per divertirsi e sorridere.
L.M.
Lucio perchè non provi ad inviare questo articolo alla gazzetta del mezzogiorno? Forse sensibilizzando l’opinione pubblica su un grande network, avresti maggior riscontro e soddisfazione!!!
..chi sa cosa ne penserebbe la Mannoia di questa storia!!! in ogni caso chi di competenza dovrebbe agire e subito, nei confronti di questa gente che, quando deve guadagnare, non si fa più scrupoli innanzi a niente! che vergogna.. abbraccio lucio e giovanni, persone che non si fermano davanti a niente!
Immaginiamo che altri duecento Lucio avessero preteso di entrare gratis al concerto accompagnati da altrettanti Giovanni, avrebbe ancora senso chiedersi cosa ne pensa Fiorella Mannoia?
Provo a spiegare la differenza. Probabilmente, ragionando d’impulso come i commentatori di cui sopra, la Mannoia subito dopo il concerto avrebbe espresso “solidarietà” a Lucio e Giovanni che, poverini, non hanno potuto assistere gratis come chiedevano al suo spettacolo. Ma la Mannoia avrebbe sbagliato; non lo dico io, lo dice un suo più illustre predecessore: Enrico Caruso.
Durante uno dei suoi trasferimenti fra l’Europa e l’America, al celebre tenore venne chiesto di allietare il viaggio degli altri passeggeri esibendosi gratuitamente. Caruso oppose un fermo rifiuto motivandolo nel seguente modo: “Fossi stato un calzolaio, mi avreste forse chiesto di risuolare gratis le scarpe dei presenti?”.
La Mannoia dunque, se l’esempio portato appare chiaro, è l’ultima persona da interpellare in questi casi. Sarebbe come chiedere a un fattore della produzione se il prezzo a cui l’imprenditore ha deciso di venderlo è giusto. La Mannoia è il fattore, i gestori dell’Albatros sono l’imprenditore; a rimetterci l’intero incasso della serata non sarebbe stata la Mannoia (che aveva il suo cachet già assicurato) ma i gestori dell’Albatros.
A quale titolo la Mannoia potrebbe o dovrebbe decidere se i gestori dell’Albatros devono farsi ciabattini di tutti?
Mimmo Forleo
Egregio Signor Forleo, l’episodio di Caruso che riporta, non c’entra assolutamente niente, con la triste storia di Lucio, e sta all’incresciosa vicenda come la Mannoia sta a Enrico Caruso, uno dei più grandi Cantanti di tutti i tempi. Esiste una legge, e la legge deve essere rispettata, costi quel che costi, si tratta di vera e propria discriminazione operata dal gestore e non cerchi di creare alibi per chi la colpa ce l’ha!
Vitoconte
Infatti e’ quello che ha scritto Mimmo Forleo, Sig. Vito la prego di rileggere il post.
Sig. Vito Conte, la “legge” di cui lei parla non deve godere di molta popolarità, atteso che sembra essere sfuggita persino ai Carabinieri!
Mi metto comunque in paziente attesa della dimostrazione della sua esistenza. Se e quando sarà stato messo riparo a questa prima falla, non escludo che si possa discutere anche di quelle presenti nel suo presunto argomentare.
Mimmo Forleo
Lucio non era più corretto chiamare la direzione ed eventualmente prenotarsi ( e far attrezzare i responsabili dell’abatros) per tempo?
Condivido pienamente con Mimmo Forleo.
Certo, il fatto che ci fosse solo Lucio avrebbe potuto indurre ad una maggiore elasticità ma non esiste alcun diritto ad entrare gratis alle manifestazioni.
Gramsci
So di tirarmi addosso tutte le ire funeste di questo mondo….. ma scusate dove sta scritto che gli accompagnatori ed i disabili non pagano l’ingresso? Sicuramente gli sara’ garantito un posto vicino al palco per avere una visione migliore di quelli cosiddetti abili. Ma non credo che ci sia una legge che garantisce l’ingresso gratis.
Egregi Signori Pesare e Forleo, evidentemente vi deve essere sfuggita la lettura dell’articolo di ELIDISA, che trovate sopra, a meno che io non abbia preso un abbaglio.
Cordiali saluti
VITOCONTE
Hai preso un abbaglio!!!!!!
cordialmente
Egregio Sig. Vito Pesare, non sapevo che lei fosse diventato il segretario particolare del Sig.Mimmo Forleo, io ho preso un abbaglio e mi sono sbagliato e chiedo scusa umilmente a tutti i lettori, ma prima di essere uno sbadato, sono un uomo, quindi non vedo perchè mi dà del tu, visto che io non la conosco e non ho alcun desiderio di conoscerla.
cordialmente
VITO CONTE
E STIQATZI Sig. Vito Lei (noti la elle maiuscola in segno di rispetto) dovrebbe essere una persona mooolto permalosa, cosi permalosa che non si accorge di offendere, Ma la perdono non sono permaloso e soprattutto non sono bravo come segretario, specialmente a Mimmo Forleo, sa che noia? Quelllo scrive, scrive e scrive la mia vita diventerebbe noiiosa. La saluto cordialmente
P.S. caso mai la vita ci riservasse un incontro non voluto da ambedue, mi faccia un cenno cosi la evito. Grazie 🙂
L’episodio è certamente spiacevole, ma, lui non crederà :-), io sono perfettamente d’accordo con Mimmo ed anche con Vito.
La Legge c’è, è la n.13 del 9 gennaio 1989 ed ogni esercizio pubblico deve (forse dovremmo dire dovrebbe 🙁 )
tenerne conto.
Legge n.13 del 9 gennaio 1989
………………………….
Art. 5 – Criteri di progettazione per la visitabilità
…………………….
5.2 Sale e luoghi per riunioni, spettacoli e ristorazione
Nelle sale e nei luoghi per riunioni e spettacoli, almeno una zona deve essere agevolmente raggiungibile, anche dalle persone con ridotta o impedita capacità motoria,
………………
essere dotata di posti riservati per persone con ridotta capacità motoria, in numero pari ad almeno due posti per ogni 400 o frazione di 400 posti, con un minimo di due;
– essere dotata, nella stessa percentuale, di spazi liberi riservati per le persone su sedia a ruote, predisposti su pavimento orizzontale, con dimensioni tali da garantire la manovra e lo stazionamento di una sedia a ruote;
Insomma, tutti se ne dovevano occupare eccetto Fiorella Mannoia 🙂
Elidisa, so che mi giudicherai nuovamente “presuntuoso”, ma puoi star certa del fatto che non ho mai dubitato di saper ragionare, e quindi di poter pretendere il più delle volte che gli altri si dicano d’accordo con me; come è accaduto a te in questo caso.
Avrai notato, nel mio ultimo commento a gli Indignati, che ho messo in evidenza come la situazione del disabile grave, in Italia, non si possa considerare disagevole o al limite dell’indigenza. Su questa evidenza credo che si direbbe d’accordo anche elidisa, ma avrei una domanda da rivolgere alla Di Sarno ex amministratrice e delegata alle politiche sociali:
Come spiegherebbe ad elidisa, che si dice d’accordo con Mimmo Forleo, l’esuberante impiego di fondi pubblici volto a gonfiare una spesa (composta di centri diurni, serate danzanti, ecc.) che sarebbe da considerare a tutti gli effetti come un duplicato inutile di servizi già assicurati dallo stato centrale?
Personalmente non avrei avuto niente da ridire nel caso in cui i gestori dell’Albatros (che sono privati cittadini) avessero acconsentito alla richiesta proveniente da Lucio; essendo padroni dei loro soldi, possono farne l’uso che meglio gli aggrada. Mi riesce invece impossibile capire che si possa anche solo pretendere di fare altrettanto con danari altrui.
Mimmo Forleo
La prossima volta compra il biglietto.
Non hai diritto ad entrare gratis.
Il punto è ben un altro,la Direzione ad una prima richiesta di entrare al di là dei soldi mi ha detto che io avrei ostacolato la vista dello spettacolo agli altri spettatori presenti. La questione dei soldi ha ruolosecondario , perchè noi avremmo voluto pagare un biglietto ma non alla fine dello Spettacolo subito dopo dell’intervento dei Carabinieri.
Salve. Anche noi vorremmo dire la nostra sullo spiacevole episodio.
Cominceremmo col dire che la legge n.13 del 9 gennaio 1989 citata dalla sig.ra Elidisa, altro non è che una legge riguardante l’abbattimento delle barriere architettoniche che, di fatto, non ha nulla a che vedere con la questione sollevata dal sig. Lucio Martellone. Infatti, se non abbiamo letto male, il problema sollevato non starebbe nel non adeguamento della struttura alle norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche, bensì nel pagamento o no del biglietto d’ingresso.
Detto ciò, prima di esprimere delle nostre considerazioni, pubblichiamo un articolo del Comune di Bologna scritto dopo ripetute richieste allo stesso riguardanti l’accesso gratuito a teatri, cinema..che recita testualmente:
“…informiamo che l’accesso gratuito o meno agli spettacoli, per la persona disabile e per l’eventuale accompagnatore, non è regolato da leggi, ma solo da consuetudini. In alcuni casi entrano entrambi gratuitamente, in altri paga la persona disabile ma non l’accompagnatore (parrebbe la soluzione più corretta a nostro avviso), in altri l’inverso, ed infine, in alcuni casi, vengono fatti pagare tutti e due…….risulta ovvio che nessuno può pretendere l’esibizione di certificati od altro, ma è altrettanto vero che nessuno può pretendere di entrare ad uno spettacolo gratuitamente.”
a supporto di quanto sopra, il Corriere della Sera, in data 13/08/2010,su domanda riguardante una situazione analoga posta al dott. Carlo Giacobini, responsabile del sito HandyLex.org e della rivista HandyLexPress e consulente normativo della federazione italiana per il superamento dell’Handicap, lo stesso rispondeva testualmente:
“nessuna norma impone ai gestori di spettacoli musicali, di intrattenimento o sportivi di riservare l’ingresso gratuito alle persone con disabilità o ai loro accompagnatori. L’eventuale PRIVILEGIO caritatevole della concessione all’ingresso gratuito è una scelta assolutamente discrezionale di chi gestisce lo spettacolo o l’evento. Rimane invece un obbligo di legge l’accessibilità degli spazi destinati allo svolgimento di tali iniziative.”
tutto ciò premesso, è chiaro che non essendoci leggi in merito, nessuno possa essere accusato di non aver rispettato alcunchè, considerando che tutto sia riposto al semplice buon senso. Vero è anche quello che sostiene il sig. Forleo inquanto, se ci fossero state molte richieste probabilmente l’evento non sarebbe andato a buon fine.
La condizione di Handicap garantisce , perciò, il diritto alla presenza di uno spazio accessibile ma non all’ingresso gratuito.
Per concludere quindi, se il problema “ingresso gratuito” stia solo ed esclusivamente al buon senso e nessuno, dalla Mannoia ai gestori dell’evento sono in alcun modo colpevoli di nulla, il problema “barriere architettoniche” (la dove ve ne fosse – noi non conosciamo il posto) rimane un OBBLIGO di cui i gestori “devono” (senza alcun condizionale) dar conto.
Per cui, sulla scorta dell’ultimo commento del sig.Lucio, (appena letto)aggiungiamo il fatto che di tutta questa situazione, la cosa realmente grave,è l’affermazione utilizzata in quanto ci sarebbe dovuto essere un luogo accessibile dove poter godere dello spettacolo senza dover intralciare la visione altrui.
__________________________________________gli indignati
Il mio ricordo dell’Albatros risale a una decina di anni fa e quindi non saprei dire se la struttura conservi ancora le infrastrutture di un tempo. Per forza di cose devo procedere per supposizioni basandomi sul post di Lucio.
Lucio afferma che in un primo momento i gestori avrebbero sostenuto di non poter garantire la sua sicurezza personale. Questo potrebbe significare che la struttura non sia più a norma; ma potrebbe anche indicare lo smarrimento dal quale sono stati colti i gestori nel momento in cui hanno visto arrivare una richiesta non preventivata, l’ingresso gratuito di due persone, perché ritenuta evidentemente assurda e quindi non preventivabile in alcun modo.
Propenderei per la seconda delle due ipotesi, in quanto a) successivamente i gestori si sono detti disponibili all’ingresso di Lucio e b) gli stessi Carabinieri pare non abbiano rilevato negligenze sotto il profilo della sicurezza. Tanto che il concerto della Mannoia si è tenuto regolarmente.
Rimane dunque da risolvere la questione del “PRIVILEGIO caritatevole” che Lucio, giudicando male a mio avviso, considera “secondario”. Si tratta dello stesso errore di giudizio nel quale incappano in molti; a cominciare dal Comune di Bologna che, se la trascrizione fatta da gli Indignati è fedele, suggerirebbe di non far pagare l’accompagnatore.
Vale la pena far notare a tal proposito che i disabili gravi in Italia oltre a percepire un’indennità mensile, corrisposta appunto perché considerati inadatti a procurarsi un reddito, percepiscono anche una seconda indennità detta “di accompagnamento”, il cui scopo dovrebbe essere quello di fornirli di mezzi economici atti a garantire la loro libertà di spostamento.
Dovrebbe quindi risultare chiaro, alla luce di quanto detto finora, che il caso di Lucio non presenta alcun elemento che configuri uno stato di indigenza tale da richiedere l’obbligo (morale) della carità nei suoi confronti dei privati cittadini, e che, ragionando così come sembra ragioni il Comune di Bologna, ogni questuante che dovesse ricevere la carità dal 50% più 1 dei passanti, potrebbe poi sentirsi in dovere di “denunciare l’ingiustizia” ricevuta dal rimanente 50% meno 1.
Mimmo Forleo
Naturalmente questo include l’ulteriore grave affermazione sul “compromettere la sicurezza dello spettacolo” da parte di un diversamente abile in quanto, non solo l’organizzazione deve garantire la sicurezza durante uno spettacolo ma, a maggior ragione, deve garantire la sicurezza di eventuali persone diversamente abili.
Dipende tanto dalla sensibilita’ del gestore, ma nn vi e’ nessuna legge che lo impone. Comunque nn significa essere disabile e pretendre o commiserarsi , l’importante che vengono garantiti i posti di visione e sicurezza per un disabile.
Salve, ho partecipato a decine di concerti, GP di formula 1 di Imola, partite di calcio e discoteche negli anni passati, posso garantire che mai ho avuto un problema con gli organizzatori, che hanno sempre avuto la cortesia di farmi entrare con il mio accompagnatore senza sborsare una lira/euro. Chiaramente nessuno è dovuto a farti entrare gratis, evidentemente la direzione di tale locale si è data altre regole.
La discriminazione verso Lucio come persona disabile è in questi due punti:
1- La direzione a una prima richiesta d’entrata dice esplicitamente che qualora si sia pagato l’ingresso di entrambi non sarebbe stata garantita la buona vista dello spettacolo agli altri presenti allo spettacolo.
2 -A me inoltre viene detto che la sua entrata compromette la sicurezza dello spettacolo.
Una domanda: quanti bar e locali pubblici di Palagiano, ha scivoli e servizi igienici a norma da poter garantire l’accesso alle persone disabili? Io per anni ho dovuto fare come i cani, uscire dai locali per urinare in strada, subendo un’incivile e degradante discriminazione. Spero che la situazione sia cambiata.
Esprimo solidarietà e vicinanza a Lucio per la discriminazione subita.
Vorrei precisare, a Domenico, che l’ingresso gratuito non è affatto dovuto alla “sensibilità del gestore”; semmai, se vogliamo essere precisi, è dovuto alla sensibilità dell’opinione pubblica, che talvolta è “addomesticata” da istituzioni organizzate. Sembra una differenza di poco conto ma non lo è. Mi spiego.
Abbiamo fresco davanti agli occhi il caso delle “donazioni” ILVA alla Chiesa tarantina. L’ILVA ha perpetrato per anni una vera e propria aggressione ai danni dei tarantini, ma, a quanto pare, vi era chi si rendeva disponibile a chiudere entrambi gli occhi e a spendere qualche buona parola sul suo conto. Il tutto al modico prezzo di qualche regalia.
Da anni è ormai consolidato il costume di “investire” qualche soldo per tenersi buono tutto un universo composto da associazioni, leghe, istituzioni più o meno riconosciute e quant’altro, delle quali è risaputo il potere di saper “addomesticare” masse di cittadini non pensanti. Potrei continuare segnalando lo strano comportamento messo in mostra da Legambiente, la quale condanna certe pratiche a meno che non siano compiute da società “amiche”, o l’ossessione per i cibi “Ogm free” anche in presenza di nessuna prova scientifica attestante la presunta pericolosità dei cibi contenenti materiale Ogm. Ma mi fermo qui, credo sia bastante il numero di esempi portati per far capire, a chi vuol capire, come siamo messi.
Ad Armando invece vorrei far notare come dal resoconto di Lucio si possano estrapolare almeno tre diverse versioni della cosiddetta “prima richiesta”: una in cui veniva chiesto di far entrare gratis Lucio e il suo accompagnatore, un’altra in cui veniva “offerto” di pagare un solo biglietto, e un’altra ancora prevedente il pagamento dei due biglietti.
Se la logica ha ancora un senso, mi pare che la terza abbia seguito le prime due, anche se impropriamente Lucio la presenta in questo modo: “La direzione ad una prima richiesta d’entrata dice esplicitamente che qualora si sia pagato l’ingresso di entrambi non sarebbe stata garantita la buona vista dello spettacolo agli altri presenti allo spettacolo.”
Dovrebbe essere allora evidente che la terza risposta proviene da gente, giustamente, infastidita da un mercanteggiamento tanto esasperante da costringerla a richiedere l’intervento dei Carabinieri.
Quanto al punto 2, per poter dire qualcosa al riguardo occorrerebbe sapere quando è stata pronunciata la frase messa sotto accusa. Ma Lucio a questo riguardo è molto evasivo.
Sei libero allora di esprimere ogni solidarietà a Lucio, ma escludendo che possa aver subito qualche tipo di discriminazione.
Allo stesso modo, credo che sei nel torto anche quando fai riferimento ad alcuni locali palagianesi che non sarebbero a norma. Se non ricordo male, la legge non rende obbligatoria l’adozione di scivoli e bagni per disabili in tutti i locali la cui costruzione o l’ottenimento della relativa licenza commerciale sia anteriore a una certa data (mi perdonerai ma non ricordo quale). Probabilmente è proprio in uno dei quei locali che avrai dovuto affrontare il disservizio di cui parli. Chiamiamola pure discriminazione in questo caso, ma la responsabilità andrebbe addossata alla legge e non al gestore.
Mimmo Forleo
Signor Forleo, la mia e una semplice domanda per sapere la situazione attuale, poiché sono circa sei anni che non vedo come si evolve il paese.
Solo dal 1997 alcuni locali sono norma, la legge cui fai riferimento 104 Art. 24. Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche.
La legge non obbliga i locali pubblici costruiti prima del 1989 ad essere attrezzati con scivoli e bagni per persone disabili.
Devo dire che ho visto locali pubblici che non avevano obbligo di attrezzarsi, eppure erano accessibili in tutto, evidentemente ci sono gestori che hanno sensibilità diverse, con questo non voglio accusare nessuno.
Quello che mi sta a cuore, che altri ragazzi disabili non devono subire la stessa umiliazione che ho dovuto sopportare io, di uscire da un locale per urinare dietro una macchina parcheggiata, oppure di essere cacciato in malo modo se la fai dove ti capita.
Negozi ed esercizi commerciali accessibili: Diritto o privilegio?
Tempo d’estate, di vacanze, di saldi, sono molte le ragioni per uscire più spesso
per fare shopping o per prendere un aperitivo con gli amici. Invariabilmente per le
persone con disabilità si acuisce la percezione della difficoltà di entrare
agevolmente nei luoghi scelti, soprattutto se bar o ristoranti o anche negozi dei
centri storici.
Nessuno negherà il diritto di ogni persona a scegliere il proprio medico di base, il
dentista, il veterinario fino al negozio di abiti e il ristorante, di fatto però per
molte persone anziane o con difficoltà di movimento temporanee o permanenti,
per non parlare di disabili veri e propri questo diritto di scelta è incredibilmente
limitato dallo stato di fatto: molti luoghi aperti al pubblico non sono accessibili.
Questo stato di fatto è comunque giustificato dalla normativa, nel senso che, se
da un lato, l’evoluzione della legge ha recepito i grandi cambiamenti culturali degli
ultimi anni riconoscendo che l’ambiente (sociale e costruito) è un potente
elemento “disabilitante”, evidenziando e rendendo esigibili i diritti di mobilità e
accesso pieno alle strutture pubbliche e private, dall’altro la normativa tecnica e
attuativa è rimasta praticamente ferma al 1989.
Vediamo in dettaglio i diritti:
La convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, recepita in Italia con
la legge 18 del 2009, definisce la disabilità nel seguente modo:
Le persone con disabilità includono quanti hanno minorazioni fisiche, mentali,
intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere
possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una
base di eguaglianza con gli altri.
L’articolo 9 della Convenzione prevede un ampio diritto all’accessibilità ai
trasporti, agli edifici, alle istituzioni e invita gli Stati a prendere tutte le misure per
rendere effettivo l’esercizio di questo diritto.
Quali sono al giorno d’oggi le misure che rendono effettivo il diritto di accesso a
pubblici esercizi, attività commerciali e sanitarie?
Il DM 236/89, il cui ambito applicativo è la ristrutturazione e la nuova
edificazione, prevede che siano accessibili:
gli ambienti destinati ad attività sociali, come quelle scolastiche, sanitarie,
assistenziali, culturali, sportive;
Per quanto riguarda bar negozi e ristoranti (ma anche cinema, pub eccetera):
– nelle unità immobiliari sedi di riunioni o spettacoli all’aperto o al chiuso,
temporanei o permanenti, compresi i circoli privati, e in quelle di ristorazione, il
requisito della visitabilità si intende soddisfatto se almeno una zona riservata al
pubblico, oltre a un servizio igienico, sono accessibili; deve essere garantita
inoltre la fruibilità degli spazi di relazione e dei servizi previsti, quali la biglietteria
e il guardaroba;
– nelle unità immobiliari sedi di attività aperte al pubblico, il requisito della
visitabilità si intende soddisfatto se, nei casi in cui sono previsti spazi di relazione
nei quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta, questi sono
accessibili; in tal caso deve essere prevista l’accessibilità anche ad almeno un
servizio igienico;
– nelle unità immobiliari sedi di attività aperte al pubblico, di superficie netta
inferiore a 250 mq, il requisito della visitabilità si intende soddisfatto se sono
accessibili gli spazi di relazione, caratterizzanti le sedi stesse, nelle quali il
cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta;
La legge è molto chiara, negozi , bar ristoranti nuovi devono essere accessibili,
almeno negli spazi di relazione e, per specifici esercizi anche nei servizi igienici.
Il problema resta per tutti i negozi, bar, ristoranti esistenti prima del 1989 e non
sottoposti a ristrutturazione totale: per loro non c’è obbligo di adeguamento
alcuno, per questo la situazione nei centri storici è di larga e diffusa
inaccessibilità.
Un piccolo progresso venne fatto dalla legge quadro sull’handicap, la legge
104/92 che prevede all’articolo 24 comma 6 che anche in caso di cambio di
destinazione d’uso in luogo pubblico o luogo aperto al pubblico si ricada nelle
previsioni della legge 13/89 e del dm 236.
Il problema in questo caso giunge dal margine interpretativo che si può applicare
al concetto di cambio di destinazione d’uso: alcune amministrazioni
comunali, rimanendo alla lettera della legge, non considerano cambio di
destinazione d’uso se si rimane all’interno della stessa categoria, quindi se un
appartamento venisse trasformato in negozio di parrucchiere verrebbe richiesta
l’accessibilità o visitabilità a seconda, se invece un ufficio o un negozio di ricambi
diventasse negozio di alimentari o di parrucchiere, restando all’interno della
destinazione d’uso commerciale potrebbe non essere richiesto alcun adeguamento
ai sensi dell’accessibilità, benchè sia ovvio il diverso tipo e la frequenza di accessi.
E’ evidente come lo spirito della legge 104 andasse nella direzione di ampliare la
casistica per cui esercizi commerciali già esistenti dovessero essere resi accessibili
o visitabili, per cui l’interpretazione di cambio di destinazione d’uso dovrebbe
essere il più ampia possibile, tendendo conto anche del numero e tipo di accessi
all’esercizio.
D’altra parte la stessa legge quadro 104/92 prevede all’articolo 23 che:
Chiunque, nell’esercizio delle attività di cui all’articolo 5, primo comma, della
legge 17 maggio 1983, n. 217 (attività ricettive n.d.a.), o di altri pubblici
esercizi, discrimina persone handicappate è punito con la sanzione amministrativa
del pagamento di una somma da lire un milione a lire dieci milioni e con la
chiusura dell’esercizio da uno a sei mesi.
Rendere impossibile l’ingresso non è forse discriminazione? E una legge specifica
contro le discriminazioni nei confronti dei disabili è stata varata: la legge
67/2006 “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di
discriminazioni”.
Ai sensi di questa legge si ha discriminazione indiretta quando una disposizione,
un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente
neutri mettono una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto
ad altre persone.
Questa legge è già stata utilizzata contro le barriere architettoniche nei bar e
ristoranti, specie in quei luoghi dove la scarsa presenza di esercizi rende
virtualmente impossibile scegliere dove andare.
In sintesi: la legge riconosce il diritto alla libera circolazione, alla libera scelta e
all’accessibilità, l’implementazione con regolamenti e norme tecniche di questi
diritti è ancora ferma al 1989.
E’ pertanto imprescindibile, dal lato delle pubbliche amministrazioni rispettare lo
spirito e la lettera dell’articolo 9 della Convenzione ONU , ribadiamo , legge dello
Stato Italiano, dando un’interpretazione il più possibile estensiva alle prescrizione
tecniche del dm 236, leggendole sempre in combinato disposto con la legge
104/92 e con la giurisprudenza consolidata negli anni.
http://www.criba-er.it
Solo oggi ho letto la discussione e sinceramente mi fa molto piacere che tante persone abbiano dedicato alla nostra storia del tempo della loro vita, soprattutto sono grato a chi con cognizione di causa ha menzionato leggi e regolamenti vari.
Lucio è stato molto chiaro nell’esporre la nostra avventura e soprattutto sincero quando ha parlato di inadeguatezza della sicurezza, infatti NON ERA PREVISTA alcuna zona dedicata ai diversamente abili, “non ci avevano pensato”… Riguardo la proposta fattaci di entrare e di pagare un solo biglietto la nostra risposta è stata negativa in quanto è stata effettuata dopo oltre mezz’ora di concerto e SOLO SUCCESSIVAMENTE all’intervento dei carabinieri.
A proposito, l’intervento dell’arma è stato proposto a me personalmente dal comando di Castellaneta, il cui piantone telefonicamente non mi ha saputo dire se l’ingresso gratuito era dovuto o meno e (parole testuali) mi disse che sarebbero venuti loro a farselo spiegare direttamente dal gestore del locale.
Inoltre, le condizioni di sicurezza di cui parlavano gli organizzatori all’inizio della serata, non sono state verificate dai militari che si sono limitati a parlare con il responsabile (sig. Ventrelli) ed a prenderne le generalità insieme alle nostre. L’unica cosa che io vi posso dire è che, avendo sbirciato dall’esterno, erano presenti in “sala” molti spettatori in piedi che occupavano le corsie laterali, che credo debbano essere riservate al passaggio di tutti e non solo dei disabili.
Ovviamente si è liberi di credere o meno, caro Mimmo Forleo, alle nostre parole, ma questa è la verità!
Questa esperienza ci è comunque servita per capire che d’ora in poi non partiremo più sperando nell’osservanza da parte dei gestori degli usi e delle consuetudini, perchè in effetti si tratta di questo… E nel nostro codice civile se non ricordo male sono anche menzionati e spesso sono l’anticamera di una norma.
E poi, caro Paolo, non chiameremo mai un locale per sapere se hanno riservato una zona per mio fratello, non si tratta di chiamare e chiedere se sono accettati gli animali!!!
Per rispondere a Luisao, abbiamo capito che non abbiamo diritto all’ingresso gratuito ovunque, però non dovrebbero neanche risponderci che comunque è un posto a sedere… Ad uno che vive su una sedia TUTTA SUA sempre!
In conclusione, credo che il mio intervento non porrà fine alla discussione, ma allo stesso tempo credo sia stato doveroso dare un sostegno a mio fratello, anche se forse non ne ha tanto bisogno, visto che ha uno spirito combattivo da sempre che l’accompagna nella sua straordinaria esistenza, fatta di tante rinunce e tante soddisfazioni, tantissimi ingressi omaggi e fin’ora un solo rifiuto… GRAZIE a tutti!
Giovanni, il tuo commento non fa altro che confermare l’impressione che mi aveva spinto a scrivere una prima volta: vanno benissimo la solidarietà e la condanna di ogni possibile discriminazione, ma talvolta, apparentemente in loro nome, si tende ad esagerare coi toni e non ci si cura affatto delle conseguenze alle quali si espone chi viene raffigurato come il “cattivo” di turno.
Atteso che anche tu svolgi un’attività in proprio, non dovrebbe risultarti difficile metterti nei panni di chi, magari ingiustamente, viene fatto oggetto di accuse che potrebbero screditare la sua attività economica ed esporla a significative perdite economiche. Va bene battersi contro ogni forma di discriminazione, ma si dovrebbe anche tener conto che dietro ogni “denuncia” si nasconde una possibile ingiustizia nei confronti del “denunciato”.
Ripeto, io non so quale sia attualmente lo stato infrastrutturale dell’Albatros Club ma, laddove esistano davvero i problemi da te denunciati, non è me che devi provare a convincere bensì chi ha competenza in materia. Fino a quel momento sarà legittimo supporre che l’unico motivo posto ad origine della “denuncia” di Lucio sia stato il disappunto derivante da una richiesta (quella relativa al pagamento di due biglietti) considerata a torto non legittima.
Mimmo Forleo
Caro Giovanni,
mi preme solo correggerti sugli usi e consuetudini quali anticamere di una norma.
La consuetudine, nonché l’uso, possono assurgere al rango di norma giuridica, come tale rilevante anche in sede di applicazione giudiziaria, soltanto in assenza di norme, legislative o regolamentari, che disciplinano una determinata materia.
Non a caso nella c.d. gerarchia delle fonti del diritto gli usi occupano il gradino più basso.
Tecnicamente vuol dire che Leggi e regolamenti possono derogare rispetto agli usi diffusi in una determinata comunità mentre, allo stesso tempo, non può mai accadere il contrario.
Sicuramente il gestore può aver peccato di scarsa sensibilità, trattandosi della richiesta di un solo disabile, o può aver violato la legge non prevedendo le condizioni di accessibilità alla manifestazione.
Quanto all’ingresso, invece, nulla gli si può contestare.
E’ nel suo pieno diritto decidere di non rilasciare alcun ingresso omaggio.
Per inciso, inoltre, anche il vostro comportamento non è esente da censure.
Infatti, consentimelo, non potete presentarvi all’ingresso chiedendo di entrare gratuitamente senza aver preventivamente fatto richiesta in tal senso.
Infatti, se il gestore dovesse acconsentire alla vostra richiesta fatta sul momento, lasciandovi entrare, e non si è preventivamente munito di relativi tagliandi omaggio presso la SIAE rischia di andare incontro a spiacevoli conseguenze.
Con amicizia
Donato Piccoli
Ciao Donato, grazie per il contributo che hai fornito in materia giuridica, purtroppo le mie nozioni sono ferme agli anni della scuola, lontani ormai qualche anno… Del resto mi sa che hai ragione riguardo al rischio che avrebbero corso i gestori riguardo il discorso SIAE, ma secondo me quella sera di eccezioni ne sono state fatte un bel po’, considerando i tanti spettatori in piedi che sicuramente non erano paganti, sfido chiunque a pagare € 46,00 per vedere un concerto in piedi! Un abbraccio